L’ultima moda dei clan: fuochi pirotecnici per salutare la prima volta di un affiliato in carcere

fonte: http://bari.repubblica.it/cronaca di MARA CHIARELLI

Alla sirena dell’auto che lo porta via fa eco, poco più tardi, quello dei fuochi d’artificio. E così, mentre il neofita delle sbarre affronta il suo primo ingresso in cella, la famiglia e il quartiere tutto festeggiano l’evento. Accade a Bari, città dove da tempo, ormai, i botti non sono più un segnale inequivocabile di festa patronale. Molti anni sono trascorsi da quando a testa in su si celebrava il santo patrono della città o dei comuni limitrofi. Uso e costume sempre più affermato, nella società criminale barese, è quello di lanciare fuochi d’artificio in cielo per festeggiare eventi interni ai clan: la comunione della figlia del capo, il matrimonio di famiglia o una scarcerazione importante. E adesso, seguendo una evoluzione a suo modo coerente, anche il primo arresto.

Rappresenta momento di orgoglio, per un certo tipo di cultura malavitosa, finire in carcere per aver portato a termine un’azione, più o meno sensazionale. E come tale va esaltata. La circostanza non è sfuggita a carabinieri e polizia, che tengono sotto controllo le dinamiche dei gruppi criminali, nell’ambito di un sistema di prevenzione radicato sul territorio. L’usanza, raccontano gli investigatori, è ormai condivisa in tutte le zone della città, dal rione Libertà a Bari vecchia. E accomuna, almeno quella, i clan in lotta per il controllo delle attività illecite. Il ‘saluto’ al nuovo detenuto che lascia il quartiere diventa così anche strumento di comunicazione interna al gruppo di appartenenza: una sorta di ‘novità’, come si denifisce in gergo mafioso il passare gli aggiornamenti. Ed è sempre più probabile che il festeggiato in questione sia un minorenne, che con una rapina, un furto, lo spaccio di alcune dosi o, peggio, un fatto di sangue, sancisca ufficialmente il suo ‘ingresso in società’.

A Bari le cronache degli ultimi anni hanno rimandato l’immagine di una città che si muove su due piani: accanto a quello legale, formale, c’è quello dei matrimoni in carrozza, dove a pagare sono proprio i capiclan. O delle piccole spose, lussuosamente agghindate in occasione della loro prima comunione.

E ancora, quello dei servizi fotografici che durano 24 ore, dal risveglio della bambina che riceverà la prima ostia o del quasi diciottenne che si mette in posa al mare, nel camerino di un negozio e appoggiato a una enorme limousine. Su tutto, come una sorta di epilogo dovuto, uno scimmiottare delle usanze da Gomorra, i fuochi d’artificio. Come dire: c’è chi esce dal carcere e c’è chi entra. Ma sia chiaro: il malavitoso in questione non è mai da solo.

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