
A Report la versione del vice di Lerario: «Il governatore dirigeva i lavori» – fonte: Massimiliano Scagliarini – www.lagazzettadelmezzogiorno.it
Come è stato possibile che l’appalto da 9,8 milioni di euro per l’ospedale Covid della Fiera del Levante sia arrivato a costare 25 milioni? Stasera su «Rai3» (21,25) Report mette le mani nello scandalo degli appalti della Protezione civile pugliese gestiti dall’ex dirigente Mario Lerario, provando a rispondere alla stessa domanda intorno a cui ruota anche l’indagine della Procura di Bari: come sono stati spesi i soldi dell’emergenza? A dare la sua versione è Antonio Mercurio, responsabile dell’appalto dell’ospedale, secondo cui i tecnici erano meri esecutori e le scelte sull’appalto provenivano da altri: «Emiliano era sempre lì, quindi era come se era lui il direttore dei lavori. Chiunque mastichi di amministrazione pubblica non può immaginare che lo decida un dirigente o un funzionario. È un indirizzo politico che viene dato. Emiliano già da allora voleva un ospedale più duraturo. Quello di Milano erano due pareti messe nei padiglioni, non erano climatizzati, non erano...».
E dunque dai 9,8 milioni messi a base d’asta per l’ospedale si è arrivati a 23 (che diventano 25 con le spese accessorie). Il tutto sfruttando le procedure di emergenza, le stesse che il nuovo Codice degli appalti ha per certi versi reso ordinarie, ma senza curarsi troppo nemmeno di quelle. «All’inizio – racconta Mercurio ricostruendo come cambiò in due mesi il progetto dell’ospedale – volevano 80 posti, poi sono diventati 155, poi li volevano con i bagni in camera, poi hanno voluto fare la struttura pulita, poi hanno voluto due armadietti per ogni infermiere sennò gli infermieri non venivano, poi hanno voluto la sala mensa per ogni reparto. Lui diceva che non erano corrispondenti agli standard alberghieri. Ma scusa, io ho fatto una struttura di emergenza con strutture e pareti mobili, quelle sono tutte terapie intensive, le persone sono nel letto non possono andare al bagno… Cioè io faccio il bagno in camera. Poi vollero le sale ricreazione, volevano la sala per gli uffici…». E lei tutte le volte firmava, gli chiede il giornalista: «No – è la risposta di Mercurio -, mi faceva la delibera di giunta Emiliano, quello ci dava i soldi e noi facevamo il progetto e poi… non è che… io lo firmavo però la firma mia valeva carta straccia se non me lo firmavano Lerario o Emiliano».
Va detto che gli atti fin qui disponibili (Report ne mostrerà alcuni) raccontano una storia un po’ diversa. La relazione predisposta dalla nuova commissione di collaudo composta da tre funzionari della Regione (Roberto Polieri, Giovanna Netti e Leonardo Panettieri) dice infatti che Lerario e Mercurio non hanno rispettato le procedure del Codice degli appalti. Il valore del contratto, aggiudicato all’Ati Cobar-Item Oxygen per 8,3 milioni (con un ribasso del 12%) è lievitato attraverso cinque ordini di servizio firmati da Mercurio, di cui il più importante (il numero 3) prevedeva altri due milioni di euro per realizzare i bagni e le strutture di supporto «secondo le richieste pervenute dalle strutture ospedaliere». Alla fine si arriva a 17,2 milioni per le sole opere, con un incremento del 104% rispetto al contratto principale (ci sono poi altre forniture affidate sempre alla Cobar che portano il totale a 23 milioni: dispositivi medici per l’ospedale, interventi di completamento, front-office, centro vaccinale).
Mercurio era allo stesso tempo direttore dei lavori e Responsabili unico del procedimento («Un conflitto di interessi solare su cui nessuno ha vigilato», dice Report). Secondo la commissione di collaudo, un aumento dei costi come quello, «superiore al quinto d’obbligo» (il 20% di aumento ritenuto fisiologico), «avrebbe richiesto un’integrazione contrattuale avente natura negoziale autonoma (…) che sarebbe stata soggetta ad autorizzazione dell’amministrazione». Autorizzazione mai pervenuta. Significa che Lerario e Mercurio hanno fatto tutto da soli, ma anche che nessuno in Regione – ricevendo fatture dell’impresa prive di copertura – si è mai posto il problema.
L’ospedale, che occupa tre padiglioni della Fiera del Levante (110mila euro al mese di fitto) è stato chiuso a maggio e andava smontato entro il 31 dicembre. Ma è ancora lì. La Regione a un certo punto aveva ipotizzato di renderlo un ospedale permanente, nonostante la mancanza di autorizzazioni e di compatibilità urbanistica.
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