di CHIARA SPAGNOLO – bari.repubblica.it
La banda dei pannelli agiva in tutto il Salento. Nei campi di Nardò, Salice, Matino e Collepasso sarebbero stati realizzati altri presunti imbrogli che la Procura contesta al colosso del fotovoltaico Global solar found. Dopo il terremoto dell’operazione Black out (che giovedì ha portato le manette per 10 persone e avvisi di garanzia per 14 ), guai arrivano anche dagli uffici giudiziari di Lecce e piombano addosso a cinque uomini, tre dei quali indagati pure a Brindisi.
La maxi truffa sul fotovoltaico, 12 arresti
Reportage/ Così è nata l’inchiesta
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Si tratta di Roberto Saija, Antonio Puliafico e Javiero Romero Ledesma, referenti a vario titolo del Gsf, nonché di altre due persone, ai quali vengono contestate a vario titolo le accuse di tentata truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falso commesso da privato in atto pubblico e falso ideologico commesso da persone esercenti un servizio di pubblica necessità. Gli uomini del Corpo forestale hanno ispezionato, infatti, cinque cantieri leccesi e verificato che i lavori sarebbero proseguiti anche oltre il 30 dicembre 2010, data ultima per accedere agli incentivi del Secondo conto energia del GSE. Mentre a Roma, secondo l’ipotesi accusatoria costruita dal procuratore aggiunto di Lecce Ennio Cillo, venivano inviati documenti e fotografie attestanti la chiusura dei cantieri ma clamorosamente falsi, in Salento i lavori procedevano a pieno ritmo e, per velocizzarne la conclusione, venivano sfruttati centinaia di lavoratori immigrati, mentre i vertici Gsf cercavano di vestire di legalità il proprio operato.
Intercettazioni e verbali di persone informate sui fatti, però, hanno mostrato agli investigatori lo spaccato di una realtà ben diversa. È il caso delle dichiarazioni (contenute nell’ordinanza del gip brindisino Paola Liace) rese dall’ingegnere Francesca Milanesi, responsabile del cantiere di Matino e a conoscenza di quanto accadeva anche a Collepasso: “nei mesi di gennaio e febbraio 2011 sono stati effettuati turni di lavoro massacranti, sia di giorno che di notte, al fine di poter completare gli impianti in vista di ispezioni”. I campi fotovoltaici, all’epoca, avrebbero dovuto essere già completati, pronti per essere messi in funzione. Invece, disse l’ingegnere, “mancava una parte di struttura e di pannelli, oltre alle relative connessioni, so che c’erano molti altri cantieri che a gennaio 2011 non erano completati, di fatto l’unico completato era quello di Torre Santa Susanna”.
Della non corrispondenza tra realtà e documenti la società Gsf, a detta del testimone, era perfettamente consapevole: “Ogni giorno veniva il referente del Gsf, che prendeva cognizione dello stato di avanzamento dei lavori e si lamentava anche dei ritardi”.