di Roberto Morrione
A 15 anni dall’ attentato di Via D’Amelio a Palermo, dove Paolo Borsellino fu ucciso insieme con i suoi agenti di scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Cusina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina, quale eredità è rimasta del magistrato che insieme con Giovanni Falcone portò al più alto livello la lotta dello Stato contro la mafia, fino a pagarne il prezzo con la vita? La risposta richiede lucido realismo e soprattutto onestà, essendo una domanda che investe nodi vitali per la democrazia, il rapporto fra lo Stato e situazioni secolari, sociali e di sviluppo in cui operano le mafie, interessi complessi quali quelli che si affiancano e si integrano con la criminalità organizzata.