Libri, scuole, bed and breakfast. Gli affari di Garofoli, tormento M5s

È vero che, pur di restare alla tavola della politica, ingoierebbero qualunque boccone amaro. Ma gli esordi del governo Draghi, per i grillini, sono una cornucopia di schiaffoni.

Non bastava che, in via XX settembre, Super Mario piazzasse il fedelissimo Daniele Franco. Cioè, l’ex ragioniere dello Stato che, per le resistenze a bollinare il reddito di cittadinanza, si era attirato gli strali di Rocco Casalinoquei pezzi di m… del Mef», sbraitò in un celeberrimo audio il po tavoce di Giuseppe Conte). Non bastava neppure il ministero della Transizione digitale affidato a Vittorio Colao, il manager imposto dal Colle all’ex premier e da questi mal digerito. Ieri, il primo cdm dell’era di Mr Bce ha ratificato la nomina a sottosegretario alla presidenza del Consiglio di Roberto Garofoli. Uno dei boiardi più invisi ai pentastellati, che con il consigliere di Stato fuori ruolo entrarono in rotta di collisione ai tempi dell’esecutivo gialloblù.

Garofoli, allora, era capo di gabinetto del Mef, incarico che aveva ottenuto da Pier Carlo Padoan e che aveva conservato con i governi Renzi e Gentiloni. Nell’autunno 2018, i 5 stelle l’accusarono nientepopodimeno che di essere la «manina» responsabile di aver inserito, nel dl Fiscale, due commi con i quali venivano destinati 84 milioni di euro in tre anni alla «gestione liquidatoria dell’ente strumentale alla Croce rossa italiana». Un «regalo», lamentarono i grillini, che aveva penalizzato il reddito di cittadinanza.

Anche il Fatto Quotidiano partecipò alla campagna stampa contro il superburocrate. Alla sbarra erano finiti i presunti rapporti tra Garofoli e la stessa Croce rossa. Il giornale scoprì che, nel 2017, il commissario liquidatore Patrizia Ravaioli aveva posto fine a un contenzioso sulla proprietà di un immobile nel centro di Molfetta, città d’origine del magistrato. Il cespite era stato ceduto alla Croce rossa da un benefattore, che voleva fosse destinato alla cura dei bimbi down. Invece, esso fu venduto, a un terzo del valore peritato, proprio a Garofoli. Il quale, tre mesi dopo l’affare, l’avrebbe trasformato in bed and breakfast. Da notare che la moglie di Garofoli risulta proprietaria di una società molfettese, Eiden srls, che si occupa di affittare camere.

Il Fatto sostenne poi che alcuni autori delle società editoriali di sua moglie avevano lavorato per il Tesoro. E che uno fosse stato pagato in nero. Le inchieste furono un buco nell’acqua. Il 29 marzo 2020, il foglio di Marco Travaglio pubblicava una smentita, riconoscendo che la famosa «manina» era in realtà quella del ministero della Salute, che aveva chiesto al Mef di destinare alla Croce rossa risorse già stanziate, necessarie a erogare i Tfr per i dipendenti. Smentito, quindi, il legame con la transazione per l’immobile di Molfetta. Smentita la vicenda del pagamento in nero.

Nel frattempo, però, Garofoli si era dimesso. A settembre 2019, con l’arrivo del Conte 2, si era vociferato di un suo ritorno in via XX settembre. E invece è stato Mario Draghi a riportarlo in auge. Ma la nomina del cinquantaquattrenne pugliese, sebbene siano stati chiariti i precedenti, dovrebbe essere indigesta ai grillini. Quelli che storcono il naso per la retrocessione dei propri ministri (escluso Luigi Di Maio), per il supporto a un banchiere e l’alleanza con lo «Psiconano». Garofoli, in fondo, è un preclaro esempio della «casta» delle toghe. Capaci di mettere in piedi un business fatto di intrecci familiari ed editoriali, con il pretesto di formare i futuri magistrati e avvocati.

Il nuovo sottosegretario di Palazzo Chigi è stato condirettore della Treccani Giuridica. Poi le attività editrici di famiglia, gestite dalla moglie, hanno ingranato la marcia giusta e hanno cominciato a pubblicare i suoi manuali da giurista. Il lavoro al Consiglio di Stato non gli ha impedito di coltivare la passione per l’insegnamento. Per le docenze fu autorizzato dalla presidenza della giustizia amministrativa a tenere corsi giuridici post universitari organizzati dalla Corsolexfor srl (direttore scientifico Francesco Caringella, altro magistrato del Consiglio di Stato, nonché scrittore noir). Un’attività collaterale attorno alla quale – coincidenza – sembra ruotare un mondo.

L’epicentro è in via Francesco d’Assisi 51 a Molfetta. Lì ha sede la Corsolexfor, oggi in liquidazione. Allo stesso indirizzo e allo stesso civico c’è un’altra azienda che si occupa di corsi, la Omniaforma sas, il cui socio accomandante è Maria Elena Mancini. Per l’appunto, la consorte di Garofoli. Pure la Omniaforma sas è fresca di cancellazione dai registri della Camera di commercio (15 gennaio 2021). Alla signora Mancini apparteneva anche il 100% della Neldiritto editore srl, la società che pubblicava i manuali di diritto di Garofoli, adottati nei corsi in cui insegnava. Pur avendo sede a Roma, la Neldiritto editore ha la sede operativa a Molfetta, in piazza Margherita di Savoia 18. Valore della produzione: oltre 3 milioni e 600.000 euro.

A questa società è collegata la Neldiritto.it, con la sede al solito indirizzo di via Francesco d’Assisi. Sul sito di Neldiritto editore è inoltre pubblicizzata la rivista Neldiritto.it, registrata al tribunale di Trani. Direttore, manco a dirlo, Maria Elena Mancini. Direttore della rivista mensile Neldiritto è invece lo stesso Garofoli. La Neldiritto.it e la Neldiritto editore gestiscono poi Neldiritto formazione, altra scuola di corsi per gli esami da avvocato, il cui comitato scientifico, fino a non molto tempo fa, secondo Il Giornale, era presieduto da Garofoli. Quello della formazione e dei concorsi, infatti, sembra essere uno dei core business di famiglia, tant’è che la signora Mancini detiene il 100% anche di un’altra società, la Nld concorsi. Una galassia attorno alla quale si è sviluppato un certo mercato.

La preparazione per le selezioni costa molto e permette a chi partecipa di aver maggiori chance. Non tanto perché i ragazzi alla fine siano più «istruiti», ma perché sono più preparati per la traccia giusta – almeno, questo è ciò che fanno intendere gli organizzatori. A tutto ciò si aggiunga che le società che tengono in piedi questa organizzazione portano a casa milioni di euro e, in esse, figurano proprio mogli e amici degli insegnanti dei corsi. In gran parte magistrati. E tra le star di questo mondo, brilla anche Garofoli.

Cari 5 stelle, non avete niente da obiettare?   

fonte: FABIO AMENDOLARA e ALESSANDRO RICO – www.laverita.info

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