
Colpo di scena durante l’udienza di secondo grado, l’ex giudice era già stato condannato a 12 anni perchè in possesso do 200 pezzi tra fucili mitragliatori, fucili a pompa, mitragliette. Ma per la difesa: “era una mania che menomava la sua capacità di autodeterminarsi” – fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it
Per la difesa dell’ex giudice Giuseppe De Benedictis il bisogno di collezionare armi era una mania che menomava la sua capacità di autodeterminarsi. Per l’accusa, invece, una passione ossessiva che non ne alterava però la lucidità. La Corte d’appello di Lecce, dopo una lunga camera di consiglio, ha disposto per l’ex magistrato una perizia psichiatrica, rinviando di diversi mesi quella sentenza che fino a tarda sera sembrava dovesse arrivare a momenti.

Nel processo è imputato anche l’imprenditore andriese Antonio Tannoia. Entrambi in primo grado erano stati condannati a 12 anni e otto mesi di reclusione, con l’accusa di avere detenuto un arsenale da guerra nella villa dell’imprenditore ad Andria. Lì la Squadra mobile di Bari era arrivata nell’aprile di due anni fa, poco dopo che il giudice era stato arrestato per corruzione in atti giudiziari assieme all’avvocato barese Giancarlo Chiariello, con il quale è stato condannato a nove anni ed otto mesi ed è tuttora sotto processo in appello. In una depandance della masseria di Tannoia erano stati trovati oltre 200 pezzi tra fucili mitragliatori, fucili a pompa, mitragliette (tra cui due kalashnikov, due fucili d’assalto AR15, sei mitra pesanti Beretta MG 42, 10 MAB, 3 mitragliette UZI), armi antiche e storiche, pistole, esplosivi, bombe a mano e una mina anticarro, oltre a circa 100mila munizioni.

Quattro di quelle armi sarebbero state consegnate a De Benedictis da alcuni poliziotti della Questura di Bari, protagonisti di un ulteriore fascicolo d’inchiesta aperto dal pm leccese Alessandro Prontera. Nei giorni scorsi a sei poliziotti è stato notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari per i reati, a vario titolo, di falso in atto pubblico, peculato, detenzione e cessione di armi clandestine, aggravati dall’aver agito «nell’esercizio delle funzioni istituzionalmente ricoperte». Stando agli accertamenti effettuati dalla Squadra mobile di Bari, avrebbero falsificato i verbali di rottamazione delle armi e relativa distruzione delle cartucce, dichiarando di aver reso mitragliette e pistole inutilizzabili, ma le avrebbero mantenute integre per poi cederle a De Benedictis.
Rispetto a tali accuse i poliziotti hanno già predisposto memorie difensive da presentare alla Procura, per dimostrare la loro estraneità alle contestazioni. Intanto è stato rinviato il processo principale sulle armi, nell’ambito del quale il sostituto procuratore generale Salvatore Cosentino ha chiesto la conferma delle condanne sia per De Benedictis sia per Tannoia, che è difeso dall’avvocato Mario Malcangi. Quest’ultimo ha chiesto l’assoluzione dall’accusa di porto in luogo pubblico per le armi trovate nella cucina di Tannoia, derubricazione in favoreggiamento reale o ricettazione per il materiale trovato invece nella “cupa” e comunque, concessione delle attenuanti generiche e riduzione della pena.
I difensori di De Benedictis hanno chiesto invece il riconoscimento delle attenuanti generiche e del disturbo psichico, in base a una consulenza psichiatrica di parte (che non era stata presa in considerazione dal giudice di primo grado), riconducibile a un «iper accumulo in un paziente mono maniacale con conseguente grave menomazione della capacità di auto determinarsi». La Corte ha disposto una perizia psichiatrica affidando l’incarico a Serafino De Giorgi, che giurerà il prossimo 14 aprile.