Silenzio granitico in Procura sull’inchiesta per abuso d’ufficio nella quale è indagato il presidente del Tar Antonio Cavallari. Al vaglio c’è il decreto cautelare firmato dal giudice Cavallari che sospendeva l’efficacia della revoca di un appalto bloccato da una comunicazione antimafia della Prefettura. L’appalto è quello della raccolta dei rifiuti di Casarano. A febbraio se lo è aggiudicato la Cogea. Ma il 2 marzo, sulla scorta di un’informativa antimafia, l’aggiudicazione è stata revocata. Da qui il ricorso urgente che, il giorno dopo, il presidente del Tar ha accolto con un decreto monocratico di sospensione del provvedimento comunale fino al 14 marzo, quando si sarebbe riunito il Collegio della Terza sezione per discutere il caso. Alla prima informativa, però, è seguita un’altra interdittiva antimafia. E c’è stata anche una nuova revoca dell’appalto alla Cogea che, di fatto, ha reso inutile l’udienza del 14 marzo.
A quanto pare nell’informativa si faceva riferimento ad una «vicinanza» fra la Cogea e la Geotec Ambiente: avevano lo stesso direttore tecnico. Inoltre la Geotec era già stata colpita da un’interdittiva antimafia perché fra i suoi dipendenti c’era Gianluigi Rosafio, imprenditore di Taurisano, legato al boss ergastolano Giuseppe Scarlino, avendone sposato la figlia.
Le indagini, coordinate dal procuratore Cataldo Motta e condotte dai carabinieri, si starebbero concentrando sull’at t o emesso dal presidente Cavallari benché fosse di competenza della terza sezione e sulla tempistica (poche ore dopo il deposito del ricorso). A caccia di elementi utili all’indagine i carabinieri, su disposizione del magistrato, hanno sequestrato il computer ed acquisito documentazione negli uffici del Tar. Il pc, nel frattempo, è stato restituito. Ed è ragionevole ipotizzare che sia in corso una consulenza tecnica. Intanto sulla scottante inchiesta interviene l’avvocato Pietro Quinto, che assiste la Cogea e che ha presentato il ricorso in base al quale è stato emesso dal presidente del Tar il decreto che è al centro delle indagini: «Ho troppa stima del procuratore Cataldo Motta, della sua competenza e professionalità, per non essere convinto che, acquisiti i chiarimenti e la documentazione del caso, l’indagine sul presidente del Tar possa concludersi velocemente e positivamente. Mi conforta da un lato la conoscenza diretta della vicenda giurisdizionale che ha occasionato l’indagine, e per altro verso il rigore morale del presidente Cavallari e il senso profondo della Istituzione che da decenni ispira la sua attività di magistrato».
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