«Le case popolari in mano ai clan», a Bari scatta la tolleranza zero: vertice in Prefettura sugli sgomberi

L’Arca chiede l’intervento delle forze dell’ordine per liberare gli appartamenti tra Japigia e San Paolo. Il caso della nipote del boss Eugenio Palermiti che ha occupato l’alloggio di un pentito – fonte: www.lagazzettadelmezzogiorno.it

Le occupazioni abusive di alloggi popolari hanno superato il livello di guardia, anche perché sono spesso messe in atto da personaggi appartenenti o comunque contigui alla criminalità organizzata. Ed è per questo che il prefetto di Bari, Francesco Russo, nei giorni scorsi ha presieduto una riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza: al tavolo, allargato ai rappresentanti del Comune e dell’agenzia Arca, è stato deciso di intervenire. Tolleranza zero, partendo proprio dalle situazioni che vedono coinvolti i clan.

L’amministratore unico dell’Arca Puglia Centrale, Piero De Nicolo, ha più volte lanciato l’allarme, da ultimo martedì quando è apparso davanti alla commissione Trasparenza del Comune: a Bari – ha spiegato – ci sono oltre 600 unità occupate illegittimamente, non solo alloggi ma anche locali a volte trasformati in case a volte utilizzati da locali commerciali che li detengono senza titolo. E non si contano più i casi di minacce e di aggressioni nei confronti del personale dell’agenzia Arca da parte di gente che con arroganza pretende interventi cui non ha diritto, e le cui storie a volte vengono rilanciate sui social facendoli passare per vittime.

Un caso eclatante di occupazione abusiva portato al tavolo della Prefettura è quello emerso nell’ambito del’indagine Codice Interno sui rapporti tra mafia e politica a Bari. Riguarda la nipote del boss Eugenio Palermiti, che ha occupato un appartamento popolare in via Caldarola, al quartiere Japigia. La stessa casa che fino a marzo 2020 era abitata da Filippo Cucumazzo, un uomo dei Palermiti recentemente condannato in via definitiva per mafia e nel frattempo diventato collaboratore di giustizia e dunque trasferito con la famiglia in una località protetta: quando i carabinieri sono tornati nell’appartamento, per recuperare alcuni effetti personali del collaboratore, hanno constatato che la casa era stata occupata dalla ventenne Rossanne Palermiti, nipote del Nonno» e all’epoca incinta.

L’ennesima conferma del fatto che i clan siano in grado di gestire gli appartamenti popolari. Un tema su cui, a quanto sembra, la Dda di Bari sta lavorando da mesi, passando al setaccio tutti i procedimenti di sanatoria che potrebbero – questo il sospetto – aver favorito qualcuno vicino ai clan con la complicità di chi avrebbe dovuto controllare. Sul punto De Nicolo e i suoi più stretti collaboratori hanno dimostrato, con i fatti, la sua intransigenza: ha presentato denunce su denunce, segnalando alla magistratura decine di casi sospetti, in alcune circostanze persino veri e propri tentativi di truffa.

Il caso della ventenne Palermiti è eclatante ma non unico. Ci sono almeno altri due casi simili, entrambi relativi a situazioni delicatissime al quartiere San Paolo: anche qui, come a Japigia, l’Arca ha chiesto e ottenuto lo sfratto degli occupanti ed ha chiesto aiuto al Prefetto per l’esecuzione.

Negli atti di Codice Interno sono raccontate numerose vicende che riguardano la zona di Japigia e le case popolari in cui entrano non coloro che sono nelle graduatorie dell’Arca, ma anche chi – «spalleggiato» dai clan – riesce a imporre la legge del più forte.

In una annotazione di servizio i carabinieri raccontano proprio la vicenda della famiglia Cucumazzo attraverso la denuncia della moglie, legittima assegnataria della casa: la famiglia aveva lasciato in casa tutti i mobili, tutte le suppellettili e persino gli elettrodomestici. Quando i carabinieri sono entrati, la nipote del boss ha detto invece che l’appartamento era vuoto e che lei aveva deciso di occuparlo su «consiglio» di alcuni conoscenti che vivono in zona. Quando poi i militari si sono ripresentati sul posto, stavolta con un decreto di perquisizione, la giovane donna ha cambiato versione dei fatti: ha detto di aver trovato i mobili in casa.

Un avvenimento, quello delle occupazioni del clan, raccontato anche da diversi pentiti. Ad esempio Domenico Lavermicocca e Gianfranco Catalano, arrestati nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Walter Rafaschieri: hanno detto di essere fuggiti dal quartiere dopo che si era saputo della loro scelta di collaborare, e che il clan aveva «deciso» di dare ad altri la loro casa popolare.

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