Quando le bombe, e non semplici fuochi d’artificio, esplodono a ritmo di musica

In questa città tutte le ordinanze sindacali, o commissariali, vengono puntualmente disattese. Anche quella del divieto di vendere e/o esplodere fuochi d’artificio quest’anno è da archiviare con un bilancio negativo. Nonostante avessimo lanciato l’allarme, come del resto facciamo ogni anno, le solite piazze d’armi ed altri  particolari quartieri hanno ben figurato nel triste primato dei botti di fine anno.

Residui di “rampe di lancio” sono rimasti anche dopo le 24ore, in Viale dei Crociati, Via Solferino, Via Piccinni, largo Michiello, Piazza Immacolata, via Corrado Salvemini, Molfetta Vecchia, ecc, ecc; ma la piazza d’armi per eccellenza rimane Piazza Paradiso. La sua storia è l’esatto contrario del suo nome perché la notte di Capodanno diventa un inferno. A dicembre ci sono stati sequestri e denunce da parte delle Forze dell’Ordine, ma poca cosa di fronte alla quantità di fuochi esplosi tra Natale e Capodanno. Le novità di quest’anno sono state due; il ritrovamento di varie bombe carta rudimentali inesplose, non solo in Piazza paradiso ma anche in altre zone periferiche della città, e la deflagrazione di strane bombe, sempre in piazza Paradiso. I militari hanno abbandonato il terreno di guerra alle 23.30 circa, come ogni anno, e da quel momento in poi fino alle 02:00 circa, la festa è cominciata.

Quest’anno il ritmo bombarolo era accompagnato da canzoni neomelodiche, con volume a palla, o dal celebre “Cacao Meravigliao”; oltre alle tradizionali batterie a terra, la ciliegina sulla torta è arrivata con una folgorante bomba che ha illuminato tutta la piazza con una deflagrazione che non aveva nulla a che vedere con un fuoco d’artificio, ma molto più simile ad una piccola bomba al “fosforo” o “spezzoni incendiari”, che sono stati ritrovati nelle acque del porto di Molfetta. Invitiamo il Commissario Straordinario a fornire alle Forze dell’Ordine tutti i filmati delle piazze, e zone interessate alle esplosioni, affinché si possa risalire agli autori di queste “esercitazioni dinamitarde”. Ci interessa anche conoscere chi nei retrobottega, o in casa, armeggia con polvere pirica, tritolo o qualche altro materiale esplodente.

Per il resto non vogliamo addentrarci in considerazioni e riflessioni sociologiche, sulla prevenzione, sui servizi sociali che non funzionano o sulla difesa dei beni comuni, perché sono già in tanti ad occupare la piazza.

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