Le barchette dei piccoli pescatori approdano in Procura

http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/foto/28124.jpg

Mentre il Sindaco Azzollini & C. organizzano inutili e costosi Forum sul mare e il Comune di Bari dedica un Monumento ai caduti del bombardamento del Porto di Bari del 2 dicembre 1943, le vittime viventi di quella tragedia decidono di rivolgersi alla Procura di Trani, i dettagli nell’articolo che segue di Lucrezia D’Ambrosio della Gazzetta del Mezzogiorno.

Sarà la magistratura a fare chiarezza su quello che sta accadendo in mare, a Molfetta e nei dintorni. Alla fine della scorsa settimana i soci della cooperativa dei pescatori, per tramite del loro presidente, hanno presentato una denuncia esposto, contro ignoti, in Procura a Trani.
All’inizio della prossima settimana, con una integrazione, depositeranno un dossier fotografico, un documento forte, realizzato con la collaborazione di Paolo De Gennaro, esponente dell’associazione ambientalista «Marevivo» , che attesta ciò che le acque del mare, lungo il litorale molfettese, sono in grado di provocare sulla pelle: bolle che poi esplodono e diventano piaghe dolorose.
Il mare, in qualche modo, consuma, brucia, tutti gli strati di pelle. Sempre a partire dalla prossima settimana, salvo slittamenti di ordine tecnico, i pescatori saranno sottoposti ad un vero e proprio monitoraggio con esami specifici su capelli e unghie con lo scopo di individuare eventuali forme di contaminazione da sostanze tossiconocive.
Specificatamente si cercheranno sostanze chimiche, lewisite innanzitutto, ma anche iprite, proprie delle armi a caricamento speciale di cui i fondali di fronte a Molfetta sono ricchi. L’accelerazione in questa vicenda è legata al fatto che, nonostante l’abbassamento delle temperature, i fenomeni attribuiti alla considerevole presenza di alga tossica non sono scomparsi. Paradossalmente sembrano accentuati.

«Da qualche settimana – confermano i pescatori – l’acqua non è più marrone. L’alga che, come hanno detto gli esperti, dava quella particolare colorazione al mare, non c'è più, anche perché fa freddo. Invece i problemi per noi continuano. Sono anche più evidenti ».
Nel corso dell’ultima settimana i pescatori sono stati costretti a ricorrere a cure mediche palliative. In Pronto soccorso, a Molfetta, sono stati curati con cortisone. Ma è servito a poco. Anzi, non è servito a nulla. Nonostante, in seguito a consiglio dei medici, abbiano evitato di tornare al lavoro, le bolle hanno continuato a presentarsi. Le piaghe si sono aperte. La pelle, in alcuni tratti, sul dorso, sul palmo delle mani, negli spazi interdigitali, sulle dita è scomparsa come se le mani fossero state immerse in un acido. Ma così non è stato. Ha fatto tutto il mare che, almeno fino al mese scorso, era testimone di una straordinaria fioritura di ostreopsis ovata che, se ancora presente anche se insolitamente incolore, si sarebbe evoluta persistendo anche a temperature basse, non propriamente tropicali. Il problema è molto più esteso di quello che può sembrare. Accanto ai pescatori regolari, quelli muniti di licenza, ci sono pescatori occasionali che presentano gli stessi sintomi: le loro mani (il resto del corpo è integro perché è coperto dagli abiti durante le operazioni di pesca) sono coperte da piaghe.
I pescatori e gli anziani lupi di mare fanno fatica ad ammetterlo, anche perché il solo pensiero fa paura, ma molti temono che in mare siano finiti, sia pure in misura minima (comunque sufficiente per creare danni alla salute degli operatori del mare) aggressivi chimici contenuti negli ordigni.

LE TESTIMONIANZE: NON PUO' ESSERE L'ALGA TOSSICA

http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/foto/28126.jpg

Il più giovane tra loro ha vent'anni. Il pescatore anziano non raggiunge neppure i cinquanta. Quando, proprio come accade in questi giorni, non sono al lavoro, si ritrovano tutti nella sede della loro cooperativa, in via San Domenico, di fronte alla banchina del porto. A destra si vede la capitaneria, a sinistra il faro, il molo pennello, la diga Salvucci, il mare aperto.
«Questo locale – spiegano – ospita la nostra cooperativa dal 1894. Ogni pietra è stata testimone di un pezzo di storia, vabbè i locali sono umidi, ma noi siamo legati a questa sede, proprio come siamo legati al nostro lavoro. All’inizio davanti alla sede c'era il mare, sul soffitto c'era un gancio e si tiravano le barchette quando c'era cattivo tempo. Adesso c'è la strada e per arrivare alla banchina ci sono alcune decine di metri. Ma questa resta casa nostra». Superati i convenevoli i toni cambiano.

«Guardate le nostre mani – dicono – non possiamo andare avanti così. Qualcuno ci deve dire cosa sta accadendo al nostro mare. Se è tutta colpa dell’alga tossica tropicale, allora bisogna trovare una soluzione perché se oggi fa male a noi che peschiamo, domani potrà fare male a chi va in spiaggia. Queste piaghe – aggiungono – fanno male. Siamo imbottiti di cortisone ma non è sufficiente. Il dolore è intenso». E via a mostrare le piaghe. «Sono stato al pronto soccorso il 2 dicembre scorso. Ho il referto. Mi hanno fatto una iniezione e mi hanno dato alcuni giorni di convalescenza. Speravo di aver superato la crisi. Invece si è aperta un’altra piaga». Poi sembra una gara. Tutti vogliono dire la loro. Portare la loro testimonianza. “L'altro giorno qualcuno mi ha suggerito di cambiare mestiere per evitare altri danni alla mia salute. Ma questa non è una soluzione è una fuga. Io non cambio mestiere”. E poi. «Tra qualche ora ci visiterà il medico di un patronato legato ad un sindacato. Poi chiederemo ad alcuni specialisti di analizzare le nostre ferite. Speriamo di trovare una soluzione. Ci auspicavamo tutti che, con l’arrivo del freddo finisse questa storia, avevamo sperato che fosse un problema momentaneo. Non è così. Per questo crediamo che anche la politica, i nostri amministratori a tutti i livelli debbano interessarsi a quello che sta accadendo. Ci rivolgeremo al ministero se occorre. Noi non ci fermiamo. Non siamo visionari».

2 Risposte a “Le barchette dei piccoli pescatori approdano in Procura”

I commenti sono chiusi.

Utilizzando il sito o eseguendo lo scroll della pagina accetti l'utilizzo dei cookie della piattaforma. Maggiori Informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo. Altervista Advertising (Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.) Altervista Advertising è un servizio di advertising fornito da Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. Dati Personali raccolti: Cookie e varie tipologie di Dati secondo quanto specificato dalla privacy policy del servizio. Luogo del trattamento: Italia – Privacy Policy: https://www.iubenda.com/privacy-policy/8258859 Altervista Platform (Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.) Altervista Platform è una piattaforma fornita da Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. che consente al Titolare di sviluppare, far funzionare ed ospitare questa Applicazione. Dati Personali raccolti: Cookie e varie tipologie di Dati secondo quanto specificato dalla privacy policy del servizio. Luogo del trattamento: Italia – Privacy Policy: https://www.iubenda.com/privacy-policy/8258716

Chiudi