E’ il porto calabrese di Gioia Tauro quello nel quale transiteranno le armi chimiche provenienti dalla Siria. Annunciata dal capo dell’Opac (l’Organizzazione per la proibizione delle Armi Chimiche), Ahmet Uzumcu, la conferma dell’operazione è stata data dal ministro dei Trasporti Maurizio Lupi alle Commissioni riunite Affari esteri e Difesa di Camera e Senato. Il transito del primo carico, a bordo di una nave danese, di sostanze chimiche letali dovrebbe avvenire tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio, e non richiedere più di 48 ore. Il diplomatico turco ha assicurato che “E’ stata presa ogni misura possibile per un trasferimento sicuro: i rischi sono molto evidenti e abbiamo preso tutte le misure per ridurli al minimo”.
“Si tratta della più importante operazione di disarmo degli ultimi 10 anni, più importante di quella che sta avvenendo in Libia”, ha detto il ministro degli Esteri Emma Bonino.
ARMI CHIMICHE SIRIANE: LA SCHEDA
Ma il sindaco di Gioia Tauro non ne sapeva nulla. “Non mi avevano informato. Mettono a repentaglio la mia vita. Se succede qualcosa la popolazione mi viene a prendere con un forcone”, ha affermato Renato Bellofiore. “E’ gravissimo, forse il ministro Bonino non sa cos’è la democrazia. E’ la solita scelta calata dall’alto. Siamo considerati una popolazione di serie B. Tra l’altro, qui non c’è un’ospedale attrezzato”. Preoccupato anche Domenico Madaffari, sindaco di San Ferdinando, il comune in cui ricade il 75% del porto, tutte le banchine: “Stiamo valutando di emettere un’ordinanza per chiudere il porto”, ha detto.
Più tranquillo il segretario nazionale del Sul, il sindacato dei portuali di Gioia Tauro, Antonino Pronestì: “Se ci saranno certezze sulle condizioni di sicurezza sul lavoro si può anche fare”. “Non diciamo di no a prescindere – ha continuato ancora Pronestì – ma vogliamo avere certezze sulla sicurezza per i lavoratori”. E secondo la Contiship, società concessionaria del terminal container di Gioia Tauro, le condizioni ci sono: “Non conosciamo ancora i dettagli dell’operazione, ma possiamo garantire che sarà svolta sulla base dei massimi requisiti di sicurezza e con tutte le prescrizioni che verranno elaborate dagli organi preposti”, hanno dichiarato all’Ansa.
Fonti del governo precisano che a Gioia Tauro verranno scaricate 560 tonnellate di agenti chimici, trasportate da quattro navi danesi e norvegesi scortate da navi cinesi e russe. Ma fanno notare che ogni giorno nei porti italiani vengono movimentate 2000 tonnellate di agenti chimici della stessa pericolosità e che lo scalo calabrese è attrezzato per la gestione di questi carichi che effettua ogni giorno.
Le armi chimiche siriane da distruggere non sono ancora tutte consegnate all’Onu, per ora a bordo della nave danese sono depositate solo 16 delle 560 tonnellate di agenti chimici previsti nell’accordo. Il carico verrà trasbordato sulla nave americana Cape Ray nel porto di Gioia Tauro, ma senza mai sbarcare sul suolo italiano. A dicembre, come diversi altri paesi, l’Italia aveva offerto un suo porto per il trasbordo in base agli accordi statuiti sotto l’egida dell’Opac, che per il suo lavoro ha vinto il Premio Nobel per la pace. Intervistata da Rainews24 il 18 dicembre, il ministro degli Esteri Emma Boninoaveva detto: “Mi auguro che non si faranno polemiche per degli impegni internazionali che il Paese si deve assumere, e che le forze politiche si comportino con il necessario decoro”.
I dettagli del piano sono stati illustrati oggi dal diplomatico turco, insieme ai ministri degli Esteri, Emma Bonino, e dei Trasporti, Maurizio Lupi. Più in generale, Uzumcu ha anche già ammesso che la rimozione e la distruzione delle armi chimiche procede a rilento: la maggior parte delle sostanze chimiche pericolose dell’arsenale siriano non sarà concluso prima della fine di giugno perché sul terreno infuriano i combattimenti e questo rallenta il processo di consegna.
Originariamente era previsto che la distruzione delle sostanze chimiche ‘primarie’ – sostanze come l’iprite, il sarin e il gas nervino VX – fosse completato entro fine marzo, ma la guerra civile innanzitutto, oltrechè il cattivo tempo e la burocrazia hanno rallentato i tempi. Uzumcu ha spiegato che sono in corso negoziati per arrivare a “tregue temporanee”, ma ha anche ammesso che finora sono arrivate nel porto di Latakia, ultima tappa in territorio siriano, solo 16 delle 560 tonnellate di sostanze chimiche primarie previste.
La Siria ha un magazzino totale dichiarato di 1.290 tonnellate tra armi, sostanze e precursori. Mercoledì, tra l’altro, il regime siriano ha denunciato l’attacco a due siti e oggi Uzumcu si è detto preoccupato dell’ipotesi che l’eventualità si ripeta: “Sarebbe preoccupante che ci fosse tentativi di accaparrarsi di quei prodotti chimici: non credo sia nell’interesse di nessuno”.
La successiva distruzione a bordo della nave americana Cape Ray avverrà in acque internazionali mediante un procedimento di idrolisi, i residui verranno trasferiti all’estero per essere convertiti in sostanze utilizzabili dall’industria chimica e non ci saranno sversamenti in mare di nessun tipo in quanto tutti gli agenti verranno trattati all’interno di un ciclo chiuso supervisionato dalle Nazioni Unite. Fonti del governo britannico hanno riferito alla Reuters che lo stoccaggio finale del materiale residuo sarà effettuato dall’azienda francese VeoliaEnvironnement, e avverrà nell’inceneritore di Ellesmere Port nel Cheshire, Inghilterra.
Opac preoccupata. Il regime siriano ha notificato all’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche attacchi dei ribelli a due depositi. E’ stato il direttore dell’Opac ad affermarlo nel corso di una conversazione con i giornalisti avvenuta a Roma, dove Ahmet Uzumcu sarà ascoltato dal Parlamento. “Sarebbe preoccupante se qualcuno tentasse di prendere possesso di quei materiali”, ha spiegato Uzumcu, che ha sottolineato il fatto che sono in corso trattative per una “tregua temporanea” che consenta l’arrivo dei convogli con le armi nel porto siriano di Latakia.
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