
Sono alcuni dei dati diffusi dalla Cgil emersi dal report 2022 redatto dall’Inl, ispettorato nazionale del lavoro, assieme a Inps e Inail – fonte: Gennaro Totorizzo: bari.repubblica.it
In Puglia, la percentuale di imprese risultate non in regola durante le ispezioni è del 60%. Con picchi del 74 % nelle attività di ristorazione e dell’accoglienza. Sono alcuni dei dati diffusi dalla Cgil che emergono dal report 2022 (ma riferito allo scorso anno) sull’attività ispettiva nazionale per la vigilanza e la tutela del lavoro pulito e regolare redatto dall’Inl, ispettorato nazionale del lavoro, assieme a Inps e Inail.
“Sono dati assolutamente preoccupanti ma purtroppo non sorprendenti – commenta il segretario generale Cgil Puglia, Pino Gesmundo – si conferma un mondo del lavoro in questa regione compresso, da un lato, da bassi salari e precarietà a causa delle norme che regolano il mercato del lavoro e per la struttura produttiva prevalente in Puglia, dall’altro, dal continuo ricorso a forme di lavoro illegale sul piano contributivo, fiscale e contrattuale che impoverisce il lavoratore così come l’intera collettività“.
Nel 2021, a livello nazionale, su 84mila ispezioni è stato attestato un 69 per cento di irregolarità e oltre 1 miliardo di contributi evasi. Tra i lavoratori irregolari quelli completamente a nero sono stati il 26 per cento. Se si guarda alla Puglia, però, la percentuale sale al 41 per cento (su 4.915 lavoratori irregolari, 2.005 erano impiegati completamente a nero, oltre un terzo in agricoltura). La percentuale di imprese risultate non in regola è del 60 per cento, mentre il 62 per cento se si considerano le cooperative di lavoro. Questo su 7.034 ispezioni: 3.157 nel terziario, 1.934 in edilizia, 1.288 in agricoltura e 655 nell’industria. Nella classifica delle irregolarità al primo posto pugliese si piazza l’edilizia con il 66,28 per cento, poi il terziario con il 61,55 per cento, l’industria con il 60 per cento e infine l’agricoltura con il 48,5 per cento.
“Più interessante la lettura dei dati attraverso i codici Ateco – continua il segretario Gesmundo – Per esempio il settore di attività relativo ad alloggi e ristorazione, per intenderci quelli direttamente connessi al turismo in Puglia e che lamentava mancanza di mano d’opera, ha registrato tassi di irregolarità del 74 per cento. Viene il sospetto che non trovavano giovani da sfruttare, più che professionisti della ristorazione o dell’accoglienza. Così come altissime sono le percentuali di irregolarità nel settore estrattivo, nelle attività artistiche e di intrattenimento, nelle attività immobiliari, nel trasporto e magazzinaggio. Anche nella sanità e nell’assistenza sociale, settore delicato che soprattutto durante la pandemia è stato messo sotto pressione e che ha evidentemente abusato di lavoro irregolare”.