L’Arpa dice che l’alga tossica non c’è, ma i molfettesi sono a letto con la febbre

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C’è qualcosa che non convince nei dati dell’Arpa Puglia sulla presenza di tossine di Ostreopsis ovata nei campioni prevelati sul nostro unico sito costiero della “Prima Cala”. 
A fine agosto l’Arpa ha pubblicato sul proprio sito i dati del monitoraggio fino alla prima quindicina del mese e la presenza dell’alga tossica a Molfetta quest’anno è stata pari a “0” assoluto fino al 31 luglio e di sole 300 cellule/litro di densità (acqua fondo) nella 1a quindicina di agosto.

Viene spontaneo pensare che il dato potrebbe essere errato, o che il prelievo non è stato eseguito in modo scientificamente e tecnicamente corretto, oppure i malesseri che anche quest’anno hanno interessato centinaia di bagnanti non hanno nulla a che fare con le tossine di “Ostreopsis ovata”. Tra le altre cose non abbiamo mai conosciuto le date in cui i prelievi sono stati eseguiti.

L’anno scorso avevamo 1.660 cellule/litro nella 2a quindicina di giugno, 11.840 nella 1a di luglio, 360 nella 2a di luglio, poi 162.800 nella 1a di agosto e 1.047.200 nella 2a di agosto, fino a schizzare a 1.320.000 della 1a di settembre.

Non possiamo confrontare questi dati con quelli del 2008, perchè l’unico sito di Molfetta (Prima Cala) è stato inserito nel 2009, però abbiamo il valore del monitoraggio più vicino a noi, quello di Giovinazzo-Riva del Sole, che riportava un valore altissimo pari a 5.000.000 cellulle/litro dell’8 agosto 2008.

Ci sembra che le informazioni rilasciate dal Ministero della Salute e dall’Arpa stessa non reggano più rispetto ai dati registrati questa estate.
Dicono che i fattori ambientali che facilitano la proliferazione dell’Ostreopsis ovata sono “le alte temperature, le condizioni di irraggiamento favorevoli, mare calmo per un periodo di tempo superiore a 10-15 giorni”; ebbene, se i dati dell’Arpa che hanno riguardato Molfetta, nel periodo luglio e agosto 2010, sono stati di 300 cel/litro  rispetto ai milioni di cell/litro degli altri anni come si spiegano i casi di intossicazione registrati quest’anno pur non avendo avuto temperature molto alte come negli anni precedenti? E se è vero, come dice l’Arpa, che i malesseri per i bagnanti (riniti, faringiti, laringiti, bronchiti, febbre, dermatiti, congiuntiviti) si registrano in concomitanza di elevate concentrazioni di Ostreopsis nelle acque e sui fondali, e soprattutto dopo mareggiate, come mai quest’anno a Molfetta i casi di intossicazione ci sono stati pur avendo avuto una così bassa concentrazione di tossine e i malesseri si sono riscontrati anche nelle giornate di mare calmo?

Forse non regge più neanche la favola che ci hanno raccontato sull’origine dell’Ostreopsis ovata, probabilmente introdotta accidentalmente in Mediterraneo per mezzo delle acque di zavorra delle navi provenienti dai mari tropicali.

Se così fosse non si spiegherebbe la presenza di un’altra alga tossica “ Plankthotrix rubescens”  che sta tingendo di rosso, non il mare, ma un piccolo e affascinante lago in provincia di Viterbo: il Lago di Vico.
L’acqua di questo bacino, infatti, si è tinta di rosso per la presenza dell’alga Planktothrix rubescens, altamente tossica.
Il lago di Vico sorge tra due comuni, quello di Ronciglione e quello di Caprarola, un posto incantevole, se non fosse che da una parte del lago si trova il centro chimico militare Chemical City, un vecchio sito di produzione e stoccaggio di armi chimiche (antrace, iprite, virus, batteri, ecc)  voluto, alla metà degli anni ‘20, nientemeno che da Mussolini.

La Chemical City era una delle grandi fabbriche di armi chimiche, e la zona del lago di Vico non è mai stata bonificata. Semplici coincidenze o qualcosa che andrebbe approfondito?
Lo stesso approfondimento lo chiediamo per Molfetta da oltre due anni, perchè non ci sembra una semplice coincidenza che la nascita dell’alga tossica nel nostro mare risalga al 2000-2001 proprio quando l’ex ICRAM  divulgava il suo primo rapporto sulla presenza al largo di Molfetta di ordigni bellici a caricamento chimico che, ormai corrosi dal tempo, stavano rilasciando in mare il loro contenuto tossico.

Abbiamo chiesto più volte al nostro Sindaco Azzollini e alle autorità preposte di monitorare le acque antistanti l’ex opificio di sconfezionamento di ordigni bellici, Torre Gavetone, non per conoscere se ci sono “coliformi o enterococchi”, ma per sapere se ci sono tossine di alga tossica o altre sostanze chimiche fuoriuscite dagli ordigni ancora presenti in quella zona dove quotidianamente centinaia di cittadini si bagnano.
Ricordiamo che  quasi un anno fa in una conferenza pubblica tenutasi a Molfetta illustri rappresentanti dello Stato, militari e ricercatori, hanno dichiarato che sono stati intercettati circa 170 ordigni ancora presenti nelle acque antistanti Torre Gavetone al confine tra Molfetta e Giovinazzo a non oltre 50 metri dalla riva.

Tenuto conto della situazione noi riteniamo che le omissini fino ad oggi registrate da parte del Sindaco e di altre autorità possano rappresentare una concreta prova di colpevolezza qualora anche un solo cittadino dovesse subire danni biologici o gravi malattie dovute al contagio di sostanze tossiche presenti nelle nostre acque marine.
Pertanto noi continueremo a fare opera di controinformazione in attesa che dal Palazzo di Città giungano delle risposte convincenti sullo stato di salute del nostro mare.

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