di Ivan Cimmarusti – Barisera
Non ci sarebbe solo “il comitato d’affari ‘Quintavalle’ ” a condizionare gli esiti della giustizia tributaria a favore dei contribuenti che non pagavano le tasse. Ci sarebbero più “comitati d’affari” paralleli, uno dei quali all’interno dell’Agenzia dell’Entrate, che altererebbe la normale funzione dell’Ente. Un gruppo che indirizzerebbe i contribuenti ‘inguagliati’ verso un “sistema alternativo, che consentiva di operare in favore dei privati sovvertendo o mitigando gli esiti delle verifiche fiscali innanzi alle Commissioni tributarie”.
Questo emerge dalle 638 pagine della richiesta di applicazione di misura cautelare nell’inchiesta ‘Gibbanza’, che ha portato all’arresto di 17 professionisti (quattro dei quali in carcere, gli altri ai domiciliari) per compravendita di sentenze alla Commissione tributaria regionale.
Per il pm Isabella Ginefra, infatti, “esistono e operano in modo sistematico ed intenso comitati d’affari ai quali aderiscono giudici tributari, dipendenti pubblici, e professionisti e che hanno ad oggetto proprio l’asservimento della funzione giudiziaria agli interessi privati dei soggetti coinvolti (…)
Tuttavia – continua il pm nella richiesta – Le indagini svolte hanno avuto ad oggetto esclusivamente il comitato d’affari ‘Quintavalle’ ”.
L’incartamento giudiziario, comunque, è integralmente dedicato al “comitato d’affari ‘Quintavalle’ ”, anche se fonti investigative rivelano che esistono più stralci dell’inchiesta.
Il presunto ‘comitato’ nell’Agenzia delle Entrate
Secondo gli accertamenti del pm e delle Fiamme gialle, “emergeva che in alcuni casi veniva emesso da funzionari compiacenti dell’Agenzia delle Entrate un atto volutamente viziato in modo che ci fosse spazio per l’annullamento (…)”. C’era, dunque, chi nell’Agenzia indirizzava i contribuenti che non pagavano le tasse verso “un sistema alternativo”. E’ il caso, per l’appunto, del funzionario Giuseppe Abbatescianni, che avrebbe consigliato al commercialista-giudice tributario, Franco Ferrigni, di utilizzare un ‘meccanismo’ ignoto ai comuni mortali.
La vicenda Ferrigni-Abbatescianni è parecchio interessante, perché mostrerebbe l’esistenza di un “comitato d’affari” parallelo a quello di Quintavalle.
Ferrigni, infatti, non è un commercialista qualunque. E’ il vice presidente della 22esima sezione della Commissione tributaria provinciale di Bari e quando faceva solo il commercialista, “aveva curato – sottolinea il pm nella richiesta- gli interessi della Ccb srl (sottoposta a verifica fiscale della Gdf in cui era emersa una evasione di 184mila 255 euro tra il 2003 e 2004, ndr)”, rappresentata da Francesco Barile, 28 anni.
Secondo il pm, Ferrigni contatta il funzionario dell’Agenzia “affinché per la società Ccb srl fosse emessa una proposta di accertamento con adesione (l’accertamento con adesione permette di patteggiare l’imponibile e di ottenere uno ‘sconto’ sulle sanzioni, ndr)”.
Ma il problema, secondo il funzionario dell’Agenzia Abbatescianni, non è risolvibile alle Entrate. Sarebbe stata, secondo lo stesso funzionario, “la direzione” a dirlo. Per gli investigatori, la direzione altro non è che “il dottor Antonio Miani, cui competono poteri decisionali sulla pratica di contaddittorio/contenzioso facilmente curata dallo stesso Abbatescianni”. Secondo quest’ultimo, infatti, “non si può non riconoscere l’operato della Guardia di finanza (che ha fatto l’accertamento fiscale sulla Ccb srl, ndr) e pertanto…non…è in questa sede (l’Agenzia dell’Entrate, ndr) che…”.
Secondo la Gdf, Abbatescianni, consiglia a Ferrigni di andare direttamente in Commissione tributaria provinciale. I due, inoltre, commentano il perché il dottor Miani avrebbe negato di risolvere la questione direttamente all’Agenzia dell’Entrate. Secondo il pm, infatti, “Abbatescianni (…) aggiungeva che lo stesso (Miani) sarebbe andato via alla fine di quel mese e che pertanto disdegnava ‘complicanze’”. Intenzione avvalorata dallo stesso Ferrigni, che afferma “non lo farei neanche io al suo posto mo’ onestamente!…”.
Il 15 giugno 2009 la 22esima Commissione tributaria provinciale prende la decisione che, chiaramente, risulta sfavorevole all’Amministrazione finanziaria.
Il collegio composto da Ferrigni, Andrea Sasso e Luigi Lorusso dà “esito sfavorevole all’ufficio”.