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Foto: © Manuela Rana
Un processo in cui non si escludono colpi di scena, quello nei confronti di un carabiniere accusato dalla procura di Trani di peculato e falso.
I fatti contestati dal pubblico ministero Antonio Savasta risalgono al 2006, quando il militare era in servizio a Molfetta (attualmente è operativo in altra sede). Quell’anno, il Nucleo operativo della Compagnia di Molfetta riuscì a recuperare dei capi di abbigliamento sottratti a un negozio del centro. In seguito, parte della merce recuperata fu ritrovata da agenti di Polizia nell’abitazione del sottufficiale.
Nel procedimento è anche coinvolta sua moglie, accusata del reato di ricettazione.
E proprio del rapporto tra i due si è discusso nell’udienza di venerdì. In aula sono comparsi i testi della difesa dell’imputato, sostenuta dall’avvocato Maurizio Masellis. Hanno deposto due marescialli, ex colleghi. Dall’esame dei testi sono emersi dissapori all’interno della coppia, che spinsero il sottufficiale ad allontanarsi da casa e alloggiare in caserma. Ed è stata descritta la dinamica dell’operazione che portò al ritrovamento della merce rubata.
A precisa domanda del suo legale, il militare ha affermato di non aver mai sottratto capi di abbigliamento, né di averli portati nella sua abitazione.
È molto probabile che su quest’ultimo aspetto si tornerà nella prossima udienza, fissata l’11 aprile.