
E’ durata oltre tre anni la gestazione di un disastro ambientale annunciato che si è concluso con l’abbattimento dei pini in via Don Minzoni. Una storia tipicamente molfettese in cui tutti rivendicano di aver ragione e nessuno ammette di aver torto. Anche nella ricostruzione dei fatti del Prof. Lorenzo Pisani, presentata nel mese di ottobre sul mensile l’Altra Molfetta, manca qualcosa.
Non ci sono dubbi sulle mancanze dell’amministrazione comunale nell’aver pensato e progettato l’intervento di qualificazione del parco di levante, e della vicina Via Don Minzoni, senza aver programmato un corretto processo partecipativo, sia nei tempi che nei modi. Ma si sa, che la democrazia partecipata è sempre difficile da realizzare, sia a destra che a sinistra.
In questa storia le responsabilità sono plurime, da quelle scontate di chi governa a quelle di chi è all’opposizione. In una comunità le opposizioni, con le antenne bene drizzate e organizzate, potrebbero anche “governare” nel senso che potrebbero sconvolgere le pianificazioni della maggioranza. Il tutto dovrebbe avvenire, però, nella tempistica che i progetti stessi prevedono, in particolare quelli finanziati dal PNRR. Questo comporta molto studio e dedizione all’approfondimento.
In questo articolo si tenterà, con obiettività, la ricostruzione storica del progetto, dando nome e cognome a tutti i protagonisti con le relative responsabilità politiche.
La storia
Tutto comincia il 25 febbraio del 2021. Alle ore 10:00, l’ex assessore ai lavori pubblici, Antonio Ancona, l’ex assessore ai finanziamenti regionali, Gabriella Azzollini e i tecnici comunali incontrano, quasi fugacemente, uno sparuto numero di cittadini e giornalisti all’ingresso del parco di Levante (forse neanche il numero delle dita delle mani). L’incontro aveva il duplice scopo di illustrare il progetto di fattibilità, finalizzato alla riqualificazione del parco e della vicina Via Don Minzoni, e raccogliere eventuali suggerimenti della cittadinanza, che a quell’ora aveva ben altro da fare. Tutto avviene nello stile tipico della falsa partecipazione dal basso e per di più in tempo di Covid.
In quell’occasione l’assessore ai finanziamenti regionali, Gabriella Azzollini dichiarò che il progetto avrebbe coinvolto anche la vicina via Don Minzoni con “importanti modifiche”, con la creazione di un parco lineare al servizio degli amanti dello sport e dei residenti, e un collegamento con le piste ciclabili. Il progetto prevedeva sin da allora l’abbattimento dei pini per “motivi di sicurezza”.

Dopo pochi giorni da quella pseudo “conferenza stampa”, il 4 marzo 2021, il progetto di fattibilità tecnico-economica di “riqualificazione e rifunzionalizzazione del Parco di Levante e di Via Don Minzoni”, fu approvato con Deliberazione di Giunta Comunale n. 24, per un importo complessivo di € 2.350.000,00, dove viene confermata l’eradicazione dei pini. Quindi, già in quei giorni si sapeva della condanna a morte dei pini, e lo sapevano sicuramente l’ass. Gabriella Azzollini e, indirettamente l’ass. Pietro Mastropasqua, allora entrambi in Giunta e dal 2022 all’opposizione. Volendo essere ancora più esaustivi, il 22 luglio 2021 sulla pagina istituzionale del Comune di Molfetta fu pubblicato un comunicato stampa con cui si annunciava, ufficialmente, il finanziamento del progetto indicando il link per leggere la delibera di Giunta n. 24/2021. Con l’approvazione della Città Metropolitana e l’approvazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, con decreto n. 383 del 07/10/2021, l’iter del procedimento continua prevedendo anche il collaudo dell’opera entro il 31/03/2026.
Da questo momento in poi, tra numerose delibere di Giunta e Determinazioni Dirigenziali, rimpasti di Giunta ed elezioni comunali del 2022, si giunge alla determinazione n. 760 del 15/6/2023 con cui viene indetta la procedura di gara che viene svolta dalla Città Metropolitana, delegata come stazione appaltante qualificata per gli appalti PNRR. Con successiva Determinazione Dirigenziale n. 1285 del 25.09.2023, sono stati aggiudicati i lavori in favore dell’operatore economico ITALIASCAVI ED ECOLOGIA.
La condanna a morte dei pini
Da allora, quindi, è già arcinoto il triste destino dei pini in via Don Minzoni. La relazione tecnico descrittiva del tecnico incaricato arch. Ficele Alberto Maria descrive in tre punti la situazione di fatto degli alberi. 1) Le radici hanno uno sviluppo devastante per i marciapiedi presenti e futuri e i numerosi tentativi di porre rimedio sono risultati vani in quanto la superficie agricola della stessa aiuola risulta insufficiente a contenere il loro accrescimento peraltro necessario per garantire stabilità alla pianta stessa in fase di crescita. 2) Non c’è tecnologia che dia garanzia di successo per contenere l’espansione delle radici di alberi che non avrebbero dovuto essere piantumati in aiuole cosi strette. L’ipotesi di incamiciare le superfici interessate dalle radici con soluzioni di terreno strutturale, per impedire che riaffiorassero, è stata scartata perché valutata onerosa e senza la garanzia di poter essere un intervento risolutorio. 3) La cattiva e scarsa manutenzione nel corso degli anni ha predisposto le piante a crescere con diramazioni di rami rispetto al fusto che con il tempo si sono rese pericolose in quanto facili a distaccarsi per rottura sollecitata dal vento, costituendo elemento di alta pericolosità per il passante.
Ad ulteriore conferma di queste valutazioni tecniche, e della grande difficoltà degli interventi tesi a limitare lo sviluppo radicale dei pini, è il caso di ricordare che l’Amministrazione Comunale ha eseguito già due interventi in tal senso; il primo, risalente a circa 20 anni addietro, consistente nella realizzazione di scavi in sede stradale ed apposizione di barriere anti-radice; il secondo, circa 10 anni fa, nell’ambito di lavori di manutenzione stradale eseguiti dalla Multiservizi, consistente nella realizzazione di una sottile piattaforma in calcestruzzo sotto il manto di asfalto. Entrambi gli interventi hanno avuto risultati che nel tempo sono stati del tutto inefficaci, come era ben visibile fino a qualche settimana fa.
Queste le dichiarazioni dell’amministrazione. Purtroppo, bisogna ammettere che vi è stato un errore all’origine della realizzazione, decenni orsono, del viale alberato di via Don Minzoni, sia nella scelta della tipologia di alberi che nella modalità di posa.
Infatti tutti gli esperti del settore sconsigliano l’uso dei pini come alberature stradali, soprattutto nelle aiuole spartitraffico. Poi se il terreno sottostante è scarso le radici, invece che svilupparsi in profondità, trovando la roccia si sviluppano in orizzontale sollevando marciapiedi e manto stradale.
La falsa partecipazione
Insomma la situazione dell’alberatura di via Don Minzoni e la loro sorte è chiara e ben nota dal 25 febbraio 2021 fino all’aggiudicazione dei lavori nel settembre 2023.
Prima della consegna dei lavori alla ditta vincitrice della gara d’appalto in data 2 febbraio 2024, si è tenuto presso l’Università Popolare Molfettese un incontro pubblico nel quale l’assessore ai lavori pubblici Nicola Piergiovanni illustra, tra le altre cose, anche il progetto di via Don Minzoni.
A seguire, in data 28 febbraio 2024, si è tenuto presso la parrocchia “Cuore Immacolato di Maria“, un incontro con i cittadini del quartiere di levante, per illustrare il progetto di riqualificazione di via Don Minzoni, come formulato sin dal 2021, che prevede il taglio dei pini.
Dal suddetto incontro, secondo quanto dichiarato dall’amministrazione, non sono emerse le problematiche circa l’eradicazione, bensì quelle che i cittadini riscontrano su via Don Minzoni; presenza di deiezioni canine e scarso controllo; condizioni di pericolosità dei marciapiedi e delle carreggiate a causa del sollevamento e dissesto delle marmette e della pavimentazione, dei cordoli in pietra e dell’asfalto; pericolosità degli incroci su via Don Minzoni con particolare riferimento all’incrocio con via gen. Amato e via F. Carabellese.
Alcune richieste dei cittadini saranno poi recepite dall’amministrazione e inserite in una variante successiva. Intanto in data 23/03/2024 si sottoscrive il verbale di consegna dei lavori e si conferma come termine ultimo per il collaudo dell’opera la data del 31/3/2026, pena perdita finanziamento.
Fin qui la sequenza di atti amministrativi da febbraio 2021 a marzo 2024, tre anni in cui la storia dell’abbattimento dei pini è di dominio pubblico, eppure non risulta agli atti che in questo lasso di tempo ci sia la presenza di un qualsivoglia esposto, o azione politica, da parte di consiglieri comunali, ex assessori, partiti e movimenti politici o associazioni ambientaliste.

Nasce il “Comitato”
Comincia a muoversi qualcosa dopo l’affissione all’albo pretorio dell’ordinanza n. 21968 del 19 marzo 2024 con cui si annuncia l’allestimento del cantiere per i lavori di riqualificazione in via Don Minzoni. Dal 23 marzo in poi cominciano a palesarsi su singoli profili facebook le prime dichiarazioni contro il progetto dell’amministrazione comunale. Il 27 marzo 2024 sul sito del Comune di Molfetta appare un comunicato stampa con cui si annuncia l’inizio dei lavori e “tra gli interventi da effettuare è prevista la rimozione degli alberi”.
Dopo qualche giorno comincia la mattanza e gli alberi del primo lotto vengono abbattuti. Dopo circa un mese, dopo aver preparato una petizione e raccolta firme per fermare il progetto del comune, si costituisce il “Comitato Difesa Verde e Territorio Molfetta” e nasce una pagina dedicata su facebook.
Il primo commento apparso sul post di presentazione del 25 aprile 2024 è stato in effetti una domanda secca e provocatoria: “Avete aspettato l’abbattimento di questi alberi per creare un comitato a difesa del verde e territorio o esisteva già?”

E questa è la domanda centrale che sicuramente riguarda anche altri attori, istituzionali e non, di questa narrazione. Il suddetto Comitato chiede formalmente un incontro con l’Amministrazione comunale con nota del 06/06/2024 prot. 44977 e solo in data 12/08/2024, alle ore 18 presso la sede Comunale di Lama Scotella, il sindaco riceve gli attivisti del comitato per ascoltare le loro proposte alternative al progetto già approvato. Toccherà all’agronomo dott. Bernardoni, per conto del Comitato, illustrare le osservazioni e le possibilità tecniche per evitare l’abbattimento degli alberi. Appare subito improbabile che l’amministrazione comunale possa accogliere le proposte alternative del Comitato. Mantenere in vita le decine di pini ancora non abbattuti, significherebbe abbandonare l’attuale progetto e le relative obbligazioni contrattuali in essere, con il rischio di aprire possibili contenziosi.
Ad ogni buon conto, al fine di verificare la possibilità di poter tener conto della richiesta avanzata circa la salvaguardia dei pini, in data 27/8/2024 il Sindaco ha incontrato il dott. Bernardoni, unitamente al dirigente dei Lavori Pubblici e altri tecnici comunali.
In sintesi il dott. Bernardoni, confermando la sua relazione, ha convenuto coi tecnici che, una eventuale progettazione esecutiva in linea con quanto proposto dal Comitato, in sostanza comporterebbe la redazione di un nuovo progetto.
Ma, verosimilmente, il rischio reale era quello di bloccare i lavori e l’intervento di riqualificazione in corso di esecuzione perdendo i finanziamenti del PNNR ottenuti. E poi? Con quali soldi l’amministrazione comunale avrebbe potuto modificare e portare a termine il progetto?
Questa incognita ha dettato la tabella di marcia e il proseguimento dell’abbattimento degli altri pini.
A questo punto sarebbe troppo facile indicare il sindaco, e la sua amministrazione, come unici responsabili dello scempio, della scarsa sensibilità ambientale, dell’incapacità di dialogare con i cittadini, di non aver messo in atto corretti e doverosi strumenti partecipativi, di non saper amministrare la cosa pubblica e sperperare soldi pubblici senza una visione di sviluppo complessiva della città.
Tutti questi addebiti sarebbero legittimi se in una comunità politica ci fosse solo chi governa. Invece c’è anche l’opposizione. E se l’opposizione fosse stata composta da consiglieri attenti alle pubblicazioni all’albo pretorio e studiosi degli atti prodotti dagli uffici comunali, avrebbe avuto, senza alcun dubbio, la capacità e la forza per influenzare e interferire concretamente sulle scelte sbagliate dell’amministrazione. Nella storia di riqualificazione di via Don Minzoni, tutto questo non c’è stato.
Il Consiglio Comunale del 31 maggio 2023
E per capirne di più bisogna tornare indietro nel tempo, al Consiglio Comunale del 31 maggio 2023. In quella seduta, in cui si discuteva del Bilancio di Previsione Finanziario 2023-2025, agli atti c’erano anche le opere pubbliche triennali e i capitoli di spesa che le finanziavano. Quindi i consiglieri di opposizione avrebbero dovuto essere a conoscenza del progetto di riqualificazione del parco di Levante e di via Don Minzoni. Tant’è che l’assessore Nicola Piergiovanni, dopo la relazione del Sindaco sul bilancio, interviene quasi fuori luogo per illustrare alcune opere pubbliche in cantiere ed altre in procinto di essere avviate. Tra queste, oltre a parlare del “Parco di Lama Martina”, dichiara quanto segue:
“Ma l’altra situazione che vi vorrei evidenziare e che andrà a stravolgere la bellezza di questa città… riguarda tutta la parte di via Don Minzoni, dove stiamo realizzando questo tipo di intervento che riguarda tutto il salvagente che parte dal fronte Casa di riposo Don Grittani e va a collegarsi con la pista ciclabile di via XXV Aprile… Grazie ingegnere che mi aiuta, questa è la parte descrittiva dal punto di vista delle opere… però vi voglio far rendere conto di cosa andremo a realizzare. Nel rispetto dei Consiglieri… ci tengo che venga condivisa, ci sarà chi condividerà, chi meno, però ci tengo a presentarlo all’Organo di competenza. Noi stiamo votando il bilancio. Essendo stato per sbaglio più di vent’anni Consigliere Comunale, so benissimo che apporto un Consigliere deve dare nell’approvazione del bilancio…”.
Queste le parole dell’assessore Piergiovanni, mentre mostra un render progettuale ingrandito, quasi a sfidare e provocare l’intervento dei consiglieri di opposizione.

Riascoltando l’audio, e rileggendo il verbale di quel consiglio comunale, purtroppo nelle oltre cinque ore di dibattito non c’è traccia di una sola parola in risposta all’intervento di Piergiovanni. Nessun consigliere di opposizione ha chiesto chiarimenti, ha espresso dubbi, o si è opposto all’abbattimento dei pini. Forse si sono distratti o non hanno avuto tempo di leggere e approfondire le carte del progetto collegate al bilancio? Un consigliere comunale non deve leggere solo i documenti del consiglio comunale (ammesso che li legga), ma deve studiare anche tutto ciò che passa dall’albo pretorio; e nel caso ci fossero provvedimenti affissi all’albo della Città Metropolitana (come in questo caso) collegati al Comune di Molfetta, dovrebbe studiare anche quelli. Per questo motivo fare il consigliere di opposizione è molto impegnativo.
Se non riesce a farlo da solo, il partito o il Movimento di riferimento dovrebbe affiancarlo con gruppi di lavoro di supporto. Ignorare per tre anni, l’esistenza di un progetto di riqualificazione urbana che prevede l’abbattimento di 60 pini è un fatto molto grave.
Altri silenzi
E non si salva nemmeno la consigliera del PD Gabriella Azzollini che il 31 maggio 2023 era assente in aula. Lei, che da assessora aveva già partecipato dal 25 febbraio 2021 ad una conferenza stampa per presentare il progetto, non ha mai informato i suoi “compagni”? Gli stessi che in questi mesi hanno postato indignati i video dell’abbattimento dei pini. E tutti i singoli stakeholder dei comitati, associazioni ambientaliste, benpensanti e indignati dell’ultim’ora, hanno mai chiesto ai loro referenti in consiglio comunale di accedere agli atti, già dal 2021? Forse tutti sapevano e hanno fatto finta di non sapere o tutti erano d’accordo all’abbattimento e hanno preferito il silenzio.
Forse le vere vittime inconsapevoli di questa storia sono stati i numerosi cittadini che hanno aderito, in buona fede, al “Comitato Difesa Verde e Territorio Molfetta” senza conoscere tutta la storia pregressa per cui dovrebbero chiedere conto, oggi, ai loro referenti politici.
Nel frattempo tutte le parti coinvolte, maggioranza e minoranza, per farsi perdonare dai cittadini per la loro inazione in questa vicenda, dovrebbero prendere in mano un’altra situazione che a breve potrebbe diventare critica.

Il giardino Alcide De Gasperi in via G. Salvemini presenta gli stessi problemi di via Don Minzoni, le radici dei pini stanno sollevando la pavimentazione sia esterna che interna. Si aggiunga che, da un’osservazione dell’area, è facile capire che mancano all’appello circa 15 pini. Ciò che rimane dei loro tronchi, a filo di terreno, ci dice chiaramente che sono stati tagliati, ma mai nessun ha gridato vendetta.
fonte: Matteo d’Ingeo – l’Altra Molfetta – Gennaio 2025

