«La verità sul mare dei veleni»

MOLFETTA – Anche il mondo politico chiede che si faccia chiarezza sulla qualità dell'acqua. Interrogazione del consigliere regionale Sergio Tedeschi.
Bombe, alghe, sostanze chimiche: Idv denuncia rischi e malattie, il Pdl fa sponda.

http://www.liberatorio.it/IMG/Bombe_mare_Molfetta.jpg

di Lucrezia D'Ambrosio (www,lagazzettadelmezzogiorno.it/…)

La qualità delle acque che bagnano il litorale di Molfetta non convince. Adesso, con qualche mese di ritardo rispetto all'allarme lanciato dagli organi di stampa, anche il mondo politico, da destra a sinistra, chiede che si faccia chiarezza.

In queste ore il consigliere regionale Sergio Tedeschi (An-Pdl) ha presentato un'interrogazione urgente al presidente della Regione ed all'assessore alla Salute «per conoscere quali iniziative intendano intraprendere per verificare e rimuovere le cause delle numerose e gravi intossicazioni che si stanno verificando in questi giorni tra i frequentatori del mare di Molfetta», ricordando il caso delle due donne che, dopo un bagno a Torre Gavetone, hanno riportato ustioni vaginali.

Nel frattempo venerdì sera, di fronte al porto, il coordinatore del Liberatorio politico, Matteo d'Ingeo, il giornalista, Federico Pirro, e Pierfelice Zazzera, parlamentare e coordinatore regionale dell'Italia dei Valori, hanno fatto il punto della situazione. E siccome alle parole, spesso, non si da il peso giusto, a favore di pubblico è stato «proiettato» Red Cod, il documentario realizzato dall'Icram (oggi Ispra), un concentrato di testimonianze audio e video, un viaggio tra le bombe e le modificazioni genetiche dei pesci. Tra gli intervistati nel documentario, c'è anche Domenico Pansini , deceduto circa due anni fa, il corpo dentro e fuori distrutto dall'iprite. Pansini era un pescatore, aveva avuto la sfortuna di pescare una bomba caricata con iprite. Da quel momento la sua vita era cambiata: problemi agli arti, alla vista, ai polmoni, al fegato, all'apparato digerente. All'inizio non si conosceva gli effetti dell'iprite e i pescatori ci «rimanevano». Poi si sono fatti furbi e quando si accorgevano di aver pescato un bomba ad aprite, tagliavano le reti, spesso anche all'ingresso del porto.

L'iprite esplode solo a contatto con l'ossigeno. C'è da chiedersi che fine abbiano fatto quelle bombe scomode abbandonate nel mare anche dai pescatori. Nel corso delle operazioni di bonifica, ancora in corso, non ne è stata recuperata neppure una. Ma da qualche parte devono pure essere finite con il loro carico di morte. Ancora nel 1996, occorre ricordarlo, altri tre pescatori, l'equipaggio del Marco Polo, furono ricoverati per ustioni da iprite. Eppure gli organi ufficiali continuano a negare la presenza di sostanze chimiche e tossiche nei luoghi in cui, per oltre mezzo secolo, sono rimaste ammollo bombe di ogni tipo. Molte di quelle bombe, è innegabile, sono ancora lì, altre sono state rimosse e brillate lontano perché caricate con fosforo. Poco più di una settimana fa, la notizia non è stata ufficializzata, ne è stata trovata una caricata con fosgene. Lo spessore degli involucri degli ordigni è di metallo. All'origine non superava i tre millimetri. Quegli ordigni risalgono all'ultimo conflitto mondiale. C'è da chiedersi se l'erosione delle acque marine sia riuscita a preservare tutto.

Una risposta a “«La verità sul mare dei veleni»”

  1. Proprio ieri nel TG2 delle 13,00 la giornalista annuncia un servizio sull’alga tossica. “Bene!” dico io. Finalmente anche la TV di Stato si è accorta del problema. Ma poi la delusione: si parlava di “gravi” problemi causati dall’alga tossica in Francia dove sono a rischio gli allevamenti di ostriche. Capito? Dei problemi alla salute degli italiani causati dall’ “ostreopsis ovata” non gliene frega proprio niente alla RAI come pure al resto della informazione TV nazionale. Figuriamoci se parleranno mai di bombe chimiche… salvo che queste non causino danni alle ostriche, al caviale o allo champagne!

    –wabby

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