Sono trascorsi ben 18 anni dall’omicidio del Sindaco Carnicella e con grande rammarico dobbiamo affermare che il tempo si è fermato; mai questa città aveva raggiunto un tale livello di degrado civile dagli anni bui della sua storia e cioè dagli anni ’90.
E ci permetta, il SindacoSenatorePresidente Azzollini, di smentirlo ancora una volta circa le sue dichiarazioni pronunciate l’anno scorso durante la commemorazione del compianto Sindaco Carnicella.
Con incredibile ipocrisia Azzollini aveva affermato che il miglior modo per ricordare il Sindaco, brutalmente ammazzato, era quello che la sua amministrazione stava facendo quotidianamente in continuità con l’operato di Carnicella all’insegna della legalità, etica cristiana ed etica pubblica.
Purtroppo i fatti contingenti ci danno ragione e smentiscono Azzollini, la città è allo sbando e le regole le dettano gli “abusivi” di ogni genere e non i regolamenti e le leggi dello Stato, e la città si sta trasformando in quel sogno di Azzollini che sembra avverarsi, un grande “porto franco”.
Rileggendo, ancora oggi, gli atti processuali, contestualizzando quello che è accaduto pochi mesi dopo la conclusione del processo (vedi le operazioni antidroga "Primavera" e "Reset" che hanno portato in carcere circa 130 persone legate anche a quel “mondo variegato di Piazza Paradiso"), le rivelazioni del pentito Salvatore Annacondia, le stesse amare considerazioni che oggi la vedova e i familiari del Sindaco Carnicella esprimono, devono portare alla lucida riconsiderazione dell'esito del processo.
L'omicidio Carnicella è stato dimenticato dalla città e da quella parte politica direttamente coinvolta perché faceva comodo pensare all'azione del Brattoli come un gesto sconsiderato e isolato di chi doveva difendere il proprio prestigio ed onore personale.
Perché i giudici e gli inquirenti non hanno ritenuto di approfondire alcuni aspetti emersi nel dibattimento; per esempio l'interessamento di alcuni politici alla richiesta del Brattoli? Perché non sono stati approfonditi i rapporti tra tutti i protagonisti della "scommessa", che poi costituiscono una società per organizzare il concerto?
Non è strano che un gruppo di persone lanci la sfida-scommessa al Brattoli per avere la presenza di Nino D'Angelo a Molfetta, mettendo sul tavolo il pagamento di una cena per quaranta persone, in caso di perdita del Brattoli, e poi s'impegna direttamente nell'organizzazione del concerto?
Potrebbe essere più verosimile che quel concerto rappresentava il salto di qualità della criminalità locale che doveva investire e riciclare il danaro proveniente dalle attività illecite di alcuni personaggi coinvolti nell'organizzazione? (alcuni esponenti della società costituita per l’organizzazione del concerto sono stati condannati sia per associazione a delinquere, che per spaccio di droga).
Il Brattoli e i politici che lo aiutavano erano forse le carte credenziali per far passare l'operazione come un normale evento artistico, che ha trovato alcuni impedimenti contingenti non previsti? Il concerto doveva farsi ad ogni costo e chi l'avesse impedito doveva pagare ad ogni costo.
Pertanto riteniamo doveroso ricordare, all’amministrazione comunale e ai cittadini, la storia dell’omicidio Carnicella conosciuta da pochi e che sarà arricchita con nuovi elementi di riflessione e aggiornamenti durante la conferenza “Molfetta e la Memoria” che si terrà stasera alle 18.30 presso Palazzo Giovene.
La storia e la memoria
Verso le ore 14,30 del 7/7/92 il dott. Giovanni Carnicella, sindaco della città di Molfetta, veniva ferito da un colpo d’arma da fuoco nella regione inguinale destra.
Il grave fatto di sangue si verificava nelle immediate adiacenze della sede del Comune di Molfetta e più esattamente, come riferito dai testi oculari e come appurato in sede di sopralluogo, dinanzi alla scalinata della chiesa di S. Berardino.
All'origine del grave fatto di sangue vi fu l'organizzazione di un concerto del cantante napoletano Nino D'Angelo e tale ultima iniziativa, a sua volta, scaturì da una scommessa intervenuta tra l’assassino, Cristoforo Brattoli, ed alcuni esponenti di quel mondo variegato che in Molfetta andava comunemente sotto il nome di " Piazza Paradiso".
L'imputato era titolare di un'avviata azienda denominata “Trasporti e Servizi Palcoscenici Centro Sud", attrezzata per l'allestimento di palcoscenici per pubblici spettacoli. L'idea del concerto nasce in una festa privata di tale Fiore Alfredo (esponente di spicco della criminalità locale COLPITO DA PROVVEDIMENTO ANTIMAFIA DI CUI ALLA COMUNICAZIONE DELLA PREFETTURA DI BARI N.1100/12B1 DEL 14.6.95.) ed altri convenuti che nell'occasione avevano posto in dubbio le capacità organizzative del Brattoli, sfidandolo a portare a Molfetta, il cantante Nino D'Angelo.
Per l'organizzazione di tale concerto era stata costituita una società di fatto tra dieci persone, ne facevano parte oltre che alcuni esponenti della " variegata realtà di Piazza Paradiso" anche un esponente politico della Democrazia Cristiana, tale Saverio Petruzzella (subentrato come consigliere comunaleal defunto Sindaco Carnicella in quanto primo dei non eletti nella lista della D.C.)
Nel dibattimento l’imputato aveva confermato l’esistenza della società, di cui facevano parte due suoi fratelli e un tale Nino Spezzacatena, De Robertis Paolo, Fiore Alfredo, Racanati Tommaso, Magarelli Damiano, Fiore Cosimo e Petruzzella Saverio.
Il concerto doveva tenersi nel campo sportivo del locale Seminario Regionale in data 18/7/1992. I problemi cominciano quando la Curia Vescovile richiama il reggente del Seminario affinchè fosse annullato il concerto. Il responsabile del seminario, don Sergio Vitulano, è costretto dai propri superiori a far "saltare" il concerto e si rivolge al Sindaco Carnicella implorando il suo intervento affinché lo aiutasse a tirarsi fuori dal " brutto guaio " in cui si era cacciato.
In particolare don Sergio Vitulano, voleva che il Sindaco non autorizzasse il concerto in modo da non essere lui ad opporre un rifiuto al Brattoli.
Nel contempo il Comandante della locale Stazione dei Carabinieri, M.llo Vito Lovino, con una nota indirizzata alla Questura e al Sindaco, esprimeva parere nettamente contrario al concerto per ragioni di inidoneità del luogo prescelto (situato in pieno centro cittadino) e per motivi di ordine pubblico (prevedendosi l'afflusso di malavitosi anche dai paesi limitrofi, potendo l'evento costituire occasione di pericolosi contatti tra le diverse organizzazioni criminali).
Il Brattoli cerca altre soluzioni per svolgere il concerto, e chiede informalmente al Sindaco, per il tramite di altre conoscenze, di utilizzare un altro campo sportivo cittadino o quello della vicina città di Giovinazzo.
Tenta anche la strada della Prefettura; si reca personalmente con un impiegato del Comune di Molfetta e, con un biglietto di " presentazione" del Sen. De Cosmo, tenta di ottenere l'uso della struttura comunale "Campo Petrone" che non aveva ancora l'agibilità.
Brattoli poteva contare sulla conoscenza ed amicizia di vari esponenti politici locali, e di tali amicizie ha fatto vanto anche in dibattimento, affermando di aver curato la campagna elettorale di noti esponenti della D.C. locale ed affermando orgogliosamente anche di "essere di casa" nel Comune di Molfetta.
“Cristoforo Brattoli non aveva compreso che con il sindaco Carnicella era cambiata l'aria che si respirava in Comune”– così, il capo Gabinetto Dott. Mezzina, ricordava l’operato del sindaco Carnicella e, in sede processuale, riferiva anche di coraggiose iniziative assunte dal dott. Carnicella, con riferimento a fenomeni che i precedenti amministratori avevano lasciato marcire.
Con l'avvento del Sindaco Carnicella, quindi, la correttezza dell'azione amministrativa, il rispetto della legalità e la trasparenza avevano soppiantato antiche pratiche di dubbia legittimità.
La nuova atmosfera non era evidentemente gradita al Brattoli (ed a quanti, al pari di questi, del collateralismo avevano fatto la loro fortuna) ed al riguardo non possono tacersi le lontane responsabilità di altri, essendo evidente che l'imputato giammai avrebbe avanzato così assurde pretese se chi ne aveva la possibilità gli avesse a tempo debito chiuso la porta in faccia, anziché piegarsi per meschini tornaconti elettorali.
La celebrazione del dibattimento ha suffragato il convincimento che il Sindaco Carnicella fosse troppo solo in quel Palazzo e che la solitudine sia stata sua fedele ed unica compagna fino al momento estremo della morte.
Nella stessa mattinata del 7 luglio di ritorno dalla Prefettura, con esito negativo, Brattoli tenta ancora di coinvolgere don Vitulanoper intercedere presso il Sindaco Carnicella ed ottenere il campo Paolo Poli di Molfetta.
I tentativi si protraggono senza alcun esito per tutta la mattinata e nel primo pomeriggio si reca ancora presso il palazzo di città:
"Voglio parlare con il sindaco",
ha chiesto Cristoforo Brattoli all'usciere del municipio, Vincenzo Petruzzella.
"E’ occupato",gli e' stato risposto. "Bene, lo aspetto giù".
Giù, in via Tattoli, Cristoforo Brattoli, ha atteso il sindaco fino alle 14.30 circa; preleva dalla sua autovettura un fucile a canne mozze, caricato a proiettili autoesplodenti, lo impugna con entrambe le mani, punta il fucile prima verso l'autista del Sindaco, invitandolo ad allontanarsi, poi verso il Sindaco esplodendo un solo colpo a due metri di distanza dalla zona inguinale destra del Dott. Carnicella.
La strada era deserta, poco distante c'era l'auto del sindaco e il suo autista, il vigile urbano Michele Fumarola.
Brattoli non gli ha dato il tempo di reagire e di soccorrerlo.
Ha puntato l'arma alla tempia del vigile e ha urlato:
"Sta fermo, non soccorrerlo, deve morire dissanguato!".
Lunghi, interminabili secondi con il sindaco a terra in una pozza di sangue e Brattoli che minacciava di morte il vigile. Poi, la fuga del Brattoli.
Il sindaco viene trasportato in ospedale, gia' in fin di vita.
A nulla è valso il lungo intervento chirurgico al quale era stato sottoposto.
Giovanni Carnicella è morto alle 22.45 del 7 luglio 1992.
Il Brattoli, che subito dopo il delitto si era dato alla fuga, si costituiva spontaneamente alle ore 17,30 dell’8/7/92, consegnandosi agli agenti presso il Commissariato P.S. di Canosa di Puglia. Nell’immediatezza del fatto venivano eseguite perquisizioni locali nell’abitazione e nell’ufficio del Brattoli ed in quest’ultimo luogo veniva sequestrato materiale attinente ad un concerto del cantante Nino D’Angelo, la cui organizzazione – come lo sviluppo delle indagini avrebbe poi evidenziato – era all’origine del grave fatto delittuoso qui esaminato.
Analogo materiale veniva rinvenuto e sequestrato nell’ufficio di tale Saverio Petruzzella, che dal Brattoli era stato incaricato di curare gli aspetti pubblicitari del menzionato concerto.
Alle ore 18,30del7/7/92gli inquirenti rinvenivano e sequestravano in Fosso S. Carlo, a breve distanza dall’ufficio dell’imputato, l’autovettura OPEL ASCONA tg. BA/830885, alla cui guida il predetto si era allontanato subito dopo la commissione del delitto.
Verso le ore 05.00/06.00 del9/7/92nell’abitazione dell’Agente scelto Rotondella Donato, in servizio presso il Compartimento Polizia Postale di Bari e lontano parente dell’imputato, perveniva una telefonata con la quale una persona di sesso maschile, senza qualificarsi, forniva indicazioni in ordine al luogo in cui era stata occultata l’arma adoperata per la consumazione del delitto.
Seguendo le indicazioni così fornite, alle ore 07,00 del 9/7/92gli agenti della Sezione Omicidi della Questura di Bari rinvenivano e sequestravano in un cantiere edile, sito nella zona di Molfetta denominata “Fosso San Carlo” e posto ad angolo con Vico S. Rocco, un fucile da caccia a canne mozze.
Detto fucile, che si presentava smontato in tre parti, era riposto in una busta di plastica di colore bianco recante la scritta “centralimentari CRAI” ed era occultato sotto un cespuglio ivi esistente.
Nel corso delle indagini preliminari il Brattoli, interrogato dal GIP, ammetteva di aver cagionato la morte del sindaco Carnicella.