Le imprese strozzate dalle banche, indagati 61 funzionari per i derivati
di GIOVANNI DI BENEDETTO – repubblica.it
Investimenti azzardati spacciati come coperture a garanzia del cliente, acrobazie finanziarie che però hanno portato sul lastrico gli imprenditori che si sono affidati alle banche per la gestione del credito. Sono sessantuno i funzionari e dirigenti del Banco di Napoli (Gruppo Intesa San Paolo) e, in un caso, del Monte dei Paschi di Siena indagati dalla Procura della Repubblica di Trani per truffa ai danni dei consumatori: imprenditori ridotti sul lastrico per aver sottoscritto contratti per prodotti finanziari derivati del tipo Swap, che si sono ritrovati anche con 700 mila euro di scoperto.
Oltre duecento le ditte di Barletta, Andria e Trani truffate, secondo gli inquirenti, i cui titolari, ormai con l' acqua alla gola, hanno denunciato i raggiri e hanno dato il via alle indagini della guardia di finanza. Per sette indagati, tra cui direttori di filiale, c' è anche l' accusa di estorsione: avrebbero obbligato i clienti a sottoscrivere gli ' swap' per ottenere mutui e prestiti.
Gli strumenti derivati su tassi d' interesse o interest rate swap spiega la procura – sono contratti in cui due parti si accordano di scambiarsi reciprocamente, a scadenze prestabilite, flussi finanziari, cui le imprese o anche gli enti pubblici ricorrono per mettersi al riparo dall' eventuale rischio rialzo dei tassi di interesse. Ci si impegnaa pagare un tasso fisso ricevendo in cambio un tasso variabile.
Pagando o incassando la differenza. In realtà, si rivelano spesso un autentico raggiro in cui la società finisce per pagare molto più di quanto non incassi. «È un po' come assicurarsi dall' eventualità che ad agosto nevichi sul mare- spiegano dalla procura – lasciando all' altra parte la possibilità, tutt' altro che remota, di incassare se invece c' è almeno una giornata di vento nel corso del mese». I contratti venivano presentati come "innocui prodotti di tipo bancario/assicurativo " ma in realtà erano di natura speculativa.
Tra le vittime, aziende agroalimentari, farmacie, calzaturifici, sale ricevimenti, imprese di costruzioni, anche le Terme di Margherita di Savoia e la società di informatica Exprivia di Molfetta, quotata in Borsa. I prodotti sequestrati hanno un valore di 220 milioni di euro a cui vanno aggiunti dieci milioni di euro, di cui quattro equivalenti all' ingiusto profitto percepito dagli istituti di credito e sei che sarebbero arrivati dalle prossime rate. Nei casi più gravi le banche si sono accordate con i loro clienti.
E molte altre posizioni, ha spiegato il magistrato della procura di Trani Antonio Savasta, sono ora in attesa di una transazione. Confconsumatori e Codacons hanno già annunciato l' intenzione di costituirsi parti civili. Ma c' è un altro filone d' inchiesta che rischia di gettare ombre sull' operato di una decina di ispettori della Banca d' Italia, attualmente indagati, che avrebbero favorito la commercializzazione di questi prodotti finanziari. Dopo le ispezioni del 2006 e del 2008, emerge dai verbali, questi non avrebbero segnalato alle autorità competenti (Consob) fatti rilevanti per l' inibizione della commercializzazione dei prodotti.
E neanche avrebbero rilevato aspetti di rilievo sanzionatorio amministrativo. Tanto che il gruppo Intesa San Paolo, che fino a qualche tempo fa faceva capo all' attuale ministro ai trasporti Riccardo Passera, non ha mai subito sanzioni.
E i derivati del comune che fine hanno fatto?