
Dalla Procura di Bari 37 ordinanze, 15 persone in carcere nell’inchiesta della Dda che si è estesa a Turi e Conversano. I pm: “Non ci sono isole felici” Il procuratore Rossi sui telefonini in carcere: “Servono i controlli” – fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it
«A mia madre nell’ascensore qualcosa l’ho nascosta, non mi hanno mai trovato niente...»: parlava così il 32enne Angelo Cascella, intercettato nell’aprile 2022. Spiegava al suo referente Vito Giuseppe Laera che aveva trovato «altri quattro o cinque posti» per occultare la droga, «puoi metterla nel portone», e ricordava che anche la mamma per tre anni si era «messa a disposizione». I carabinieri però li ascoltavano e li hanno arrestati insieme con i presunti componenti di due gruppi criminali che erano dediti al traffico di stupefacenti tra Bari e il Sud-est della provincia.
Bari, dall’incendio di due auto le indagini che hanno smantellato due organizzazioni di spacciatori
Trentasette le ordinanze che sono state firmate dal gip Giuseppe Ronzino: 15 in carcere, 16 ai domiciliari e sei obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria al termine dell’inchiesta della pm Silvia Curione, che ha mostrato come lo spaccio ormai sia una vera e propria professione. Come chiariva bene il 45enne Vito Masella: «La mattina lavoro all’autolavaggio, la sera qua allo spaccio». Lavoro redditizio, a quanto pare, che in una settimana riusciva a fruttare anche 1.000 euro.
Il mercato
«Tutti ormai consumano stupefacenti, indipendentemente dalle fasce d’età e sociali. Da quelli leggeri a quelli pesanti, acidi, droghe sintetiche – ha spiegato Francesco Giannella, il procuratore aggiunto della Dda, presentando l’inchiesta che ha scoperto cessioni anche ai minorenni – La criminalità viene incontro alle esigenze dei cittadini, fornendo un servizio illecito a un’esigenza illecita». Giannella ha ricordato come il consumo di droga non sia un reato penale (e neanche il possesso per uso personale), ma ha definito i consumatori «ugualmente responsabili del perpetrarsi di questa situazione». Perché «alimentano il mercato dei gruppi criminali, consentendo loro di guadagnare e poi di reinvestire, inquinando a loro volta il tessuto economico e le attività lecite».
I gruppi
«Non ci sono isole felici», hanno detto i magistrati. E lo dimostra il fatto che il giro di droga riguardasse principalmente le piazze di Turi, Conversano e le zone limitrofe. Ma il cervello dei due gruppi era a Bari, nelle enclave dei Parisi e degli Strisciuglio. Uno era capeggiato da Michele Parisi detto “Gelatina”, fratello del boss Savino che gestiva gli affari dagli arresti domiciliari. L’altro da Davide Monti, che comandava dal carcere di Trapani. “Daviduccio”, però, non era l’unico a chattare dalla cella.
Davide Monti, l’ex bambino con la pistola dava ordini dal carcere di Trapani agli spacciatori a Bari

I carabinieri di Gioia del Colle e del Comando provinciale hanno scoperto che Benito Paradiso, per esempio, mentre era in carcere parlava via web con Davide Genchi ai domiciliari, a sua volta in contatto con molti altri detenuti baresi. Paradiso, inoltre, veicolava gli ordini ai sodali tramite la convivente Morena Guarnieri, che ne faceva le veci durante l’assenza. Queste evidenze hanno indotto il procuratore Roberto Rossi a evidenziare «la necessità di controlli più serrati da parte dell’amministrazione penitenziaria», ricordando che la magistratura ha più volte sottoposto al ministero della Giustizia il problema degli smartphone in carcere.
Il bed and breakfast
Una struttura ricettiva di Conversano era stata trasformata in laboratorio di confezionamento delle dosi. Si tratta della Dimora Giordano, di proprietà di Francesco Giordano (arrestato), a poche decine di metri dal castello degli Acquaviva. Lì i carabinieri hanno piazzato videocamere e seguito ogni fase della preparazione delle cipolline, in qualche caso anche alla presenza di un bambino molto piccolo. Lo stupefacente veniva poi consegnato agli intermediari, che lo nascondevano per fornirlo ai venditori.
Ingegnosi i metodi per occultare le dosi: l’impalcatura di un cantiere di fronte al b&b, i vani ascensore, prese d’aria nei box condominiali, cassonetti della spazzatura, tombini, muri a secco, persino un bambolotto. Persone insospettabili e diverse donne avrebbero messo a disposizione le abitazioni per custodire la droga.
I prezzi
«Porta la birra piccola», chiedevano i clienti. Una dose da 0,40 grammi di cocaina era venduta a circa 30 euro, le dosi grandi da 0,70 a 50 euro. L’offerta era maggiormente conveniente quanto più alto era il peso della sostanza acquistata e anche le promozioni erano veicolate con attenzione. E poiché il mercato del Sud-Est Barese negli anni era diventato sempre più proficuo, due gruppi criminali del capoluogo se lo contendevano. «Stai nel paese nostro e ti sei andato a mettere con gli altri?», aveva fatto sapere Monti a Masella. Gli altri erano quelli vicini ai Parisi. Ai quali è stata data più d’una lezione, peraltro, fino ad arrivare a incendiare due auto per convincerli a lasciare la cittadina.
La marijuana online
A dimostrazione di quanto il commercio di droga sia ormai diffuso c’è anche il sequestro di 610 chili effettuato dalla Guardia di finanza nei confronti di mamma e figlio di Monopoli. Avevano realizzato una filiera industriale destinata a usi leciti (cosmetica, alimentare, prodotti semilavorati), ma in realtà vendevano online dosi che venivano acquistate come stupefacente.