Gli agenti del Corpo forestale tornano a Palazzo di Città.
Su ordine della procura di Trani, gli agenti del Comando provinciale di Bari si sono recati nella nuova sede comunale di Lama Scotella, dove hanno sequestrato numerosi faldoni di documenti.
Si indaga sulla costruzione del nuovo porto commerciale, in particolare sulla compatibilità con aspetti ambientali derivanti dal vincolo di area protetta Sic (Sito di importanza comunitaria).
Perquisizioni si sono svolte anche a Ravenna, sede della Cmc, Cooperativa muratori cementisti che, in associazione temporanea con altre due imprese, sta partecipando alla costruzione dello scalo commerciale.

ILLECITI AMBIENTALI IN UN PORTO PUGLIESE. INCHIESTA A TRANI PERQUISITA LA SEDE DELLA CMC
C’è la salvaguardia di una pianta acquatica, la Posidonia, al centro dell’inchiesta che indagando sui lavori al porto di Molfetta (Bari) ha portato oggi alla perquisizione degli uffici della Cmc (cooperativa muratori cementisti), capofila dell’associazione temporanea di imprese (Ati) che si è aggiudicata l’appalto delle opere.
L’indagine coordinata dalla procura di Trani venne a galla più di un anno fa (aprile 2010) quando il pubblico ministero Antonio Savasta chiese una proroga delle indagini preliminari. A quel tempo si parlò solo di amministratori pubblici locali iscritti nel registro degli indagati. Tra loro il sindaco di Molfetta, Antonio Azzollini, che si disse sereno: «D’altra parte stiamo parlando di un’alga…».
E in effetti, come già detto, tutto ruota attorno alla Posidonia, pianta acquatica (e non un'alga come erroneamente scritto in un primo momento) ritenuta fondamentale per l'equilibrio del sistema marino e capace di difendere la costa dall'erosione. Le mappe e i documenti a corredo delle concessioni – secondo l'ipotesi dell'accusa – sarebbero infedeli indicando il sito della pianta in una zona diversa e più distante da quella davvero interessata dai lavori. In questo modo – sempre secondo l'ipotesi accusatoria – si sarebbe potuto affermare che i lavori per il porto non avrebbero intaccato l’habitat della Posidonia ottenendo quindi i permessi.
I lavori sono iniziati nel 2007. «L’appalto – si legge nel sito internet della Cmc –, il cui valore è di oltre 57 milioni di euro, è stato aggiudicato al raggruppamento di imprese costituito da Cmc (leader), Società Italiana Dragaggi e Impresa Pietro Cidonio dal Comune di Molfetta. I lavori prevedono la costruzione di un molo in continuità ad una diga foranea esistente, di una banchina di riva per il traffico commerciale, di una banchina per la nautica minore e di un piazzale per la movimentazione merci. La durata prevista dei lavori è di circa quattro anni». Alcuni imprevisti hanno allungato i tempi.
Questa mattina nella perquisizione degli uffici in via Trieste – compiuta, su mandato della procura pugliese, dal personale del corpo forestale di Ravenna coordinato dal comandante provinciale Gianpiero Andreatta – sono stati sequestrati documenti, computer e supporti informatici che verranno inviati al Pm competente. Analoga perquisizione è stata fatta da parte della Forestale di Bari anche negli uffici della Cmc sul cantiere.
Nuovo porto, perquisiti uffici comunali . Verifiche anche alla Cmc di Ravenna
I porto commerciale in costruzione a Molfetta ancora nell’occhio giudiziario. Ieri, il corpo forestale dello Stato su disposizione del pm Antonio Savasta ha proceduto a una massiccia perquisizione negli uffici del Comune, della Cmc di Ravenna (società capofila dell’Ati che si è aggiudicata i lavori) e dei locali della stessa azienda nella città a Nord di Bari. Acquisita e sequestrata una notevole quantità di documentazione e anche computer, ritenuti utili per le indagini in corso da oltre un anno sulla costruzione del porto collocato nella zona di Torre Calderina, che è sito di interesse comunitario per la presenza di una importante colonia di Posidonia.
Il nuovo porto, una volta realizzato, sarebbe la seconda opera infrastrutturale marina più grande d’Italia dopo il Mose di Venezia, con un investimento pubblico di oltre 60 milioni di euro. L’ipotesi della procura è che il dragaggio del porto, insieme alla realizzazione dei nuovi moli, comporterebbe la distruzione dell’alga. Per questo il fascicolo ipotizza i reati di lottizzazione abusiva, danneggiamento ambientale, falso ideologico e materiale a carico di una cinquantina di persone tra esponenti dell’amministrazione guidata dal sindaco Antonio Azzollini (nella foto mentre mostra i lavori in corso), dirigenti e funzionari del Comune di Molfetta, imprenditori, tecnici e progettisti e anche dirigenti del ministero dell’Ambiente.