La Procura di Brindisi ha chiuso l’indagine sui Rolex falsi; a rivenderli c’era anche un 40enne di Molfetta

Da Ostuni al resto della Puglia: «I Rolex falsi finivano in tutte le gioiellerie»

I Rolex falsi venduti dal gioielliere dei vip di Ostuni sono finiti al polso di tanti clienti ignari, ma anche nelle vetrine di negozi importanti in tutta la Puglia. La Procura di Brindisi ha chiuso l’indagine che nell’aprile 2018 portò ai domiciliari sei persone tra cui il pregiudicato tarantino Egidio Stevens Saracino (finito in carcere) e Giuseppe Pannofino, proprietario di «Lo Scrigno», una insegna notissima tra gli appassionati di orologi di lusso.

 

La novità contenuta nel provvedimento firmato dal pm Raffaele Casto è che gli indagati sono saliti a nove. Rispondono tutti, a vario titolo e secondo le rispettive responsabilità, di riciclaggio, autoriciclaggio e ricettazione. L’ultima ipotesi riguarda un altro gioielliere, Vittoriano Montevago, titolare del negozio di orologi usati dell’aeroporto di Bari: per l’accusa avrebbe consapevolmente comprato due Rolex falsi da Pannofino, uno dei quali (un «Submariner Date») sarebbe stato pagato 5.500 euro e rivenduto a 7.100 euro a un rappresentante di materiali edili cui Montevago avrebbe spiegato che «era un secondo polso poco utilizzato, cioè quasi nuovo, tenuto da una ragazza che lo aveva ricevuto come regalo».

L’indagine condotta dalla Finanza e partita a seguito di una verifica fiscale su «Lo Scrigno» punta a dimostrare che i Rolex venduti da Pannofino erano in realtà dei «frankenstein», assemblati con pezzi in parte originale e in parte falsi ma venduti sempre come veri. Peccato che all’esame dei periti della casa siano emersi numeri di serie inesistenti, certificati di garanzia contraffatti e pezzi «made in Napoli». Ma a un occhio poco esperto il trucco poteva sfuggire, anche perché alcuni degli ignari acquirenti hanno spiegato di essere stati tratti in inganno dalla notorietà della gioielleria «Lo Scrigno» e dalla varietà di orologi disponibili, spesso modelli introvabili nelle concessionarie ufficiali.

Alcuni dei Rolex contraffatti, sempre in base all’indagine, sono finiti in altre gioiellerie pugliesi che in alcuni casi hanno scoperto il trucco e li hanno restituiti a Pannofino, ma che in altri casi hanno a loro volta rivenduto l’orologio ad altri commercianti del settore o a qualche cliente finale. Circa una cinquantina le vendite nel mirino, che sono state ricostruite o attraverso i documenti fiscali, o con i racconti degli interessati o anche da quanto emerso attraverso le intercettazioni telefoniche.
Secondo l’accusa era Saracino a far costruire gli orologi nel Napoletano, facendoli poi consegnare (visto che lui era ai domiciliari) da alcuni corrieri a Pannofino. A rivenderli era anche un 40enne di Molfetta, Mauro De Censo, ufficialmente operaio edile con un reddito dichiarato di 600 euro che in un anno ha versato in banca 108mila euro in contanti girandone 103mila a Pannofino.
Il gioielliere di Ostuni è tornato in libertà la scorsa estate, con un provvedimento del gip poi impugnato dalla Procura e annullato a settembre (pende ricorso in Cassazione). «Stiamo leggendo gli atti – dice l’avvocato di Pannofino, Francesca Conte -. Sicuramente chiederemo di essere ascoltati per chiarire la nostra posizione».

fonte: Massimiliano Scagliarini – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

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