La mafia c’è ma non vogliamo ammetterlo

Michele Palmiotti nell’ottobre del 2005, in veste di  presidente della Molfetta Multiservizi Spa, società a prevalente partecipazione pubblica, fu arrestato e posto ai domiciliari dai Carabinieri in seguito alle indagini nell’ambito dell’operazione “By Pass” del 6 ottobre dello stesso anno, quando finirono in manette o ai domiciliari 11 appartenenti ad una organizzazione criminale accusati di presunta “associazione a delinquere finalizzata alle estorsioni, alla ricettazione e ai furti”.

Il provvedimento fu emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani Michele Nardi, su richiesta del Pm Giuseppe Maralfa. Secondo gli inquirenti, Palmiotti, dopo che ai danni dell’azienda furono commessi i furti di un furgone Iveco e di altre due autovetture con conseguente richiesta di un riscatto, avrebbe aiutato il pluripregiudicato Saverio Piccininni, detto “Settpont”, a eludere le indagini dei Carabinieri sugli episodi di ricettazione ed estorsione di cui l’uomo si sarebbe reso responsabile, insieme agli altri pregiudicati Michele Laforgia e Giuseppe Cuocci.

A capo dell’organizzazione c’era il detenuto in semilibertà, Saverio Piccininni di 41 anni, che aveva come braccio destro Michele Laforgia di 54 anni. Furono arrestati anche altri componenti della “banda”: Giuseppe Cuocci, 49 anni; Giuseppe Pati, 30 anni; Massimo Iannelli, 22 anni e Antonio Magarelli, 25 anni, tutti di Molfetta.

Palmiotti fu indagato, inoltre, per aver omesso di denunciare all’autorità giudiziaria di avere ricevuto richieste estorsive per ottenere la restituzione del furgone rubato e degli altri due veicoli e di violazione della legge elettorale (voto di scambio). Infatti, da candidato, nel collegio di ponente di Molfetta, alla Provincia di Bari nelle elezioni del 2004, avrebbe promesso al pregiudicato Piccininni un posto di lavoro per la moglie in cambio di collaborazione nella propaganda elettorale. Il provvedimento cautelare si rese necessario per il pericolo di reiterazione del reato, oltre che per il grave quadro indiziario.

Il giudice Nardi, nell’ordinanza, evidenziava come “il comportamento di Palmiotti comprometteva l’immagine delle istituzioni ed innescava un ingiustificato ma inevitabile senso collettivo di sfiducia verso un’intera classe politica”.

Oggi, quell’immagine delle istituzioni molfettesi, dopo tante altre vicende giudiziarie è definitivamente compromessa e le richieste avanzate dal Pubbico Ministero Maralfa per l’Operazione By Pass non fanno altro che confermare lo stato di salute della nostra comunità.
Sono stati chiesti sei mesi (con pene accessorie) per l’assessore Michele Palmiotti per il capo di imputazione di voto di scambio.
Nei confronti di Michele La Forgia ( detto ‘Gamba di Legno’) la procura ha richiesto 9 anni (e 3mila euro di multa) per l’accusa di associazione a delinquere ed estorsione e 6 anni (e il pagamento di 16mila euro) per l’accusa di induzione alla prostituzione. Per Saverio Piccininni, detto “Settpont” (in totale 7 anni e 6 mesi), Michele Castriotta (4 anni), Ambrogio Ayroldi e Giovambattista De Gennaro (3 anni e 8 mesi).
Per Angela Altizio 48 anni, e di Domenico Laforgia 31 anni, rispettivamente moglie e figlio di Michele La Forgia, 3 anni e 6 mesi. Secondo quanto emerso dalle indagini, madre e figlio, nonostante la disarticolazione del gruppo (l’operazione ‘By Pass’ fu condotta in due riprese, a ottobre e novembre 2005) dopo i primi arresti, avrebbero proseguito le estorsioni ai danni dii imprenditori edili di Molfetta, minacciando ritorsioni in caso di rifiuto, offrendo protezione ai cantieri di almeno 5 costruttori intimoriti dai precedenti penali di Michele La Forgia e dai collegamenti con la malavita. Con l’imposizione di servizi di guardiania sono riusciti a spillare 800 euro a un imprenditore e hanno tentato di estorcere dai 350 ai 550 euro di quote mensili ad altri imprenditori. Le richieste sono rimaste inevase per l’intervento dei carabinieri e della magistratura.
Per altri 4 imputati Antonio Di Natale di 35 anni, Massimo Iannelli di 29 anni, Antonio Magarelli di 32 anni e Sergio De Pinto di 35 anni, è stata chiesta l’assoluzione, l’ultimo per prescrizione.
Ci chiediamo dove, alcuni dei protagonisti dell’Operazione “By Pass”, abbiano continuato a lavorare in questi anni e quali rapporti abbiano avuto con aziende molto conosciute a Molfetta e nel mondo. Le infiltrazioni malavitose nelle aziende molfettesi non devono meravigliarci, devono spaventarci e indignarci invece l’indifferenza e l’omertà che è regola.
Non ci è stato possibile costituirci parte civile in questo processo, perchè non legittimati, così come abbiamo fatto nei processi per voto di scambio contro Pino Amato e l’assessore Vincenzo Spadavecchia; avremmo potuto far conoscere i vari passaggi processuali. Denunciamo chi poteva farlo e non l’ha fatto e ci riferiamo all’Amministrazione Comunale, e poi non ci sembra di aver mai letto alcun comunicato in tal senso dell’Associazione Antiraket di Molfetta, e dire che dal sito di quest’ultima si evince che il Comune di Molfetta aderisce all’Associazione.

 

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