La legge regionale 31 è incostituzionale. In Puglia bloccata l'invasione delle energie rinnovabili selvagge

Fonte: forumambientesalute.splinder.com/…

torta

( Ecco come il mercato di rapina inaugurato dalla sciagurata legge 31/08 sulle energie rinnovabili industriali selvagge stava per ridurre il nostro Salento )


Con grande gioia, speranza e piacere, il Forum Ambiente e Salute pubblica questo comunicato stampa di Italia Nostra, invitando ad una attenta lettura e facendo eco forte all’appello lanciato per una urgente individuale e collettiva mobilitazione per far valere e applicare nei fatti la IMPORTANTISSIMA sentenza della Corte Costituzionale di cui segue.

 


COMUNICATO STAMPA

ITALIA NOSTRA-SudSalento
28 marzo 2010


 
L’ ITALIA SALVA LA PUGLIA!

Sentenza di incostituzionalità emessa dalla Corte Costituzionale, il 26 marzo 2010,  per la Legge Regionale 31/08

Nell’uovo di Pasqua, per la Puglia la sorpresa più preziosa: un primo forte Stop alla selvaggia distruzione del suo territorio e della salute delle sue genti causata  dalla speculazione delle fonti rinnovabili industriali da biomassa, eolico e fotovoltaico!


La Corte Costituzionale salva la Puglia dichiarando incostituzionale la Legge Regionale 31/08 in materia di energie rinnovabili, a seguito del ricorso presentato dal Tar Bari e dal Governo Italiano. Si tratta della legge, la 31/08, che ha reso in questi ultimi mesi e giorni la nostra regione l’eldorado delle rinnovabili in Europa, il luogo dove poter accedere ai lauti finanziamenti pubblici collegati alla produzione delle eco-energie, in maniera rapidissima, abbattendo i necessari e doverosi controlli e cautele, e semplificando ai minimi termini gli iter autorizzativi. Si son potuti realizzare così impianti industriali veri e propri da fonte eolica, fotovoltaica e da biomasse, fino a potenze di 1MW (MegaWatt), con una semplice DIA, Dichiarazione di Inizio Attività, una sorta di auto-certificazione, presentata semplicemente al comune in cui si vuole realizzare l’impianto! La legge regionale 31 del 2008, andando in deroga alla legge nazionale, aveva innalzato illegittimamente, come oggi finalmente sancito, le soglie massime di potenza per la realizzazione di impianti di produzione d’energia da fonti rinnovabili; tali soglie erano e sono stabilite dal Decreto Legge n. 387 del 2003 (tabella A allegata alla norma), cui ci si dovrà finalmente ora attenere e conformare in Puglia; queste soglie sono ad esempio di 60 kW per l’eolico, 20kW per il fotovoltaico, 200 kW per la biomassa. La L. R. 31/08 le aveva innalzate tutte addirittura a ben 1000 kW(kilowatt), equivalenti ad un 1MegaWatt, permettendo, nei fatti, di costruire senza alcuna garanzia di sicurezza per i cittadini ed il territorio, veri e propri impianti industriali, (con tutto il grave impatto ambientale che ciò comporta), con semplice autocertificazione, ed il tutto persino in zona agricola! Le basse soglie della legge dello Stato rientravano nella logica di favorire, con iter autorizzativi semplificati, gli impianti di piccola taglia, a basso impatto ambientale pertanto e per autoproduzioni d’energia per famiglie, imprese, aziende agricole, edifici pubblici. Maggiori soglie di potenza, ha ribadito la Corte Costituzionale, possono essere individuate solo con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, d’intesa con la Conferenza Unificata, senza che la Regione possa provvedervi autonomamente, come aveva fatto con alcuni comma dell’articolo 3 della L.R. 31/08! Per soglie superiori a quelle previste dalla Stato, per la validità della semplice DIA, (tabella A del Decreto Legge n. 387 del 2003), la costruzione e l’esercizio degli impianti da fonti rinnovabili, nonché le opere connesse, sono soggetti all’Autorizzazione Unica, (un procedimento autorizzativo più complesso, che coinvolge la regione, i comuni e numerosi altri enti, e che offre maggiori garanzie per i cittadini e la loro salute), nel rispetto sempre delle normative vigenti in materia di tutela dell’ambiente, di tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico (art. 12, comma 3, del d.lgs. n. 387 del 2003).

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Effetti della sentenza di incostituzionalità della L.R. Puglia 31/08

sugli impianti di biomassa, eolico e fotovoltaico in progetto, in costruzione o già completati in Puglia

Nell’uovo di Pasqua per la Puglia la sorpresa più preziosa:

un primo forte Stop alla selvaggia distruzione del suo territorio ad opera della speculazione delle fonti rinnovabili industriali!

La pronuncia di "illegittimità costituzionale" di una norma di legge, (quale la L.R.  31/08 della Puglia), dichiarata dunque contraria alla Costituzione Italiana, dalla Corte Costituzionale, comporta la disapplicazione della stessa, dando luogo ad un fenomeno, sul piano degli effetti, più forte della semplice abrogazione della norma, avente di regola efficacia ex nunc (a partire da ora), comportando nei fatti, l’annullamento della norma che, normalmente, produce effetti ex tunc (a partire da quando la norma incostituzionale era entrata in vigore). Pertanto, la norma dichiarata “costituzionalmente illegittima” deve essere disapplicata con effetti ex nunc e con efficacia ex tunc. La legge incostituzionale dovrà essere immediatamente disapplicata per i rapporti non ancora costituiti, nuovi, o in corso di costituzione o di perfezionamento o caratterizzati da difetti, vizi, irregolarità che possono essere opportunamente denunciate, o tali da costituire motivo di impugnazione nelle opportune sedi, (ad esempio per autorizzazioni rilasciate per impianti industriali da fonti rinnovabili fino ad 1MW, eventualmente anche in costruzione o completati, attraverso ricorsi al TAR che dal rilascio delle autorizzazioni possono essere presentati entro 60 giorni, o al presidente della Repubblica per cui i tempi sono di 120 giorni, ed altre situazioni denunciabili all’autorità giudiziaria).

Entrando più nello specifico l’Avvocato di Italia Nostra, Donato Saracino, precisa che «l‘illeggittimità, sancita dalla Corte Costituzionale, comporta l’obbligo di interruzione dei lavori in tutti quegli impianti che non hanno avuto corpo, ovvero ancora in costruzione, dove i lavori sono già iniziati o che non sono stati completati, indipendentemente dalla perfezione dell’iter burocratico autorizzativo». Non solo, gli impianti di energia elettrica anche già realizzati, con semplice DIA, e completati con l’allaccio alla rete elettrica nazionale, e di potenze superiori a quelle stabilite per la DIA dalla legge statale, (che la Regione, con la L. 31 /08, aveva tentato di aggirare), esercitando un’azione continua sul territorio di inquinamento elettromagnetico, acustico, visivo, chimico (vedi uso dei diserbanti e solventi per gli impianti fotovoltaici al suolo, o l’immissione dei fumi in atmosfera per le biomasse), avendo dunque un impatto ambientale che la semplice DIA non ha permesso di studiare e ponderare in dettaglio, e questo incostituzionalmente, dovranno tutti essere fermati, e studiati caso per caso. «I sindaci, massime autorità sanitarie locali, i dirigenti degli uffici tecnici comunali, hanno il dovere di intervenire emettendo urgentemente, ad horas, ordinanze di sospensione di tutte le attività di cantiere volte al prosieguo dei lavori per la realizzazione di questi impianti, anche se già autorizzati, – ha detto Marcello Seclì, presidente zonale di Italia Nostra – nonché stracciare tutte le DIA presentate sempre per impianti di potenze maggiori a quelle soglia della legge nazionale, e che non hanno avuto ancora corso, o che sono in via di approvazione definitiva o perfezionamento. Ma anche per gli impianti già realizzati di fatto, (grazie alla norma illegittima), questi dovranno essere fermati e sottoposti a valutazione attentissima, per analizzare, caso per caso se devono essere ridimensionati, smantellati con bonifica del sito e ripristino dello stato dei luoghi, per poi avviare, eventualmente, nuovi iter autorizzativi finalmente rispettosi della legalità e della Costituzione Italiana!». Nelle campagne della Puglia si lavora notte e giorno, in queste ore, per danneggiare quanto più possibile i siti dove si è iniziato a realizzare questi impianti con DIA di potenze fino a 1MW e comunque superiori a quelle previste per la DIA dalla legge nazionale, proprio al fine di aumentare il danno ed il senso di completamento dell’impianto, sperando di non incorrere nel doveroso ritiro dell’autorizzazione, di fatto sancito dalla provvidenziale sentenza pronunciata dalla Corte Costituzionale in questi giorni. All’azione di opposizione ferma dura e costante svolta dalla nostra Associazione con il contributo e la solidarietà di migliaia di persone, comuni cittadini, politici di ogni colore, professionisti di ogni campo, numerosissime associazioni, comitati, sorti a decine ovunque nell’emergenza, e movimenti, e soprattutto tantissimi validi giovani, animati da un amore vero ed incondizionato per il territorio e le sue genti, e che sono stati la più bella scoperta di questi mesi, deve ora seguire una fase di urgente azione di "reconquista" del Salento; da qui l’appello ad una mobilitazione generale per fare il massimo delle pressioni sulle autorità cittadine dei vari comuni salentini e pugliesi, sulle province, sulle forze dell’ordine e di vigilanza del territorio (Polizia Provinciale, Carabinieri, Forestale, Finanza, ecc.), e sulla magistratura amministrativa e non solo, per  l’immediato rispetto della dichiarazione di incostituzionalità, perché siano stracciate tutte le migliaia di DIA presentate per impianti da biomassa, eolico e fotovoltaico fino a 1MW e superiori ai limiti ben più ristretti, stabiliti della legge nazionale, e affinché siano bloccati tutti i cantieri che con DIA sono stati inaugurati nel Salento in questi giorni e mesi a sfregio del territorio e della legalità. Uno stupro che viola, dunque, i principi e le leggi della Costituzione Italiana, come abbiamo in tutti i modi possibili denunciato, e che stava e sta provocando una vera e propria “catastrofe ambientale artificiale” nel Salento ed in tutta la Regione. La legge regionale 31/08, ha aperto una finestra temporale che oggi la Corte Costituzionale ha finalmente chiuso, ma la cui illegittima creazione ha generato un fenomeno politico-imprenditoriale losco che la magistratura non può non approfondire. Tanti tecnici e politici, ma anche consiglieri regionali, persino della maggioranza al potere (come Aurelio Gianfreda), hanno denunciato come la legge 31/08 sia stata scritta da imprenditori e imposta dalle lobby politico-industriali delle rinnovabili, in gran parte colluse col potere politico locale, al consiglio regionale, che l’ha approvata. Proprio in questi mesi è giunto da eminenti autorità politiche nazionali, come il giudice Alberto Maritati, (senatore e vicepresidente della commissione Giustizia, nonché componente della commissione Antimafia), uomo politico di sinistra, e da Alfredo Mantovano, (Sottosegretario del Ministero degli Interni), onorevole e uomo politico della destra, l’allarme per l’anomalo afflusso di ingenti somme di denaro in Puglia, con tutta probabilità correlabile al fenomeno del riciclaggio di denaro sporco; il tutto stranamente proprio in questi mesi in cui partivano i cantieri delle industrie rinnovabili, per milioni e milioni di euro; cantieri aperti grazie alla 31/08! Ancora, l’aver favorito sulle diverse DIA presentate ai comuni alcune al posto di altre, può celare, sotto motivazioni talvolta pretestuose, logiche di favoritismo che dovrebbero pure essere oggetto di vaglio ed attenzione, tanto più alla luce del clima generale che vedeva serpeggiare in ambienti politici, tecnici e legali la consapevolezza che presto la legge sarebbe stata dichiarata incostituzionale. Non è un caso, forse allora, che molti dei lucrosi impianti già realizzati siano legati a parenti o amici di politici locali. Con questa sentenza il sistema “Stato Italiano” ha risposto complessivamente bene, laddove fenomeni regionali e comunali stavano portando a comportamenti mafiogeni ed autodistruttivi! Non vi è in gioco solo il futuro della Puglia, il suo paesaggio e la cultura ed identità, ma si solleva anche una questione di moralità e legalità che ha visto la politica locale creare una sorta di deregulation incostituzionale, che veniva celata dietro un “marketing terroristico”, che faceva leva sulla paura per l’ "effetto serra" (lo spauracchio del “global warming”) e il ricorso strumentale al "Protocollo internazionale di Kyoto", nonché a forme pubblicitarie calcistiche volte ad innalzare al grado massimo i successi della Puglia nel campo delle rinnovabili per salvare il pianeta, mentre in realtà, paradossalmente, si uccideva il territorio, desertificato artificialmente su migliaia e migliaia di ettari di campi verdi e pascoli, al fotovoltaico, e questo nell’anno 2010, anno internazionale dedicato alla biodiversità; quella biodiversità cancellata nei campi pugliesi piegati, assassinati per la produzione industriale dell’energia del sole. Così si stava permettendo la nascita di circa cinquanta centrali a biomasse da 1MW, nel solo Salento, centrali che mai si sarebbe potuto alimentare con biomassa locale (filiera corta, come prescritto e sbandierato strumentalmente), a meno di incenerire nei primi mesi tutti gli alberi d’ulivo e non, della Regione. Centrali allora che sarebbero divenute inceneritori di rifiuti e che avrebbero comportato il disboscamento di ampie estensioni di foresta tropicale per la produzione delle biomasse industriali e forse anche il disboscamento delle foreste del nostro Appennino e i boschi del sud Italia, come qualche pazzo mercenario della falsa informazione invitava a fare recentemente, anche su programmi della tv nazionale! Il tutto poi nella beffa di una Puglia che già produce da fonti fossile quantitativi di energia ben superiori al suo fabbisogno, e dove le industrie che utilizzano fonti fossili inquinando, anziché ridurre l’uso delle loro fonti tradizionali fossili (carbon fossile, petrolio, gas fossile), lo hanno incrementato, paradossalmente, e questo consentito loro burocraticamente grazie all’acquisto dei cosiddetti “Certificati Verdi”, venduti loro dalle industrie delle fonti rinnovabili, che li acquisiscono, con le autorizzazioni ad operare nella produzione di “energie, cosiddette, pulite”, lucrando pure sulla vendita di questi certificati! Oltre l’inganno la beffa, per i cittadini, che a fronte dell’impatto da centrali d’energia rinnovabile su paesaggio e salute, assistono attoniti alla costruzione di altre centrali a fonti fossili, pure! Così l’inquinante centrale di Cerano a Brindisi non ha ridoto di un grammo il carbone fossile bruciato giornalmente, e così per i prossimi anni, come dimostra l’investimento per la costruzione di un molo per l’attracco delle navi carbonifere, direttamente nella rada antistante la centrale a Cerano. A Modugno (Bari) è stata recentemente inaugurata una grande nuova centrale termoelettrica a gas fossile, e a Brindisi si costruisce un rigassificatore che alimenterà presto una ulteriore centrale nel brindisino, questa volta di gas, oggi in progetto!

Potere della neo agguerrita lobby delle rinnovabili, il "clan delle rinnovabili": una legge, la 31/08, che mostra quanto la politica possa allontanarsi dal territorio e dalla gente, che si sta sollevando contro la mala politica delle rinnovabili industriali, che offende la bella filosofia delle rinnovabili stesse, che le vuole legate all’autoproduzione domestica a basso impatto con piccoli impianti. Divenuta succube, schiava ed amica, ma soprattutto collusa e complice di lobby di potere, la politica regionale ha consentito una corsa speculativa di un clan di imprenditori per l’approvvigionamento degli incentivi pubblici, ovvero di soldi dei cittadini, "una corsa all’oro" come l’ha definita il Tar Bari, con, nei fatti, danni all’erario impressionanti; una vera e propria frode scientifica di proporzioni inaudite, ben superiore a quella di qualsiasi scandalo che mai si sia verificato nel SUD Italia, e che ha portato ad un effetto di colonizzazione e svendita del territorio, con l’arrivo di grandi aziende e l’investimento di gruppi bancari da ogni parte d’Europa, interessati ad investire nel rinnovabile per intascare i lauti incentivi, senza i quali nessuno investirebbe in tecnologie energetiche di scarsa efficienza, quali quelle legate alle fonti rinnovabili; ed il tutto poi senza nessuna vera ricaduta per il territorio, ferito e abbattuto nella sua identità ed nella sua oggi florida economia turistica; offeso dalla logica delle royalty-denaro o altri benefit con cui le aziende concordano con le amministrazioni locali di ripagare il danno causato a beni di valore inestimabili, quali la salute fisica delle persone, la qualità della loro vita e la bellezza del paesaggio oltraggiato; nessuna ricaduta per la gente del posto, eccezion fatta che per pochi corrotti; neppure alcuna seria ricaduta occupazionale a regime, (trattandosi di impianti ad alta automatizzazione), tranne per quei numeri falsi e artefatti lanciati sui media dal clan delle rinnovabili!  Ma ora Basta!

Ufficio Stampa
Italia Nostra-SUD SALENTO

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Allegati

Sentenza Corte Costituzionale n. 119 anno 2010


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