La fabbrica della politica effimera. Retrospettiva del futuro – prima parte

Questo articolo è stato consegnato in redazione il 25 gennaio 2023 per il numero di Febbraio – “L’AltraMolfetta”

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Mentre leggete questo articolo nel paese si gioca il futuro di un partito in via di estinzione, il Partito Democratico. Un partito alla ricerca di una identità smarrita e di una nuova autonarrazione. La crisi del PD riflette la crisi di una vasta area politica che si colloca a sinistra/centro-sinistra. Il PD cerca il suo nuovo capopopolo tra quattro sfidanti, e ognuno di loro rischia, una volta eletto, di essere un capopopolo senza popolo.

L’anima della “vecchia corriera” – Una vecchia corriera anche se condotta da un nuovo e ben disposto conducente non va molto lontano, anche se negli ultimi trent’anni gli hanno rifatto la carrozzeria, i freni, la tappezzeria e cambiato il nome. La vecchia corriera, che in ogni tornata elettorale, cambia viaggiatori e itinerari di viaggio, perderà colpi e si fermerà inesorabilmente.  Il problema è nel vecchio motore che non risponde più alle esigenze del popolo viaggiatore; è lento e obsoleto rispetto ai tempi della società in continuo divenire. In questo gioco di metafore potrebbe starci bene l’uso dell’ormai nota “rottamazione” di renziana memoria, abbandonando al proprio destino la vecchia corriera. L’unica accortezza che userei, prima di lasciarsi alle spalle il cancello dello sfasciacarrozze, è portasi via l’anima di quella vecchia corriera, fatta di voci, ricordi, incontri e scontri, volti solcati dalla fatica e sacrificio. Tutto questo era il partito, che non c’è più. Non c’è più il partito della falce e martello e non ci sono più i partiti politici di una volta.

C’era una volta il partito – E non perché sono stati soppiantati dall’antipolitica e dal populismo, anzi, questi ultimi sono diventati i nemici o fantasmi da combattere e… di battaglia in battaglia, i partiti sono morti senza rendersi conto che combattevano un finto nemico. Il populismo e l’antipolitica sono frutto del loro fallimento e figli della crisi del sistema “partito”. Quando suggerisco di recuperare l’anima, dopo la rottamazione, penso proprio a quell’anima dei vecchi partiti, quell’insieme di donne e uomini che si confrontavano, si guardavano negli occhi, difendevano i loro ideali e diritti, costruivano con parole e sacrifici gli obiettivi di ogni battaglia politica. Tutto questo avveniva nelle sedi di partito, nelle assemblee, quasi sempre nei giorni festivi per dare la possibilità a chi lavorava di essere presente e poter esprimere il proprio pensiero. E la sede del partito era reale, concreta, aveva un indirizzo, un numero civico, la bandiera esposta sull’uscio ed era pregna di vissuto e storia. Invece oggi ci sono scatole vuote che si identificano in sigle effimere che durano giusto il tempo di una campagna elettorale. Sono parecchi anni che Molfetta è diventata la fabbrica della politica effimera.

Liste civiche usa e getti  – In ogni tornata elettorale nascono, come funghi, decine e decine di liste civiche che si dissolvono poi nel nulla. Se tutte le liste civiche avessero un programma politico, una sede, uno statuto e una segreteria democraticamente eletta, Molfetta sarebbe la città più politicizzata del mondo con il più alto numero di cittadini attivi. Invece no, con il metodo Tammacco, suggerito da Emiliano, si costruiscono liste civiche solo per poter organizzare il controllo del voto, e dopo tutti a casa.

Michele Emiliano, eletto grazie anche ai 9.000 voti rastrellati da Saverio Tammacco, dichiarava pubblicamente nell’ottobre del 2015: “Saverio ti invito a dare vita a una rete di liste civiche, devi trasformare questo tuo gruppo di amici in una grande lista civica che abbia te come leader politico popolare”. E Saverio, per ben due tornate elettorali, ha creato un cartello di liste civiche che hanno eletto il sindaco Tommaso Minervini. Nel 2017 erano otto le liste civiche per sostenere la sua candidatura, e nel 2022 invece sono state ben undici, un vero record. Così come accaduto nel 2017 anche nel 2022, dopo la chiusura della campagna elettorale, è giunto come sempre l’ordine del “rompete le righe” e delle liste civiche si sono perse le tracce. E come sempre si è tornati ad organizzare gli affari di famiglia e di politica, negli studi professionali, nelle sedi lavoro, al bar della stazione e dintorni, e in qualche patronato

Il voto di scambio – E’ chiaro che questo tipo di far politica rientra nello stile dei più rappresentativi nostri cittadini che da trent’anni sono ancora sulla scena politica molfettese anche dopo aver cambiato casacca, da destra a sinistra, perché hanno il loro pacchetto di voti che mettono in moto in ogni tornata elettorale, al di là delle sigle e dei candidati sindaco. E loro, a differenza dei centro sinistrati, non devono dar conto ai loro elettori fluttuanti, perché non promettono trasparenza e partecipazione; i tessitori di consenso delle liste evanescenti chiamano a raccolta i loro clienti, danno indicazioni di voto e alla chiusura delle urne, in qualche modo, chi ha fatto il proprio dovere di elettore “accompagnato”, passa all’incasso. Si tenga conto che a Molfetta i processi per voto di scambio non hanno mai portato a condanne perché i reati sono andati in prescrizione e non perché non ci sia stato il voto di scambio.

I cartelli elettorali e i candidati pentiti – Ma cosa succede dall’altra parte della barricata? Anche il centro-sinistra e la sinistra hanno copiato il metodo dal centro destra e nell’ultima tornata elettorale abbiamo avuto “i cartelli elettorali” ma, a differenza degli altri, le loro liste civiche erano scatole vuote e, in un caso, scatole cinesi. Cosa è accaduto dopo la chiusura della campagna elettorale e l’insediamento del nuovo consiglio comunale? Nulla, e come per le undici liste del cartello del centro destra, anche per il centro -sinistra, le liste si sono dissolte nel nulla. Le liste “Drago Sindaco” e “Con Drago” sono sparite con il loro candidato sindaco ancor prima dell’insediamento del nuovo consiglio comunale; del PD ne abbiamo parlato in premessa e non ne conosciamo il futuro e anche della “Molfetta Libera-Area Pubblica-SI” si sono perse le tracce, non conosciamo l’indirizzo delle loro sedi e neanche i nomi dei loro referenti di segreteria. Il Movimento 5 Stelle non pervenuto. Il fallimento di certi cartelli elettorali lo abbiamo purtroppo toccato con mano e lo stesso candidato sindaco Lillino Drago, nella lettera di dimissioni da consigliere comunale (ancor prima di insediarsi), lo ha verbalizzato. Drago, probabilmente pentito della sua scelta ha voluto affondare le lame dei suoi “ferri del mestiere” nel corpo della sua coalizione evanescente, sicuro di non fare male a nessuno, proprio perché quel “corpo politico” non è mai esistito.

Infatti, Drago, afferma che: …“La nostra coalizione elettorale e stata formata mettendo insieme istanze diverse tra loro e unificate dall’unico fine di “abbattere il tiranno“. Questa diversità …ora rischia di diventare fonte di contrasti e mancate intese sia a livello politico, sia in sede dello stesso Consiglio Comunale.  Quindi, potete constatare da soli come non vi siano le condizioni oggettive perché io diventi il leader di questa coalizione”… “E poi leader di quale partito?”. Dopo le parole dell’ex Procuratore Drago, che confermano quanto già detto, devo purtroppo ricordare che da parte dei responsabili del suo cartello elettorale non c’è mai stato un comunicato stampa in cui si chiedeva scusa alla città e agli elettori raggirati.

I consiglieri comunali – Ciò che rimane di quella infausta esperienza elettorale sono i consiglieri comunali che hanno cominciato bene il loro mandato dando più vitalità all’opposizione, rispetto al passato. Dopo sei mesi dal loro insediamento, però, la sensazione è che navighino a vista, da soli, senza strutture di “partito”, o di “movimento”, alle loro spalle. A poche ore dalla conclusione di ogni consiglio comunale, lanciano in rete un comunicato stampa per far conoscere il loro operato nella massima assise. E via con il “like” dell’amico, amico dell’amico e via dicendo. Questa attività di rendicontazione del consigliere comunale potrebbe sembrare qualcosa di positivo, ma non lo è, e vi spiego perché.

Di solito è la segreteria di una formazione politica a divulgare un comunicato stampa che accompagna con un commento l’operato del proprio consigliere e le valutazioni politiche sull’operato dell’amministrazione che governa. Per farla breve, i consiglieri di opposizione di centro sinistra, sembrano portare avanti il loro mandato in solitudine senza una struttura politica alle loro spalle. Questo tipo di disorganizzazione, dentro e fuori il consiglio comunale, può solo far male al centro sinistra e quello che consiglio ai consiglieri “solitari” è di reagire dissociandosi dalle sigle politiche, inesistenti, che gli hanno portati in consiglio creando un unico gruppo consigliare. Le liste e movimenti civici del centro sinistra non possono permettersi di essere disorganizzati, non avere sedi, di non avere né arte e né parte.

di Matteo d’Ingeo – fine prima parte 

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