La cupola che tiene in scacco Foggia. “Imprenditori sottomessi alla mafia”

fonte: http://www.immediato.net – di FRANCESCO PESANTE

Omertà, denunce inesistenti e persino rassegnazione. Lo spaccato della provincia di Foggia dato dal Consiglio superiore della magistratura appare sconfortante. Nella risoluzione approvata mercoledì 18 ottobre all’unanimità, il Csm parla degli imprenditori locali in “atteggiamento di volontaria sottomissione al fenomeno mafioso”. In buona sostanza sarebbero le stesse vittime a cercare “in prima persona i soggetti appartenenti alla Società Foggiana e alla mafia garganica anticipando le ‘richieste’ dei malavitosi”.

L’omertà è dilagante, come le denunce “pressoché inesistenti” da parte dei cittadini. Problemi che vanno a complicare le indagini. L’80% dei delitti mafiosi, dagli anni ’80 ad oggi, come abbiamo accennato ieri, “sono ancora irrisolti”.
La Società Foggiana viene equiparata al “familismo mafioso” della ‘ndrangheta ma senza tralasciare lati moderni del crimine come la “vocazione agli affari e la capacità di infiltrarsi in settori come il turismo, l’edilizia e l’agricoltura”. La pubblica amministrazione sarebbe costantemente nel mirino delle organizzazioni mafiose locali.

Csm che non esclude l’ipotesi che possa potenziarsi una possibile cupola che tenga dentro Società Foggiana, mafia garganica e criminalità del Basso Tavoliere soprattutto per il controllo del traffico di droga con l’Albania, in decisa ascesa negli ultimi mesi.

Approvata la risoluzione sugli uffici giudiziari di Foggia e Bari

Nella seduta del 18 ottobre 2017 il plenum ha approvato una risoluzione che analizza la situazione degli uffici giudiziari di Foggia e Bari. La delibera si colloca nell’ambito dell’azione consiliare in materia di criminalità organizzata e fa seguito alla missione della Sesta commissione a Bari e Foggia, che – dopo i gravi episodi criminali verificatisi nello scorso agosto nel Gargano – si è recata in Puglia per acquisire i dati necessari per un intervento consiliare di supporto agli uffici giudiziari.

Nello specifico la risoluzione analizza compiutamente i fenomeni criminali che caratterizzano la provincia di Foggia, sia con riferimento alle tipologie delittuose “tipiche” delle diverse aree, sia con riguardo alle numerose associazioni delittuose che vi operano. Quanto ai reati, è emerso che quelli di maggiore impatto sono usura, estorsione, delitti connessi al traffico di stupefacenti e di armi, rapina, ricettazione, riciclaggio, caporalato. Ramificazioni della criminalità organizzata sono state riscontrate anche nei settori degli appalti pubblici, dell’edilizia e della tutela ambientale. Quanto, invece, alle organizzazioni criminali che operano sul territorio, è stata constatata l’esistenza di numerosi gruppi, spesso in cruenta lotta fra loro. Sulla base del contesto così descritto, la risoluzione procede ad esaminare la situazione delle attività di contrasto delle forze di polizia e della magistratura, rilevando che quest’ultima è impegnata nella celebrazione di un elevato numero di procedimenti penali, aventi ad oggetto sia reati riconducibili a fattispecie associative (delitti che, molto spesso, implicano la celebrazione di impegnativi maxiprocessi), sia reati non aventi tale connotazione. In parallelo, si registra un notevole incremento di procedimenti volti all’applicazione di misure di prevenzione patrimoniale.

Ciò posto, la delibera registra una serie di criticità, relative all’edilizia giudiziaria e agli organici dei magistrati e del personale amministrativo. Con riferimento al primo profilo, è emersa una situazione di disagio legata alla obsolescenza delle strutture, che rendono complessa la celebrazione dei processi, sia per la difficoltà di reperire aule adeguate alla celebrazione di maxiprocessi, sia per la vetustà degli immobili stessi. Con riferimento agli organici, è emersa una strutturale carenza di magistrati, che rende anch’essa difficile sia la celebrazione dei processi, sia la costituzione di sezioni specializzate in materia di prevenzione.

Sulla base di tale analisi, il CSM ha elaborato una serie di interventi. In primo luogo, la delibera ribadisce la necessità di un forte raccordo operativo – in fase investigativa – tra la DDA e le varie procure, sia attraverso il coordinamento, sia individuando modelli organizzativi che prevedano una stabile presenza di magistrati della DDA presso i singoli uffici, anche con il ricorso all’istituto dell’applicazione.

Quanto alla carenza degli organici, un primo intervento è già stato effettuato attraverso l’assegnazione delle sedi ai magistrati in tirocinio del D.M. 2017, che andranno a coprire molte delle vacanze. Sono stati difatti assegnati 7 posti al Tribunale di Foggia, 1 alla relativa sezione lavoro e 4 alla procura; a Bari, invece, sono andati 2 posti al Tribunale e 4 alla sezione lavoro.

Altre soluzioni possono consistere in pubblicazioni straordinarie, applicazioni extradistrettuali, nonché nella possibilità di chiedere al Ministero della Giustizia di garantire, attraverso il c.d. posticipato possesso, la contemporaneità fra trasferimenti in entrata e trasferimenti in uscita, così da limitare al massimo le scoperture.

Quanto alla riscontrata necessità di formazione specifica per la trattazione dei procedimenti di criminalità organizzata, che possa condurre alla necessaria specializzazione dei magistrati, è necessario che – attraverso la Scuola superiore (cui la delibera si rivolge) – si incentivi una offerta formativa mirata, anche con riferimento al procedimento di prevenzione. Quanto, infine, all’edilizia giudiziaria, il Consiglio si è attivato, attraverso il Comitato paritetico, con il Ministero della Giustizia, per individuare le migliori e urgenti soluzioni. Il testo completo della delibera sarà disponibile nei prossimi giorni nella sezione del sito che raccoglie le principali delibere e risoluzioni della Sesta commissione.

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