La Consob multa i revisori: «PopBari, i bilanci sono falsi»

Sanzione da 400mila euro alla società Price e a un suo partner. La commissione sulla Borsa: «Risparmiatori tratti in inganno» – fonte: Massimiliano Scagliarini – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

La società che si è occupata dei bilanci 2016, 2017 e 2018 della Banca Popolare di Bari avrebbe violato gli «Isa», i principi internazionali che regolano l’attività di revisione. È per questo che la Consob (la Commissione nazionale per le società e la Borsa) ha applicato una sanzione da 330mila euro nei confronti della PricewaterhouseCoopers e di 65mila euro nei confronti del commercialista Corrado Aprico, il socio responsabile della procedura.

Le sanzioni, contenute in una delibera pubblicata nel bolletino Consob e al momento non impugnate dagli interessati, fanno il paio con le contestazioni che la Procura di Bari ha mosso agli ex vertici della banca (l’ex presidente Marco e l’ex vicedirettore e condirettore generale Gianluca Jacobini, l’ex amministratore delegato Giorgio Papa), all’ex presidente del collegio sindacale Roberto Pirola e ad alcuni dirigenti, accusati – tra l’altro – di false comunicazioni sociali in relazione ai bilanci 2016, 2017 e alla semestrale 2018. L’accusa del pool guidato dal procuratore Roberto Rossi, basata su migliaia di pagine di consulenze tecniche, è in sostanza che la banca avrebbe consapevolmente falsificato i bilanci. Le contestazioni della Consob, che hanno valore amministrativo e non implicano alcun tipo di responsabilità penale, significano che chi avrebbe dovuto vigilare su quei bilanci non ha fatto il proprio mestiere.

La Popolare di Bari è stata commissariata da Bankitalia a dicembre 2019 per la grave situazione patrimoniale che ha poi costretto il governo a intervenire con un salvataggio da 2 miliardi e il trasferimento al Mediocredito Centrale. L’inchiesta della Procura di Bari ritiene di aver accertato che gli Jacobini (già a processo per questa accusa) fossero a conoscenza delle passività potenziali insite nell’attività di concessione dei crediti, e che sarebbero state occultate in bilancio. L’attività della Price e dei suoi soci non è stata oggetto di specifica attività di indagine, anche se alcuni testimoni hanno parlato del doppio ruolo della società di revisione (che seguiva anche alcuni importanti clienti della banca). E Luigi Jacobini, vice direttore e direttore finanziario in posizione critica rispetto al padre e al fratello (le accuse nei suoi confronti sono state archiviate), ha raccontato alla Procura di una lettera della Price sul bilancio 2019 che esprimeva un parere negativo sulla continuità aziendale della Popolare di Bari (Avrebbe significato che la Banca d’Italia due giorni dopo ti avrebbe dovuto commissariare») e che fu cambiata dalla sera alla mattina. Punti su cui, lo ripetiamo, la Procura non ha ritenuto di sollevare specifiche contestazioni in sede penale. Ma quella lettera è tra i documenti oggetto di esame da parte della Consob.

La Commissione ha avviato il procedimento sanzionatorio a marzo 2022 con la contestazione delle violazioni ai principi di revisione internazionali, oltre che alla regola dello «scetticismo professionale» codificata nel decreto legislativo 39/2010. La Price e Aprico hanno presentato una memoria congiunta e, dopo una relazione integrativa predisposta dalla Consob, anche una ulteriore memoria difensiva. La Commissione ha dato atto delle «significative e non comuni forme di collaborazione» da parte degli incolpati, ma l’istruttoria si è conclusa con l’accertamento di «rilevanti carenze afferenti l’attività di revisione contabile», e di condotte caratterizzate da «gravità oggettiva» anche se messe in atto a titolo di colpa. E anche qui, le conclusioni si sposano con l’attività della Procura, che l’8 marzo ha contestato ad alcuni indagati (secondo la rispettiva responsabilità) l’accusa di aggiotaggio. «Gli effetti sulla corretta informazione al mercato – scrive la Consob – sono individuabili nella mancata messa a disposizione degli stakeholder (utilizzatori dell’informativa di bilancio) di un quadro informativo sull’andamento finanziario e patrimoniale che tenesse conto delle criticità emerse, non adeguatamente valorizzate dal revisore nello svolgimento della sua attività». Significa che i risparmiatori, per investire nella banca, hanno fatto affidamento su un bilancio «certificato». Ma la realtà dei fatti, emersa dopo molti anni, era molto diversa e contava mezzo miliardo di crediti marci.

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