La confessione di Masiello ai pm: "Costretto dalla mafia a vendere le partite"

Verbali secretati ma l'ex difensore ha confessato al pm di aver preso denaro per tentare la combine a Palermo: "Ho dovuto accettare perché avevano preso di mira la mia famiglia. Gli emissari dei boss avevano libero accesso agli spogliatoi. I compagni mi dicevano di stare attento, che quelli non scherzavano"

di  GIULIANO FOSCHINI – bari.repubblica.it

La mafia lo scorso anno ha bussato al campanello della serie A. Uomini del clan barese dei Parisi hanno aspettato i calciatori sotto casa, hanno frequentato gli spogliatoi, esercitato pressioni e minacce, distribuito mazzette e incassato denaro per combinare i risultati di una serie di partite: almeno quattro, ha ammesso ieri l'ex difensore biancorosso, oggi all'Atalanta, Andrea Masiello. Il verbale del giocatore è stato secretato visto «che riguarda persone diverse dal dichiarante» scrivono nel decreto il procuratore Anonio Laudati e il pm Ciro Angelillis (lo stesso che si è occupato del caso Tarantini). Ma cosa appare già chiara: «Gervasoni era un ex giocatore del Bari. Bellavista anche. Micolucci, pure. Con i biancorossi ha giocato Carobbio. La storia del calcioscommesse negli ultimi anni in Italia pone le sue fondamenta a Bari. E a Bari speriamo di farla crollare» dice un investigatore.

Masiello ha raccontato che non se lo dimenticherà mai. Che sono andati due per due volte a casa sua. Lo hanno aspettato, si sono attaccati al citofono obbligandogli di scendere e di prendere i soldi. Una mazzetta da ottantamila euro in contanti. Erano Iacovelli, lo slavo e poi uno di quei soliti personaggi che giravano sempre attorno a Iacovelli. Ha detto di aver avuto paura, che c'era la bambina, sua figlia, che la società era inesistente, che lo spogliatoio era allo sbando. "Quegli ottantamila euro per la gara con il Palermo li ho presi. Ma poi li ho restituiti perché la combine non è andata 

 

 

in porto. Ma ho avuto paura e poi certo non sono stato il solo". Più di quattro ore per chiarire la sua verità al pm Ciro Angelillis e al comandante del reparto operativo dei carabinieri, Riccardo Barbera.

Parole delicate, che rendono chiare due cose: la prima è che questa storia non finisce qui. Masiello ha avuto paura di essere arrestato. Ma non deve essere l'unico ad avere quella paura. La seconda è che a Bari la criminalità organizzata aveva deciso di puntare forte sul calcio. Aveva investito soldi, mezzi e uomini. E aveva trovato terreno fertile tra i calciatori, anche grazie all'assenza della società. Masiello ha raccontato di uno spogliatoio allo sbando da gennaio in poi, di una società completamente assente. Ha raccontato che Angelo Iacovelli, l'infermiere ora indagato dalla Procura, aveva libero accesso agli spogliatoi. E spesso era accompagnato da brutti ceffi, persone sempre diverse, "i compagni mi dicevano di stare attento, che quelli non scherzavano", e avevano ragione secondo gli investigatori perché sostengono fossero uomini dei Parisi. Masiello ha detto di essere stato avvicinato per la prima volta nella gara contro il Chievo (persa per 2-1) poi per quella con la Roma e con la Samp (2-3 e 0-1). In tutti i casi Iacovelli gli aveva offerto denaro, dicendogli che non si doveva preoccupare di niente e che altri compagni avevano già accettato. Lui ha rifiutato. Poi per la gara con il Palermo insistettero: prima un incontro con Parisi, Bentivoglio e Marco Rossi. Poi anche il blitz sotto casa del giocatore, "ho avuto paura" ha ammesso, e così ha accettato la mazzetta.

Masiello si è detto convinto di non essere l'unico nello spogliatoio a essere sceso a patti. Alcuni nomi è possibile che li faccia davanti al procuratore federale Stefano Palazzi, che incontrerà nei prossimi giorni. Gli investigatori pensano a un coinvolgimento di Nicola Belmonte e del secondo portiere Padelli, limitatamente alla gara di Palermo (così come ha raccontato a Cremona Gervasoni). Masiello ha ricostruito anche il ruolo di Bellavista: ha detto che è stato uno dei primi a conoscere quando è arrivato a Bari, glielo presenta proprio Iacovelli. Da subito Bellavista gli parla di scommesse, gli dice che spesso loro giocano, si sentono via chat in più occasioni e l'ex capitano biancorosso non fa altro che insistere sul gioco, gli dice che ha imbeccate da tutta Italia. Masiello giura però di non aver scommesso mai nemmeno un euro, ora gli investigatori stanno facendo riscontri anche in questo senso. In più stanno cercando di capire anche il ruolo di altri ex calciatori biancorossi: un paio di insospettabili e anche qualche dirigente, seppur non c'è alcun dubbio che tutto è stato fatto alle spalle dei Matarrese.
"È stato un interrogatorio durissimo" ha ammesso l'avvocato di Masiello, Salvatore Pino, al termine dell'incontro con i magistrati. Gli inquirenti sono soddisfatti dell'audizione. Anche se ritengono le parole di Masiello soltanto un'aggiunta rispetto a un quadro indiziario già molto forte. Ecco perché, al di là di play out o play off, la primavera di Bari e del Bari potrebbe diventare molto calda. Anzi, caldissima.

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