La città dei baby spacciatori. “Se mettono noi dentro, tutta Bari finisce in carcere”

fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

Un piccolo esercito di spacciatori minorenni per smerciare cocaina, hashish e marijuana ai professionisti della Bari bene. C’era un sistema ben organizzato dietro il gruppo sgominato dalla guardia di finanza, con il coordinamento del pm Francesco Bretone, nell‘operazione Holy Drug, che l’altro ieri ha portato in carcere tre persone, 14 ai domiciliari e riservato l’obbligo di firma ad altre due. Un sistema che faceva leva su ragazzini di buona famiglia, abituati a consumare erba e coca e poi trasformati in pusher, allettati dai facili guadagni.

Baby spacciatori

Coloro che gestivano la rete di vendita di stupefacenti usavano gli studenti per smerciare le dosi nelle serate della movida, ma anche per custodire grossi quantitativi nelle loro case o per trasportarli da una parte all’altra della città. I servigi venivano pagati in contanti o con sconti sulla droga (di cui erano anche loro consumatori) con la messa a disposizione di scooter e biciclette e con il supporto, anche legale, quando finivano nei guai. Così come accadde a un minorenne che nell’aprile 2017 fu fermato dalla finanza, trovato in possesso di marijuana, perquisito e poi arrestato a causa dello stupefacente che nascondeva in casa. “Sta messo male con la famiglia — commentava al telefono Antonio Carbonaraglieli diamo noi i soldi, non deve chiedere più niente. Tieni 600 euro e portaglieli all’avvocato“. Un’altra conferma dell’abitudine di utilizzare le abitazioni dei minorenni come luoghi sicuri per occultare merce viene dall’arresto di un altro ragazzino, che nel settembre 2017 fu trovato in possesso di 95 grammi di marijuana, due bilancini di precisione e buste di plastica per il confezionamento delle dosi: “Un compagno mio che mi faceva la cupa (il deposito) è stato arrestato ieri, ora non te la posso andare a prendere”, diceva Giuseppe Tanzi. A dimostrazione del fatto che i minorenni fossero numerosi anche tra gli acquirenti ci sono i verbali dei loro ascolti, redatti dai finanzieri, dove tutto viene ammesso con candore. C’e una ragazza che racconta di aver comprato per sei mesi tre dosi di marijuana a settimana, pagandole 10 euro al pezzo, e un coetaneo che acquistava due dosi di cocaina e marijuana e di euro ne sborsava 90 ogni sette giorni. E poi lo studente intercettato mentre parlava con lo spacciatore: “Me ne fumo due-tre prima di andare a letto, a scuola non posso fumare“. 

I politici

Oltre al giro dei minori c’era anche quello dei clienti facoltosi e dei politici, come il consigliere municipale che comprava direttamente da Enzo Galasso. Allo spacciatore che si lamentava per i mancati pagamenti, il politico assicurava che gli stavano arrivando i soldi da parte del Comune. E a quello che chiedeva «come fai a stare nel Comune tu?“, rispondeva che «i più sporchi vanno in politica e questa ne è la dimostrazione“. Al che Galasso ribatteva: “Quindi ci potrei andare pure io“. Fra i clienti a cui fa riferimento il pusher ci sono anche altri politici non meglio identificati, avvocati e poi titolari di attività commerciali in pieno centro, il cuoco di un noto ristorante. Tutti disinibiti nell’ammettere il consumo frequente di droga e, in alcuni casi, anche l’acquisto da minori di cui conoscevano perfettamente l’età. 

Spaccio nel residence

Per molti il luogo di appuntamento con i pusher era largo Adua, vicino ai locali in cui si concentra la movida. Per altri, invece, la droga arrivava direttamente a casa. Nel residence Parchitello a Noicattaro, per esempio, dove la guardia di finanza ha arrestato due condomini: Alessandro Maggiore e Walter Marino. In casa del primo nel maggio 2017 furono trovati 53 grammi di marijuana, un bilancino e un foglio con nomi dei clienti e cifre che gli avevano versato. A incastrarli anche le dichiarazioni degli acquirenti, molti dei quali residenti nello stesso condominio, che hanno raccontato di avere ricevuto lo stupefacente direttamente a casa.

Va dentro tutta Bari

Quanto fosse ampio il giro di acquirenti e spacciatori lo spiega la telefonata tra Nicola Ratti e Giorgio Larizzi, i quali a un certo punto sospettarono che la guardia di finanza stesse per fare un blitz: “Che indagini devono fare, che stanno dieci grammi a settimana. Non è che io vengo da te e facciamo un traffico da 50 chili al mese, allora posso capire che fanno il blitz, ma cosi… Se mettono dentro a me, mettono dentro tutta Bari “.

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