Kalashnikov, bombe e pistole tra le casse di frutta

 

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Esiste una vera e propria alleanza tra camorra e mafia siciliana per il controllo del trasporto dell'ortofrutta e del traffico delle armi. Al centro dei traffici il Mof di Fondi in provincia di Latina. Seguendo questa pista investigativa la  squadra mobile della Questura di Caserta e la Dia di Roma hanno eseguito nove ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di  esponenti di spicco del clan dei casalesi, dei Mallardo di Napoli e dei corleonesi. Nel comunicato stampa emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, a firma del procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho, oltre alla notizia dell'arresto di Gaetano Riina, fratello del più noto Totò Riina e del figlio del boss dei casalesi "Sandokan", Nicola Schiavone, si evidenzia, tra l'altro, attraverso le immagini di un video shock, come nel mercato di Fondi venissero occultati sui tir casse di fucili mitragliatori e armi destinate a rifornire i mercati criminali campani e siciliani. 

Le indagini riguardano un periodo compreso tra il 2005 ed il 2011 e rappresentano lo sviluppo delle operazioni "Sud Pontino" e "Paganese" che portarono, nel maggio del 2010, all'arresto di 68 persone ed al sequestro di beni per oltre 90 milioni di euro. Gli investigatori scoprirono già da allora  una cupola criminale tra mafia e camorra,con la complicità di elementi della mafia del sud del Lazio, in grado di monopolizzare il  trasporto su gomma di  frutta ed ortaggi da nord a sud  del Paese, con base operativa centrale nel mercato ortofrutticolo di Fondi, uno tra i maggiori d'Europa. Al centro delle indagini i radicamenti di camorra,'ndrangheta e mafia nel basso Lazio. Dalle investigazioni emerse che esponenti di alcune famiglie mafiose siciliane erano fortemente interessati alla grande distribuzione alimentare, e che progettavano di aprire nell'area romana magazzini per lo stoccaggio di merci da commercializzare nella grande distribuzione. Tutto questo portò, come noto, l'ex prefetto di Latina Bruno Frattasi a chiedere lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del comune di Fondi, a causa del forte legame tra esponenti politici e pubblici funzionari con elementi mafiosi che controllavano e controllano tuttora quel grandissimo mercato agroalimentare. 

La vicenda si concluse nel peggiore dei modi ed oggi la magistratura e la polizia di Stato aggiungono un ulteriore tassello alla loro capace azione di repressione mentre un pezzo della politica, tutta l'area del mercato è di proprietà della Regione Lazio, continua a far finta che nulla accada, permettendo alle mafie s.p.a. di contaminare economia e società del centro nord d'Italia. E' in corso in queste settimane innanzi la Corte di Assise del Tribunale di Latina il processo denominato "Damasco due" ad alcuni dei protagonisti di queste vicende di mafia, nel silenzio assordante di molti media nazionali. Tutto secondo la logica mai sopita del: "Càlati giunco ché passa la piena".

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