TANGENTOPOLI, VENT’ANNI MA NON LI DIMOSTRA

Italia, così il Paese delle tangenti prospera contando sull’impunità

UNO pensa: si sa, i politici rubano. Ma basta un mese di “radiografia” del settore delle mazzette per riscoprire, se a qualcuno fosse sfuggito, che viviamo in un Paese dove dilaga il tangentaro della porta accanto.

Infermieri che vendono la lista d’attesa e tecnici che “mangiano” sui controlli, amministratori delegati e consiglieri comunali, tanti s’arrangiano. Ed è bastato un solo mese, anzi proprio quest’ultimo mese di arresti e indagini sulla corruzione spicciola e alta, per avere, a vent’anni esatti da Tangentopoli, il senso dell’Italia per la mazzetta.

Si comincia, e non si può diversamente, da Milano. Per cento euro viene arrestato il 24 gennaio un tecnico comunale. Ha 54 anni e andava in giro per i negozi, tranquillo e autorevole, ad annunciare che le insegne non erano “in regola”, che guaio, ma chi le ha fatte? Però con una cifretta ci si poteva accordare, così fan tutti, e lui lo sa bene, visto che solo un mese prima, un suo collega, Gianluca Carta, era incappato in un investigatore, dopo aver chiesto la tangente nel quadrilatero della Moda, in via Spiga, alla boutique Blu Marine.

Ma a lui non capiterà, va in periferia: e come poteva immaginare che fossero carabinieri i due grassottelli della Prima Sezione che lo aspettano in una povera pasticceria? Dieci giorni dopo, a Palermo, è però un maresciallo dei carabinieri, stazione di Olivuzza, ad andarci di mezzo. I suoi colleghi lo beccano mentre intasca una mazzetta di mille euro, glieli dà un grafico pubblicitario, coinvolto in un incidente, che si è sentito rivolgere un’offerta di “aiuto” dal militare per taroccare gli atti.

IL SINDACO
Più si sfogliano le carte giudiziarie del mese, più i “prendenti” riescono a vivere con allegra noncuranza le giornate della bustarella. Si registrano gli arresti (28 gennaio) per il sindaco di Portoscuso, in Sardegna, che si occupava del mix tra un parco eolico e i fumi di un’acciaieria, e ci vuole una bella fantasia.

Stessa sorte – il 30 gennaio – per sindaco e vicesindaco di Castelnuovo di Ceva, 130 abitanti e 132 anni in due, che incontrano la polizia giudiziaria dopo due mesi di intercettazioni e 20mila euro incamerati. Un’altra pantera grigia della mazzetta viene catturata ieri: è consigliere comunale Udc di Sabaudia, 76 anni, si chiama Nicola Bianchi, è stato sindaco di San Felice Circeo, e per cambiare la destinazione d’uso dello stabile chiedeva 5mila euro a un imprenditore.

Quante ne avrà combinate, uno così? L’indagine vuole rispondere a questa domanda e – attenzione – sempre ieri, e sempre in Lazio, e sempre un consigliere comunale (questo del Pd, per par condicio) s’impegna a dar ragione all’allarme della Corte dei Conti: viene acciuffato a Pomezia, davanti al Municipio, dove aveva teso la pigra mano verso il finestrino di un’auto, ricevendo dal guidatore una busta bianca, con all’interno 2.500 euro.

APPALTI E FERROVIE
Gli “affari grossi” non mancano mai, ma è meglio lasciarli sullo sfondo, perché incombono le indagini sulla Regione Lombardia e sull’ospedale San Raffaele, e perché la cosiddetta Sanitopoli abruzzese è ripartita, con Lamberto Quarta, braccio destro di Ottaviano De Turco, arrestato di nuovo, insieme ad altri sette od otto, il 16 gennaio scorso.

Emergono a Venezia, a fine gennaio, “le tangenti pagate attingendo al nero dalle mie società” (parola di imprenditore). Portano agli arresti domiciliari Lino Brentan, l’amministratore delegato della società autostrade Venezia-Padova. Un cartello di corrotti e corruttori s’incontrava in Friuli e in Slovenia per concordare la percentuale sugli appalti, e il pubblico ministero Carlo Mastelloni torna in pista nell’inchiesta “faticosa e difficile”. Attendiamola, negli esiti, mentre torna a gennaio un evergreen, le ferrovie: nove ex dipendenti di Rfi, società del gruppo Ferrovie, sono accusati di gonfiare i costi degli appalti dei lavori sulla rete ferroviaria in provincia di Roma, un surplus del 15, del 20 per cento.

Nei vari processi si vede che parecchi puntano alla prescrizione, seguendo l’augusto esempio di Silvio Berlusconi, mentre per uscire di scena il patteggiamento è più raro. Lo fanno a gennaio in due. Uno è l’ex sindaco di Varese, due anni, pena non sospesa, perché la presunta tangente incassata ammontava a una milionata. L’altro caso avviene nella mitica Bolzano, dove tutto è trasparente, si dice, più tedeschi che italiani, si dice: infatti Peter Kritzinger, dipendente di una società che si occupava di edilizia sociale, favoriva un “tinteggiatore” e patteggia la pena.

SOLO 20 EURO
Avviene in Puglia l’episodio culturalmente più interessante del mese, riguarda un infermiere di Molfetta, Ignazio Brattoli, accusato di chiedere una miseria, 20 euro a botta. Perché? “Per anticipare gli appuntamenti delle visite mediche specialistiche, obbligatorie e gratuite, alle quali i marittimi devono sottoporsi annualmente se vogliono imbarcarsi”. Preciso, il camice bianco segnava nomi e date su un’agenda di colore rosso, sequestrata. Pare andasse avanti da anni.

Come non capire che le vite esemplari del tanti tangentari facciano proseliti? A Catania è stato appena arrestato un interprete tunisino. Pretendeva 500 euro da un libico ospite nel centro di detenzione permanente, per truccarne le dichiarazioni e “trasformarlo” da clandestino in rifugiato politico. Che a dicembre fosse stato arrestato dalla squadra Mobile, per analoghe ragioni, un collega interprete, non l’aveva preoccupato affatto.

Forse perché, per un arresto che scatta, chissà quanti altri sono a farla franca, tra queste infine “cricche della bistecca” in grado di moltiplicarsi e prosperare in un Paese che, vent’anni dopo l’arresto di Mario Chiesa, ha partorito – e va detto – soprattutto leggi ad personam, e lasciato perdere corruzioni, falsi in bilancio, truffe totali al fisco…

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