Intrighi, candidati impresentabili e pupari occulti: ecco a voi le elezioni regionali in Sicilia

fonte: http://espresso.repubblica.it – di LIRIO ABBATE

Ci sono politici siciliani che non si sono rivolti la parola per anni, perché divisi e contrapposti su qualunque argomento. Adesso invece si ritrovano insieme nelle coalizioni che vogliono vincere le elezioni regionali, costi quel che costi. Vale per il candidato di destra, Nello Musumeci, e per quello del centro sinistra, Fabrizio Micari.

Poi, dietro e sopra i candidati, ci sono i “pupari”, che già pensano al dopo voto del 5 novembre. E lavorano perché, nel caso probabile di un esito incerto, le coalizioni che adesso si fanno la guerra depongano le armi pur di formare una maggioranza. L’importante è tenere ai bordi del campo dell’Assemblea regionale siciliana, il parlamento dell’isola, gli uomini dei 5 Stelle guidati da Giancarlo Cancelleri o quelli della Sinistra di Claudio Fava, e non far loro toccare palla. Sarà una partita tutta da seguire.

Giancarlo Cancelleri

La destra fa mostra di grande unità e valori condivisi. Tanto che l’ambasciatore di Berlusconi in Sicilia, Gianfranco Miccichè, ha dovuto ingoiare un boccone amaro. Il suo uomo, destinato alla vicepresidenza di un’eventuale giunta Musumeci, è stato cancellato dal listino. Nel 2001, all’epoca delle elezioni politiche vinte 61 a zero, Miccichè non avrebbe mai accettato una simile umiliazione. Adesso però l’ordine impartito da Arcore è quello di riconquistare uniti e senza polemiche il voto dell’isola. La Sicilia, laboratorio da più di mezzo secolo dei futuri equilibri nazionali, può proiettare i suoi effetti sulla prossima campagna elettorale nazionale.

La partita è dunque fondamentale per il centrodestra. Le discussioni sono rimandate, chi oggi subisce tacendo potrà avere ricompense nelle elezioni politiche del 2018. Oggi, tutti amici, con la parola d’ordine di conquistare Palazzo d’Orléans. Nello Musumeci, il candidato, viene presentato come figura credibile perché, pur avendo ricoperto a lungo incarichi nella pubblica amministrazione e godendo di una rete di potere consolidata negli enti pubblici catanesi, non è mai stato colpito da alcun procedimento penale. Caratteristica che viene venduta come valore aggiunto: dovrebbe essere il minimo per qualunque candidato, solo che in Sicilia non è la normalità.

 

Fabrizio Micari

Musumeci inoltre si propone come persona seria e credibile, e cerca così di nascondere le decine di “impresentabili” che lo stanno appoggiando in campagna elettorale. Il dato emerge davanti ai commissari dell’antimafia, impegnati nello screening di tutte le liste che sostengono i candidati alla presidenza. Musumeci si limita a invitare gli elettori a non votare gli impresentabili, ma sa benissimo che sarebbe stato doveroso non candidarli affatto. Miccichè intanto continua a stare in silenzio. Inghiotte le contumelie e accarezza proprio gli impresentabili inseriti nelle liste. In attesa di tornare a fare ciò che ha sempre fatto: il puparo. Come altri potenti del centrodestra nell’isola, Miccichè è convinto di poter governare Musumeci a piacimento. Ma chi lo conosce bene descrive il candidato come tutt’altro che remissivo. Per il carattere, e anche per la sua storia politica legata alla destra radicale.

La forza di Musumeci, comunque, dipenderà dal risultato del suo partito personale: “Diventerà bellissima”. Avrà più voti delle altre liste di centrodestra? Forza Italia in Sicilia non ha più la presa di un tempo. Ma l’incognita vera per Musumeci è capire se il consenso accumulato da tanti anni nella destra catanese funzionerà anche a Palermo. Non è facile penetrare nel ventre molle della città, negli strati popolari che è obbligatorio conquistare, come ha saputo fare il sindaco Leoluca Orlando.

I sondaggisti prevedono che metà degli aventi diritto al voto non andranno alle urne. E questo scenario non avvantaggia chi ha i consensi più volatili e trasversali, come il candidato del Pd Fabrizio Micari. Rettore a Palermo, persona seria e “gentile”, voluto da Leoluca Orlando, presenta un grave deficit di notorietà rispetto ai competitori. Micari paga il prezzo di una candidatura nata nei giochi di potere del centrosinistra e rischia di essere stato usato come specchietto per le allodole.

Il sindaco di Palermo pensava di rilanciarsi da protagonista nell’agone nazionale, e ha imposto al Pd il proprio candidato a governatore. Ora Orlando si trova a mangiare polvere, con i sondaggi sfavorevoli e Matteo Renzi che indica quella del rettore come una nomina locale, decisa dalla società civile, e non da Roma. Il bilancio assai poco esaltante che i democratici presentano ai siciliani dopo gli ultimi cinque anni al governo della Regione rischiano di far finire Micari terzo, dietro il candidato del centrodestra e quello dei 5 Stelle.

 
Claudio Fava

Chi non ha voluto correre con i dem è stato Claudio Fava, che ha scelto di candidarsi con la Sinistra in polemica con la decisione del Pd siciliano di abbracciare il partito e i candidati di Angelino Alfano. E così Fava ha iniziato la sua corsa: vuole vincere, dice, per offrire ai siciliani “verità e coerenza”, ma anche una proposta di cambiamento reale. Il candidato della sinistra raccoglie così una parte dei voti di protesta “duri e puri” che avrebbero potuto trovare la strada dei 5 Stelle, o quelli di chi, pur di non far vincere la destra radicale di Musumeci, avrebbero votato Pd turandosi il naso. Tra i suoi elettori non solo “i comunisti”, ma molti di quelli che a sinistra sono in disaccordo con la politica di Renzi e tanti di coloro a cui non piace la candidatura di Micari, giudicato solo una figura posticcia messa lì da Leoluca Orlando.

Fava ha parlato di possibili convergenze post elettorali con i 5 Stelle. Cancelleri in un primo tempo aveva fatto intuire che poteva esserci un collegamento con alcune liste civiche come possibili compagni di strada. Poi il candidato di 5 Stelle è tornato a ripetere il mantra del movimento: non si fanno accordi con nessuno.

Intrighi e laboratorio politico, in Sicilia, sono spesso la stessa cosa.

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