Intervista di Molfettalive a Matteo d'Ingeo (seconda parte)

D'Ingeo: «il Liberatorio è un luogo d’ascolto permanente»

L'ex candidato sindaco commenta anche il passaggio di Pino Amato in AN.

di Maurizio Altomare

 

Alle scorse elezioni politiche partecipava una coalizione rappresentata da Matteo D'Ingeo dal nome Liberatorio Politico. Nonostante la sconfitta elettorale, il gruppo ha continuato a portare avanti i suoi progetti ed a discutere dei problemi della nostra città.

Prima delle vacanze, abbiamo chiacchierato con il leader del gruppo a riguardo del futuro del movimento Liberatorio e dei recenti fatti di politica locale.

L’attività del Liberatorio fa registrare nuove adesioni? Il gruppo si sta allargando?
«Come in tutte le realtà associative c’è sempre un gruppo base trainante che io amo chiamare lo “zoccolo duro” e che di volta in volta, a seconda delle tematiche trattate, si allarga a cittadini che si lasciano coinvolgere o per interesse o per professionalità. 

Ormai il Liberatorio è diventato un punto di riferimento, come lo era in passato l’Osservatorio “7 luglio” sull’illegalità, e sono i cittadini stessi che molto spesso ci segnalano le varie problematiche. La protesta sulla centrale elettrica, che è nata da qualche mese e sfociata con la presentazione dell’esposto alla magistratura, è un esempio di come si possa fare politica partendo dal basso. Se non ci fossero stati i cittadini a segnalarci questa storia, noi e la città intera, non avremmo mai saputo dell’esistenza di questo progetto tenuto, ad arte, nascosto.»

Quali i progetti prossimi del vostro gruppo?
«Non ci sono progetti a lungo termine, il Liberatorio è un luogo d’ascolto permanente e decidiamo di volta in volta la priorità delle tematiche da affrontare. Stiamo concludendo il lavoro sull’abusivismo, cominciamo ad entrare nel vivo della richiesta del riconoscimento di Gianni Carnicella come vittima di mafia; ci sono giunte sollecitazioni ad occuparci della gestione della piscina comunale e delle problematiche che stanno emergendo; abbiamo notizia di alcuni imprenditori che stanno chiedendo illegalmente centinaia di migliaia di euro per il rilascio delle chiavi di case in cooperativa; vorremmo radiografare i Servizi Sociali per affrontare i criteri che l’assessorato utilizza per affidare molti servizi di carattere sociale al cosiddetto “volontariato”; torneremo ad occuparci della Fashion District e del possibile coinvolgimento di alcuni imprenditori bresciani nella maxi inchiesta milanese del P.M. Forleo; l’elenco potrebbe essere lungo ma di volta in volta avremo modo di farlo sapere alla città.

Ma il primo impegno è quello che stiamo già trattando, la centrale elettrica della Powerflor. I 54 firmatari dell’esposto sono cittadini che non dicono falsità, come qualche giornalista si è sforzato di argomentare in difesa della famiglia Ciccolella s.p.a.; anzi in molti dimostrano di essere scarsamente informati sui fatti perché si fidano delle “veline” che gli passano. Abbiamo lavorato in gruppo per circa tre mesi e alla fine ci siamo resi conto che il progetto, le relazioni tecniche e le autorizzazioni rilasciate dagli enti competenti non erano convincenti. Insieme al Liberatorio e ai cittadini firmatari dell’esposto, abbiamo notizia che anche il Presidente del Consorzio Autonomo delle Guardie Campestri si è mobilitato con una lettera al Sindaco per chiedere di verificare la correttezza delle procedure per il rilascio dell’autorizzazione alla costruzione della centrale.

Registriamo anche l’inaccettabile e vergognoso silenzio su questa vicenda di tutti i partiti di maggioranza e opposizione presenti in consiglio comunale, senza poi parlare di un fantomatico partito dei VERDI presente a Molfetta che evidentemente non ha ancora capito di cosa deve occuparsi oltre a firmare manifesti di nuove alleanze partitiche. Fra qualche settimana ne riparleremo pubblicamente e allora vedremo se le parti interessate e politiche saranno disponibili a confrontarsi sul tema energetico a Molfetta.

Noi non siamo pregiudizialmente contro l’utilizzo delle biomasse per produrre energia pulita, ma chiediamo a chi la promuove e la autorizza il massimo rispetto dell’ambiente e dei cittadini che abitano e lavorano nella zona in cui dovrebbe sorgere questa benedetta centrale. Al momento, queste certezze, le carte non le danno e non solo per la zona direttamente interessata, ma anche in un raggio più ampio di territorio. Ci sono tante altre cose di cui per ora è prematuro parlarne, certo è che ci sarà da lavorare e non avremo il tempo di annoiarci.»

Cosa ne pensi del possibile passaggio di Pino Amato in Alleanza Nazionale?
«Non mi stupisce la scelta del cittadino più amato dai molfettesi perché lo conosciamo bene e se ci fosse a Molfetta la Lega Nord non esiterebbe a chiedere la tessera anche a quel partito. In questo modo entrerebbe nel guinness dei primati di chi ha collezionato le tessere di quasi tutti i partiti e la sua unicità sta proprio nell’aver attraversato quasi tutto l’arco costituzionale dai Verdi ad A.N. A parte gli scherzi, se questa notizia dovesse concretizzarsi io credo che la nostra democrazia sarebbe veramente in serio pericolo; non tanto per il fatto che un partito come Alleanza Nazionale, che ha delle regole abbastanza rigide, decida di accettare tra le sue fila uno dei tanti trasformisti della partitocrazia, ma la cosa più scandalosa è che si accetta il “pacchetto di voti” che costui rappresenterebbe. Capisci dov’è la cancrena del sistema?

La politica dei partiti, ormai, non si fonda più sulle strategie politiche, sulla risoluzione dei problemi della gente o sull’affidabilità dei soggetti, sulla loro dignità e moralità, bensì sui loro pacchetti di voti che portano in dote in un qualsiasi recinto partitico in cui pascolano i propri interessi o quelli che rappresentano. Questa è la vergogna a cui assistiamo da tempo e in particolare in questa nobile città che qualcuno sta offendendo e infangando. Se c’è mercimonio di voti dove qualcuno compra e l’altro vende, vuol dire anche che all’interno del sistema chi offre e vende i propri voti è certo di poterli controllare. Ben vengano allora le inchieste sul voto di scambio perché se questo è il sistema bisogna andare fino in fondo e scoperchiare la pentola che ormai bolle da tempo.

La questione morale, lo ripeto, è il primo punto di un qualsiasi nuovo progetto politico, lo vorrei urlare a tutti quotidianamente.

A proposito di questione morale, a riguardo del “Manifesto per la Puglia” promosso da Guglielmo Minervini, anche se siamo dall’altra sponda degli schieramenti politici, la sostanza non cambia. Il nostro caro ex Sindaco non ha perso il vizio di fare le fughe in avanti commettendo gravi errori strategici. Il suo manifesto si conclude affermando che il Partito Democratico è un luogo di “persone convinte”, invece abbiamo scoperto che qualche nome, compreso tra le circa 90 firme di adesione non sapeva neanche di aver firmato un manifesto politico. Credo che sia molto imbarazzante per il paladino della trasparenza e cittadinanza attiva, giustificare questo spiacevole incidente. Speriamo solo che le altre adesioni non siano come le decine di tessere false che risultavano accreditate alla Margherita di Molfetta non più di un anno fa, prima del congresso.

Ma anche in questo caso, l’attenzione deve essere posta sul fatto che si vuole far passare il P.D. come un partito nuovo ma nei fatti è un altro nuovo partito che si fonda su metodi e logiche vecchissime. Se riflettete un attimo su questo manifesto, arriverete alla conclusione che Guglielmo Minervini o chi per lui, ha già formalizzato l’esistenza di una corrente di un partito che deve ancora nascere ufficialmente e se considerate che in questo “pasticcio” ci sono le anime più variegate del partito delle correnti per eccellenza, la vecchia Democrazia Cristiana, altro che “partito nuovo”.»

E' da sempre attento alla legalità cittadina. E' ancora convinto che Molfetta soffra di illegalità? Quali le cause?
«Sono quindici anni che mi occupo in questa città di illegalità e devo ammettere che ormai la situazione è preoccupante e si rischia di non poterla più controllare. Ma la profonda crisi della legalità non prescinde da una crisi molto più ampia che riguarda la credibilità delle istituzioni e della giustizia e la profonda sfiducia dei cittadini in chi dovrebbe rappresentare lo stato. La legalità, un valore in crisi come tanti altri valori, insieme al rispetto delle regole, dovrebbe diventare una motivazione morale profonda e convinta, applicata e vissuta da tutti nella loro quotidianità. La comunicazione del valore della legalità deve necessariamente diventare compito primario per chi, per mandato elettivo o per ruolo istituzionale, svolge una funzione pubblica, ma anche per i singoli cittadini, laddove più incisiva può essere l'efficacia del buon esempio; e non può essere vincolata da logiche di schieramento politico.

Purtroppo nella nostra Molfetta i buoni esempi e i modelli positivi scarseggiano e il problema del mancato rispetto delle regole e l’illegalità diffusa riguarda tutti, istituzioni e cittadini. Non se ne viene fuori se non c’è, da una parte, chi fa rispettare le regole e assicuri la certezza della pena e dall’altra chi deve essere educato a considerare le regole come un patrimonio di convivenza civile. Se il livello è quello di lasciar infrangere impunemente le leggi dello stato, le ordinanze comunali e i regolamenti edilizi e poi, non far accedere agli uffici comunali i cittadini maschi in bermuda (le donne in minigonna si) mi sembra che l’ipocrisia dei nostri amministratori offenda i cittadini molfettesi, e il loro valore della legalità e del rispetto delle regole sia molto infimo e faccia ridere.

Vorrei chiudere ringraziandovi per la possibilità che Molfettalive offre anche a noi di esprimere liberamente il proprio pensiero, perché in questa città si stanno paurosamente chiudendo le possibilità di un’informazione obiettiva e libera da condizionamenti politici e padronali. Spero che il vostro spazio non sia mai contaminato da controllori, censure esterne e soprattutto pregiudizi. Grazie ancora e buone vacanze.»

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