Inchiesta toghe sporche, i Ferri accusano i magistrati

fonte: www.coratoviva.it

Nell’inchiesta sui presunti casi di corruzione nella quale sono coinvolti i magistrati Antonio Savasta e Michele Nardi, entrambi arrestati lo scorso gennaio su disposizione della Procura di Lecce, emergono ulteriori particolari che riguardano alcuni imprenditori di Corato.

Nelle scorse settimane a parlare era stato Francesco Casillo. Oggi l’inchiesta, stando a quanto riferito dal quotidiano La Repubblica, si arricchisce della testimonianza di due dei cinque fratelli Ferri, imprenditori di Corato titolari dell’omonimo gruppo al centro di una inchiesta sulla quale si pronuncerà a giorni la Corte di Cassazione.

In un articolo a firma di Chiara Spagnolo si riferisce che i due fratelli Ferri avrebbero deciso di raccontare ai carabinieri di Barletta alcuni particolari inerenti all’inchiesta. Nel 2003, infatti, otto persone tra responsabili e amministratori del gruppo furono arrestati per bancarotta fraudolenta e truffa. L’inchiesta fu condotta dal magistrato Savasta e le ordinanze di custodia cautelare furono firmate da Nardi.

«Gli indagati parlarono sempre di persecuzione ma non misero mai le denunce contro i magistrati nero su bianco: per timore di essere sottoposti a ulteriori ritorsioni, avrebbero sostenuto. Almeno fino a pochi giorni fa, quando due dei fratelli Ferri sono stati ascoltati come persone informate sui fatti. Le dichiarazioni rilasciate davanti ai carabinieri — che da gennaio raccolgono denunce e testimonianze — sono state precise e circostanziate e hanno ripercorso la storia del crac del gruppo e delle indagini. A interessarsi della galassia Ferri, del resto, non fu soltanto la giustizia penale ma anche quella civile e tributaria» si legge nell’articolo pubblicato oggi da Repubblica.

Stando a quanto riferito dal quotidiano, i fratelli Ferri avrebbero ricevuto pressioni da parte dei magistrati veicolate da intermediari.
Una versione, quella dei fratelli Ferri, che dovrà trovare riscontro in opportune indagini ma che va ad arricchire l’impianto accusatorio verso i due magistrati.

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