Inchiesta sanità. Riesame ribadisce: «C’era cupola Tedesco»

 


                                             da: www.20centesimi.it
 


di Giovanni Longo – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

 

L’associazione a delinquere c’è stata, ma non tutte le persone indagate dalla Procura di Bari per questo reato ne avrebbero fatto parte. A chiudere il cerchio sulla presunta rete che per anni, sotto la guida dell'ex assessore regionale alla Salute Alberto Tedesco, avrebbe pilotato appalti e nomine nella sanità pugliese, il provvedimento con cui il Tribunale del Riesame di Bari ha riconosciuto, sempre sotto il profilo cautelare e non certo di merito, l’appartenenza all’associazione dell’imprenditore altamurano Francesco Petronella. L’ultimo di una serie di provvedimenti che si sono succeduti nei mesi scorsi. La Procura, lo ricordiamo, aveva chiesto misure cautelari nei confronti di quattordici persone tra politici, imprenditori e funzionari Asl (per altri indagati aveva rinunciato al ricorso). Lo scorso febbraio il gip del Tribunale di Bari Giuseppe De Benedictis aveva ritenuto non ci fossero i gravi indizi di colpevolezza in merito alla presunta associazione. Di qui l’appello della pubblica accusa al Riesame. A conti fatti, il collegio presieduto da Francesca La Malfa ha riconosciuto l’accusa nei confronti di Alberto Tedesco, del suo «braccio destro» Mario Malcangi, del genero Elio Rubino, degli imprenditori Paolo Emilio Balestrazzi, Diego Rana e Francesco Petronella, dell’ex direttore amministrativo della Asl Bat Felice De Pietro. 

 

Se per Tedesco, Malcangi, Rubino e Rana il provvedimento è definitivo (al punto che per il senatore è giunta a Palazzo Madama una seconda richiesta di arresto dopo che lo scorso luglio era stata respinta un’altra per concussione, abuso di ufficio, turbativa di asta e concorso in falso), gli altri indagati potrebbero impugnare il provvedimento davanti alla Corte di Cassazione. Ecco il motivo per cui, sino a questo momento, limitatamente all’accusa di associazione, solo Rana, Malcangi e Rubino sono finiti ai domiciliari (riferiamo a parte del loro interrogatorio di garanzia). 

 

Non avrebbero fatto parte dell’associazione, sempre sotto un profilo cautelare, l’ex capoarea gestione Patrimonio dell’Asl di Bari, Antonio Colella, i dirigenti Nicola Del Re e Filippo Tragni, gli imprenditori Giovanni Leonardo Garofoli, Domenico Marzocca, Carlo Dante e Michele Columella, che, secondo il Riesame, avrebbero usufruito dei favori ma non avrebbero fatto parte della rete. Tragni e Del Re, ad esempio avrebbero puntato «solo» ad essere stabilizzati. Gli imprenditori avrebbero «solo» incrementato i fatturati delle loro aziende. Fermo restando la valutazione di altri reati ipotizzati a vario titolo, non ci sono elementi, ritiene il Riesame, per dire che abbiano fatto parte integrante della «rete». 

 

La tesi dei pm Desirèe Digeronimo, Marcello Quercia e Francesco Bretone è che per anni il gruppo sarebbe stato in grado di pilotare nomine di dirigenti delle Asl pugliesi e primari, controllando forniture e gare d’appalto a favore di imprenditori amici, a loro volta in grado di garantire a Tedesco un consistente pacchetto di voti. Al senatore (ex Pd, oggi nel Gruppo Misto) vengono contestati episodi che sarebbero stati commessi quando questi era (dal 2005 al 2009) assessore pugliese alla Sanità nella prima giunta Vendola. 

 

Lo scorso settembre l’avviso di chiusura indagini è stato notificato a 41 persone, accusate a vario titolo, di associazione per delinquere, concussione, turbativa d’asta, abuso d’ufficio, rivelazione del segreto d’ufficio, truffa, corruzione, falso materiale e ideologico e peculato. La Procura, dopo le decisioni del Riesame, si appresta a chiedere il processo. 

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