Pierpaolo e Luciano Cariddi in carcere, 8 persone ai domiciliari tra amministratori, funzionari pubblici, imprenditori e liberi professionisti, 60 in tutto gli indagati – fonte: Massimiliano Scagliarini – www.lagazzettadelmezzogiorno.it
Un esposto su presunte irregolarità edilizie ha fatto partire il nuovo terremoto che scuote la politica di Lecce. In carcere sono finiti i fratelli Pierpaolo e Luciano Cariddi, rispettivamente sindaco ed ex sindaco di Otranto, portando ai domiciliari uno degli imprenditori più noti del Salento, Roberto De Santis, insieme al presidente provinciale di Federalberghi Raffaele De Santis (per tutti Mimmo). Sono 60 le persone coinvolte nell’inchiesta della pm Giorgia Villa con l’aggiunto Elsa Elisa Mignone della Procura di Lecce. Rispondono, a vario titolo e secondo le rispettive responsabilità, di associazione per delinquere finalizzata al compimento di plurimi delitti contro la Pubblica Amministrazione, la fede pubblica e l’amministrazione della giustizia, oltre che in materia di corruzione elettorale, per atti contrari ai doveri d’ufficio, frode in processo penale e depistaggio, turbata libertà degli incanti, truffa ai danni dello Stato e dell’Unione Europea. L’indagine è denominata Hydruntiade, e tra gli indagati ci sono anche l’ex assessore regionale al Welfare, Totò Ruggeri, già ai domiciliari nell’ambito dell’operazione «Re Artù» che ha riguardato anche Pierpaolo Cariddi attualmente sospeso dalla carica di primo cittadino.
Ai domiciliari sono finite altre sei persone (i dirigenti e funzionari comunali Emanuele Maggiulli, Giuseppe Tondo, Marco Maggio, Salvatore Giannetta, e l’imprenditore Luigi Bleve). Le misure sono state eseguite dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Lecce diretto dal tenente colonnello Giulio Leo, e della compagnia di Otranto, oltre che dai carabinieri, con il reparto operativo diretto dal tenente colonnello Pasquale Montemurro, e dalla polizia provinciale di Lecce, che hanno notificato anche sequestri di immobili e di denaro, comprese strutture turistico-ricettive, stabilimenti balneari, aziende agrituristiche e diverse unità immobiliari che sarebbero stati illecitamente autorizzati o realizzati in violazione delle norme in materia edilizia e paesaggistica. La Procura di Lecce ipotizza l’esistenza di «un consolidato sistema associativo di natura corruttiva politico-imprenditoriale» che riguarda il Comune di Otranto e coinvolgerebbe amministratori e funzionari «troppo vicini» ad alcuni imprenditori del posto: appalti e concessioni addomesticate in cambio di utilità tra cui regali o anche il sostegno elettorale per alcuni politici. Tra gli indagati (con l’accusa di concorso in turbativa d’asta e falso) anche il vicesindaco Michele Tenore: secondo l’accusa (in concorso con i fratelli Cariddi e alcuni funzionari), avrebbero fatto in modo di favorire nell’aggiudicazione di appalti l’altro fratello Stefano Cariddi e il cugino Raffaele Cariddi.
Più nel dettaglio, l’accusa ritiene che i fratelli Cariddi, Luciano commercialista e Pierpaolo ingegnere, a partire dal dicembre 2017 abbiano promosso e organizzato una associazione per delinquere composta anche da funzionari comunali e imprenditori, finalizzata alla corruzione elettorale, per supportare l’ex sindaco Luciano alle elezioni politiche di marzo 2018 e Pierpaolo che gli è subentrato come primo cittadino, e per «la realizzazione degli investimenti economici degli imprenditori amici» attraverso – dice la Procura – «una vera e propria “svendita” del territorio del Comune di Otranto in spregio agli strumenti urbanistici vigenti ed alle norme di tutela del paesaggio». Un meccanismo che avrebbe portato «introiti costanti» allo studio professionale dei Cariddi, perché «la scelta del predetto studio per la progettazione dei lavori delle numerose pratiche (inerente la realizzazione per lo più di strutture turistico-ricettive, ma anche le correlate pratiche di finanziamento) costituiva per il privato garanzia di agevole approvazione da parte dell’amministrazione comunale, essendo i pubblici funzionari consapevoli della riconducibilità dei progetti al predetto sindaco». La Procura di Lecce contesta l’accusa di associazione per delinquere anche al comandante della Polizia municipale di Otranto, Vito Alberto Spedicato, che «si poneva a disposizione» in occasione delle verifiche sulle opere realizzate «preavvisando gli imprenditori dei previsti controlli, così da consentire agli stessi» di evitare i sequestri e inquinare le indagini «anche in relazione a procedimenti pendenti presso l’ufficio di Procura».
Raffaele e Roberto De Santis (insieme a Luigi, figlio di quest’ultimo) rispondono di corruzione per l’autorizzazione rilasciata dai funzionari comunali allo stabilimento Twiga (in realtà mai realizzato, e per la quale proprio nei giorni scorsi sono arrivate le condanne in primo grado). I due, insieme a Luciano Cariddi, avrebbero tentato di far revocare alla Capitaneria di porto un’ordinanza che impedisce la balneazione davanti al tratto di costa interessato, «provvedendo De Santis Roberto a dettare a Cariddi Pierpaolo una lettera di diffida, a suo dire suggeritagli in Regione (…) rivolta al Comune di Otranto affinché si attivasse per risolvere il problema». In cambio dell’aiuto, Raffaele De Santis avrebbe procacciato voci per la candidatura di Luciano Cariddi al Senato nel 2018 nelle liste dell’Udc, «dopo aver fornito peraltro analogo supporto alle elezioni amministrative del 2017 anche a Cariddi Pierpaolo, omaggiando altresì di regali quali pacchi alimentari lo stesso sindaco». Roberto De Santis avrebbe invece, «grazie a suoi contatti in contesti romani», assicurato la candidatura di Luciano Cariddi alle Politiche di marzo 2018, «così vantando un credito e potere contrattuale nei confronti dei fratelli Cariddi tale che Cariddi Pierpaolo, invitato da De Santis Luigi a partecipare quale sindaco ad un convegno con D’Alema esclamava: “Se pure avessi il diavolo e tu Luigi, e te Roberto mi dici, Pierpaolo! Avremo piacere se ci serve la tua presenza, io per voi vengo comunque… indipendentemente!”».
La Procura di Lecce aveva chiesto anche l’arresto ai domiciliari degli imprenditori Luigi Marti e Mario Settembre, rigettato dal Gip che invece ha disposto l’esecuzione della gran parte dei sequestri chiesti dall’accusa: tra questi due agriturismi («Li Damiani» e «De Matteis» di Otranto), «Masseria Longa», due strutture dedicate a servizi turistici di proprietà di Raffaele De Santis e Salvatore Giannetta, e numerosi altri immobili su cui sarebbero stati eseguiti lavori con autorizzazioni rilasciate illegittimamente.