Il Tribunale di Lecce ha disposto altri tre mesi di custodia cautelare in carcere per Nardi e Di Chiaro, Savasta resta ai domiciliari.

 

Inchiesta giudici di Trani, Savasta ammette le tangenti e inchioda Nardi: “Ero in un vortice”

fonte: bari.repubblica.it

Si è detto vittima del collega Michele Nardi ed ha ammesso di aver chiesto 300mila euro all’imprenditore di Corato Paolo Tarantini per archiviare un’indagine che era stata avviata solo per ottenere danaro. L’ex pm Antonio Savasta ha ammesso le proprie responsabilità nel giro di tangenti che ha condizionato l’amministrazione della giustizia negli uffici giudiziari di Trani e punta il dito contro il collega che lo avrebbe fatto finire nel vortice della corruzione.

Per convincere Tarantini a pagare la mazzetta sarebbe stato addirittura realizzato un falso avviso di garanzia. “Era stato letteralmente spolpato” aveva detto l’ex pm durante gli interrogatori dei mesi scorsi al cospetto della pm Roberta Licci. E ancora: “Nardi mi disse di scrivere 300mila euro su un foglio e far avere la busta a Tarantini, io gliela feci arrivare”. Savasta ha ribadito che l’ex collega aveva un forte ascendente su di lui, che si conoscevano da molti anni e che, una volta entrati nel giro delle mazzette, avrebbe esercitato pressioni affinché il sistema non fosse messo in pericolo.

“È vero, ho commesso degli errori e me ne assumo la colpa”, ha detto. La confessione davanti al gip Giovanni Gallo è arrivata durante l’incidente probatorio, nello stesso giorno in cui il giudice ha fatto sapere che Savasta dovrà trascorrere altri tre mesi agli arresti domiciliari. Mentre Michele Nardi e il sovrintendente di polizia Vincenzo Di Chiaro passeranno l’intera estate in carcere, così come ha chiesto la procura di Lecce, che si appresta a chiudere la prima parte dell’inchiesta.

L’acquisizione delle dichiarazioni dell’imprenditore Flavio D’Introno, tramite l’incidente probatorio, ha già permesso di blindare la ricostruzione accusatoria del procuratore Leonardo Leone de Castris e della pm Roberta Licci, che per ora si concentrano su dodici indagati. Oltre a Nardi, Savasta e Di Chiaro, gli avvocati Simona Cuomo e Ruggero Sfrecola, l’immobiliarista Luigi Dagostino, l’ex pm di Trani Luigi Scimè, l’avvocato Giacomo Ragno, il carabiniere Martino Marancia, l’imprenditore Flavio D’Introno, il falso testimone Gianluigi Patruno, l’ex cognato di Savasta Savino Zagaria. Tutti sono accusati di avere avuto un ruolo in quell’azione di svilimento della funzione giudiziaria, che sarebbe stata realizzata sistematicamente a Trani e che ha coinvolto anche altri magistrati, stando alle rivelazioni fatte da Savasta agli inquirenti.

L’ascolto dell’ex pm proseguirà il 19 e il 28 giugno prossimi. Durante l’incidente probatorio ha ammesso le proprie responsabilità anche l’ispettore di polizia Vincenzo Di Chiaro. Questi ha detto al gip Giovanni Gallo di non aver mai preso soldi dall’imprenditore D’Introno, né di aver avuto regalie, ma di aver falsificato firme e atti per una sorta di rispetto nei confronti dell’imprenditore, che intendeva favorire.

 

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