Il sindaco era a conoscenza della torbidità delle acque portuali, ma vuole costituirsi parte offesa nell’eventuale processo

fonte: Matteo d’Ingeo – l’AltraMolfetta – Novembre 2023

Nella mattinata del 26 ottobre scorso, su delega della Procura della Repubblica di Trani, i finanzieri della Compagnia di Molfetta, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari, personali e reali, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Trani Anna Lidia Corvino. 

Le misure cautelari personali, richieste dalla Procura di Trani, sono state disposte nei confronti di Giuseppe dell’Erba, rappresentante legale della società fornitrice di materiale lapideo per i lavori di “messa in sicurezza” del nuovo porto commerciale di Molfetta, sottoposto agli arresti domiciliari; Giuseppe Loliva, direttore operativo nell’ambito dell’ufficio di direzione lavori, nonché responsabile della sicurezza per i lavori di messa in sicurezza del nuovo porto commerciale di Molfetta;

Alessandro Binetti, Responsabile Unico del Procedimento (RUP) per i lavori di messa in sicurezza del nuovo porto commerciale di Molfetta e Dirigente del Settore Territorio del Comune di Molfetta. Per quest’ultimo, e per Loliva, è scattata la sospensione dall’esercizio di pubblici uffici e servizi unitamente al divieto temporaneo di esercitare l’attività professionale per il tempo massimo consentito dalla legge.

Inoltre sono indagati: Bravaccini Marck, direttore di cantiere per conto di CMC Ravenna nell’ambito dei lavori di messa in sicurezza del nuovo porto commerciale di Molfetta;

Calandrini Marcello, nella qualità di capo cantiere per conto di CMC Ravenna nell’ambito dei lavori di messa in sicurezza del nuovo porto commerciale di Molfetta;

Calvi Domenico detto Mimi o Mimmo, alias “Maradona”, dipendente della società Trani scavi s.r.1.;

Dell’Erba Serafina, rappresentante legale della società Trani scavi s.r.1.;

Marconi Renato, in qualità di Direttore dei Lavori per la messa in sicurezza del nuovo porto commerciale di Molfetta;

Tatulli Emanuele, dipendente della società Trani scavi s.r.l..

 

La stessa ordinanza cautelare ha riguardato due società: la “Trani scavi s.r.l.” esercente l’attività di “Preparazione del cantiere e sistemazione del terreno” (rappresentante legale è Dell’Erba Serafina); e la Dell’Erba Gaetano s.r.l.”, esercente l’attività di “Trasporto merci su strada“(rappresentante legate, fino al 31.12.2022, Dell’Erba Giuseppe).

L’ordinanza cautelare del 26 ottobre costituisce l’epilogo di una complessa ed articolata indagine effettuata dalla Compagnia della GdF di Molfetta, diretta dal  Capitano Mercone, con il coordinamento dei pubblici ministeri Giuseppe Francesco Aiello e Francesco Tosto, entrambi della Procura della Repubblica di Trani. L’indagine, avviata a ottobre 2021, è stata sviluppata attraverso l’esecuzione di appostamenti, pedinamenti, intercettazioni, l’installazione di alcune telecamere e l’analisi della documentazione acquisita presso il cantiere e presso gli uffici comunali il 16 febbraio 2022

I reati contestati sono: artt. 356 (Frode nelle pubbliche forniture) e 640 comma 2, n. 1 c.p. (Truffa); art. 256 commi 1 e 2 del D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152 (gestione illecita di rifiuti); art. 5, comma 1, lett. a), art. 6 comma 1, art. 24 (in relazione all’art. 356 c.p.) e art. 25 undecies (in relazione all’art. 256 D.Lgs. n. 152/06) del D.Lgs. n. 231/01 (responsabilità dell’ente per Illecito amministrativo dipendente da reato).

Con la medesima ordinanza è stato, altresì, disposto nei confronti di due società di Trani (fornitrice e subappaltatrice del materiale lapideo) e del rappresentane legale di una di esse il sequestro, funzionale alla confisca, del profitto dei reati contestati, quantificato, complessivamente in euro 250 mila euro, eseguito su beni e disponibilità finanziarie.

Inoltre, il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto il sequestro impeditivo delle aziende e delle quote societarie delle suindicate società il cui attivo patrimoniale complessivo è stato stimato in circa 10 milioni di euro.

L’inchiesta ha messo in luce un collaudato sistema di frode nell’ambito dell’opera di completamento del molo di sopraflutto (“diga a gettata per proteggere il bacino portuale, consistente nella posa di più strati in blocchi, naturali o artificiali. I materiali richiesti dovevano essere chimicamente inalterabili e meccanicamente resistenti, compatti e con un elevato peso specifico, come desumibile dal Capitolato Speciale di Appalto ed era prevista la fornitura e posa in opera di circa 106 tonnellate di materiale da cava, dei quali circa il 60% costituito da “tout venant” necessario per la costruzione del nucleo e il restante 40% da massi in scogliera”).

In particolare, è stato accertato che anziché fornire il materiale previsto dal capitolato speciale d’appalto, è stato utilizzato anche attraverso l’ausilio di documenti di trasporto falsi, materiale riveniente da scavi eseguiti su terreni privati, materiale vegetale nonché materiale di dubbia provenienza, incluso materiale qualificato nella ordinanza cautelare (anche sulla base degli esiti di specifica consulenza tecnica) come rifiuto speciale .

Il materiale illecitamente impiegato sarebbe pari a circa 40 mila tonnellate.

Il Sindaco Tommaso Minervini dopo l’esecuzione dell’ordinanza cautelare ha diffuso una nota stampa che si conclude in questo modo:

«Attorno al nuovo porto commerciale, la più grande opera degli ultimi decenni in Italia, si gioca il futuro della nostra città e dell’intero territorio. Confidiamo nel lavoro della Magistratura alla quale – continua il Primo cittadino – offriamo la massima collaborazione. Immediatamente ci costituiremo parte civile in questo procedimento perché l’Amministrazione comunale, il Comune, è la principale vittima di questi presunti comportamenti che – conclude – mi auguro, quanto prima, si possano chiarire in punta di verità sostanziale oltre che di diritto».

Dello stesso tenore furono le dichiarazioni del sindaco del 17 febbraio 2022, all’indomani della visita dei militari della GdF negli uffici del Comune: “Sono attività che riguardano il sub appaltatore, il comune è indenne, sia sul piano amministrativo che sul piano burocratico… anzi, noi siamo parte offesa e ho già dato mandato agli uffici per costituirci parte civile per l’eventuale risarcimento danni… Ben venga un’indagine per verificare la qualità del materiale usato perchè noi siamo i primi a tenerci della qualità delle acque del nostro mare. Noi facciamo dei monitoraggi assidui per tutta la durata dei lavori nel bacino portuale“.

Quindi il nostro sindaco dovrebbe riferire, nel prossimo consiglio comunale, sulle attività che i suoi uffici hanno messo in atto dal 16 febbraio 2022 fino al 26 ottobre 2023 per evitare che la situazione nel cantiere del nuovo porto degenerasse fino alle ordinanze cautelari di questi giorni.  Ebbene ricordare, per completezza d’informazione, che il sindaco era a conoscenza delle torbidità delle acque nel bacino portuale già dal 22.06.2021, quando il sottoscritto, aveva segnalato, con posta certificata n. 42669, la torbidità delle acque marine nello specchio acqueo del cantiere del nuovo porto commerciale.

Per comprendere meglio questa ennesima storia giudiziaria si rimandano i lettori all’inchiesta pubblicata sul numero di Giugno 2022 – “La lunga storia del porto insabbiato”.

 

 

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