
L’intervista a quasi tre anni dall’insediamento in Procura e al vertice della Dda – fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it
«A Bari non ci sono intoccabili». Parola del procuratore della Repubblica, Roberto Rossi, che a quasi tre anni dalla sua nomina alla guida degli uffici inquirenti del capoluogo e della Dda, la Direzione distrettuale antimafia, traccia un bilancio del proprio lavoro. E ricorda che le indagini hanno perseguito la criminalità organizzata come i colletti bianchi. E che continueranno a farlo, nonostante gli ostacoli a suo dire legati ad alcune novità introdotte dalle recenti riforme della giustizia: in primis il ddl Nordio, che ha cancellato l’abuso d’ufficio.
Fra qualche settimana saranno tre anni che è alla guida della Procura di Bari e della Dda. Qual è il bilancio?
«Ovviamente nessuno può giudicare se stesso e la propria squadra. Grazie agli straordinari procuratori aggiunti e sostituti del mio ufficio, comunque, direi più che positivo».
Ha spesso fatto riferimento a organici ridotti. Qual è la situazione della Procura riguardo ai magistrati e al personale amministrativo?
«Grave. Verificando i flussi dei fascicoli — considerando anche la gravità dei reati nel territorio — gli organici dei sostituti procuratori sono assolutamente inidonei, come ha riconosciuto il ministero della Giustizia aumentando costantemente tale organico. Siamo al 20 per cento di scopertura. Per il personale amministrativo l’organico non è mai stato adeguato all’aumento dei magistrati: siamo di fronte a una scopertura di circa il 25 per cento».
Durante i suoi tre anni da procuratore sono entrate in vigore riforme che hanno cambiato l’amministrazione della giustizia. Quali nuove regole hanno avuto impatto positivo sul vostro lavoro e sulle risposte da dare ai cittadini?
«È difficile dirlo. Perché uno degli errori del legislatore è stato, e continua a essere, modificare continuamente le norme senza aspettare di valutare l’impatto delle precedenti, provocando confusione e smarrimento. Appaiono positive alcune modifiche introdotte dalla legge Cartabia per la semplificazione delle notifiche».
Quali novità vi hanno creato problemi?
«Alcune norme burocratiche del Codice rosso. Appare illusorio ritenere che riempire i pm di adempimenti burocratici li renda più sensibili alle tematiche della violenza di genere. Va detto che a Bari il Codice rosso, grazie all’organizzazione fatta dall’allora procuratrice aggiunta, Annamaria Tosto, esiste da più di un decennio».
L’estate ha portato con sé l’approvazione del ddl Nordio, che ha abolito l’abuso d’ufficio. Qual è il rischio che si corre?
«La mancanza di tutela per il cittadino in alcune ipotesi di sopruso da parte dei pubblici ufficiali e della classe politica».
Ridurre l’utilizzo delle intercettazioni resta un pallino del legislatore, ma la loro utilità dal punto di vista investigativo è indubbia.
«Abbiamo dimostrato, numeri alla mano, che nel triennio 2020-2022 spendendo circa 35 milioni di euro fra intercettazioni, consulenti e indennità abbiamo recuperato 330 milioni di euro derivanti da profitto illecito».
A breve riprenderà l’iter per l’approvazione della Riforma costituzionale della giustizia, con la separazione delle carriere. Quali sono gli aspetti più pericolosi in quel progetto?
«Il condizionamento dei giudici, legato allo strapotere della politica nel Consiglio superiore della magistratura».
Ha fatto spesso riferimento al pericolo che i cittadini possano pensare che farsi giustizia da soli sia più facile e veloce, come è accaduto, per esempio, nel caso dell’omicidio del fisioterapista a Poggiofranco. C’è mancanza di fiducia nella giustizia?
«Se ogni giorno, per ragioni politiche, si descrivono i magistrati come i peggiori delinquenti, come volete che il cittadino abbia fiducia nella giustizia?».
Criminalità organizzata barese: dopo gli arresti che hanno decimato i clan Parisi-Palermiti ci sono segnali di riposizionamento di altri clan, Strisciuglio in primis, in alcuni quartieri del centro.
«Gli arresti comportano inevitabilmente riposizionamenti. I clan che non sono oggetto di misure cautelari si illudono di poter guadagnare spazi. Ma trascurano che presto arriverà anche il loro turno».
Dall’inchiesta “Codice interno”, e da altre attività investigative recenti, è emersa una grande capacità di riciclaggio di denaro sporco in attività di ristorazione, bar, b&b. Il turismo, che sta facendo girare l’economia barese, può essere facilmente infiltrato?
«Facilmente no, ma può essere infiltrato. Dobbiamo tutti vigilare».
Nell’intervista di fine anno parlò di «un fiume di denaro che scorre sotto la città di Bari» e che viene riciclato anche grazie all’aiuto di professionisti.
«Lo abbiamo dimostrato con le inchieste. Avevamo promesso di farlo e lo abbiamo fatto. Non ci sono intoccabili. Continueremo a sanzionare i reati dei colletti bianchi, che aiutano la criminalità organizzata a crescere e radicarsi».
Legato al turismo è il tema dell’abusivismo e dell’evasione fiscale, che è enorme anche in altri settori.
«L’evasione fiscale è il vero problema criminale dell’Italia. L’evasione rovina la concorrenza, nutre la criminalità organizzata, fa perdere la fiducia dei cittadini, facilita la corruzione: soltanto con le false fatture si crea il nero per pagare illecitamente i pubblici ufficiali».
Digitalizzazione: alcuni mesi fa lanciò un allarme sui pochi investimenti fatti per mettere gli uffici giudiziari al passo con i tempi. La situazione è migliorata?
«Pochissimo. Ogni volta che viene introdotto un nuovo programma informatico, il nostro lavoro si blocca. Se il ministero si impegnasse nell’informatica come si impegna a proporre disegni di legge per abrogare l’abuso di ufficio, i cittadini avrebbero una giustizia più rapida».
Tornando a Bari, gli ultimi mesi sono stati caratterizzati da duri scontri politici pre-elettorali nei quali si è cercato di tirare in mezzo la magistratura. Recenti indagini hanno evidenziato casi di inquinamento del voto negli anni passati. Avete avuto segnalazioni di possibili irregolarità anche nella recente tornata?
«Di eventuali indagini non posso parlare».
Ha più volte ribadito che l’amministrazione di Antonio Decaro ha fatto il possibile per contrastare le organizzazioni mafiose. L’antimafia sociale ha un senso o è fatta solo di belle parole?
«L’intera comunità di Bari — amministrazione e opposizione, imprenditori, gruppi sociali — ha creato un potente movimento antimafia che ha cambiato volto alla città, pur nei suoi inevitabili limiti».
Accessi in Procura: gli avvocati possono sperare in qualche cambiamento dopo l’estate o la situazione per il momento resterà invariata?
«Chiariamoci, il provvedimento contestato permette l’accesso agli uffici secondo la legge: cinque ore in uffici centralizzati, dove possono svolgere tutte le attività difensive. Tanto è vero che gli avvocati non hanno impugnato il provvedimento al Tar. Però le modalità di ingresso la legge le demanda al procuratore. Quindi va bene il dialogo, come è stato finora, ma non posso venire meno a miei doveri di organizzare la Procura nel miglior modo che ritengo possibile».