Il procuratore Nitti: «Criminalità ambientale sempre più invasiva e di tipo imprenditoriale»

In Puglia nel 2023 sono stati registrati 3.643 reati ambientali. È quanto emerge dal report di Legambiente «Ecomafia 2024» –

fonte: Gianpaolo Balsamo – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

In Puglia nel 2023 sono stati registrati 3.643 reati ambientali. È quanto emerge dal report di Legambiente «Ecomafia 2024» che nei mesi scorsi è stato presentato snocciolando una serie di numeri che confermano quanto i reati ambientali nella nostra regione, come nel resto d’Italia, sono una vera emergenza nata dalla commistione tra criminalità organizzata, ambientale ed economia.

Con 878 reati e 655 persone denunciate la provincia di Bari occupa il primo posto in Regione, seguita da Foggia dove sono stati commessi 703 crimini ambientali. Ci sono poi le province di Lecce (615 reati), Taranto (353), Brindisi (224) e la Bat (174).

«Il rapporto Ecomafia parla di un ennesimo incremento dei reati ambientali rilevati non di quelli che sono stati realmente commessi», commenta il Procuratore di Trani, Renato Nitti, esperto di reati ambientali essendo stato già consulente della commissione bicamerale di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e sugli illeciti ambientali ad esse correlati. «Purtroppo la rete di servizi di polizia giudiziaria, in modo particolare nella BAT, non è in grado di rilevare tutti gli illeciti che vengono realmente commessi».

Dottor Nitti, lei ha parlato nei giorni scorsi di un massiccio aumento di rifiuti illeciti dalla Puglia verso la Cina

«Facciamo un po’ di chiarezza. Fino al 2018 sia l’Unione europea che gli Stati Uniti d’America inviavano enormi quantitativi di rifiuti plastici verso la Cina. Dal 1° gennaio la Cina ha chiuso il mercato, non prende più plastica da riciclare, causando uno stallo a livello planetario. Da quel momento in poi si sono moltiplicate altre vie di esportazione verso Paesi dell’estremo Oriente che mai avevano manifestato prima un livello tecnologico adeguato per poter gestire il rifiuto plastico tanto poterlo riciclare. Tra le destinazioni ci sono anche Paesi nel Mediterraneo come Tunisia, Turchia. Ma ci sono ancora quantitativi di rifiuti che tratteniamo ancora nel nostro Stato senza che sia assicurata la chiusura del ciclo che avviene, per quanto riguarda i rifiuti plastici, con il recupero come riciclaggio generando nuova materia prima, oppure con il recupero energetico attraverso la combustione. In Italia, purtroppo, per tanti motivi, la qualità della differenziata non è così elevata da consentire un buon riciclaggio e , per la parte che non va a riciclaggio e che è destinato a recupero energetico, non abbiamo impianti sufficienti di termo-valorizzazione. Motivo per cui in Italia, come reazione, si sono verificati e continuano a verificarsi incendi di impianti di stoccaggio. In alternativa abbiamo assistito (specie in Puglia) ad abbandoni di rifiuti sulle strade o in zone meno monitorate come l’Alta Murgia e alcuni territori del Foggiano».

Quali sono gli strumenti investigativi a disposizione?

«C’è un delitto molto importante di cui mi occupavo quando era all’Antimafia a Bari che sono i traffici di ingenti quantitativi di rifiuti. Una fattispecie complessa ed articolata che richiede un certo tempo investigativo. L’altro reato è il singolo abbandono di rifiuti che, però, è una semplice contravvenzione. Se viene fermato un autotrasportatore che abbandona tonnellate di rifiuti anche in una zona vincolata, al massimo si può sequestrare il mezzo. L’arresto in flagranza non è previsto per questa fattispecie perché è una mera contravvenzione. Questo gap normativo sul ciclo dei rifiuti più volte l’ho segnalato in commissione parlamentare evidenziando la necessità che sia introdotta una fattispecie che consenta anche di intervenire con l’arresto in flagranza in queste ipotesi. A fronte di queste esigenze è stato invece introdotto un altro reato di cui non avvertivamo minimamente la necessità che è quello per cui se il singolo cittadino abbandona un rifiuto è reato: per esempio, se un ragazzo abbandona un pallone forato nel parco cittadino commette un reato secondo la legge attuale per il quale siamo costretti fare indagini, il processo con dispendio di risorse».

Quali risorse avete per contrastare simili reati?

«L’abbandono di un rifiuto da parte del singolo cittadino è sicuramente grave ma l’emergenza sono gli abbandoni di rifiuti svolti in modo imprenditoriale per i quali occorre un’attività investigativa sistematica alla quale sono impegnati il Nucleo operativo ecologico dei carabinieri che è sicuramente un’eccellenza ma è formata da poche persone, così come i Carabinieri Forestali che è anche un’eccellenza ma occorre che siano rafforzati e valorizzati ulteriormente. Abbiamo la possibilità di impiegare Guardia costiera, Guardia di finanza ma occorre strutturare bene queste forze in campo ma, al momento, non possiamo contare su risorse sufficienti per poter contrastare un fenomeno che è importante ma sicuramente non il più importante in materia ambientale».

A cosa si riferisce?

«Gli scarichi in falda è un tema fondamentale su cui ci sono intere aree su cui occorre investigare in modo più attento. Stiamo monitorando anche le zone vincolate sulle quali si stanno riaffacciando abusi edilizi in aree paesaggisticamente vincolate. Sulla corretta gestione dei rifiuti, infine, ci sono dei passaggi che non vengono affatto monitorati. Per esempio i rifiuti vengono conferiti nei singoli Comuni presso i Centri di selezione e smistamento e lì come viene fatta la valutazione della qualità della raccolta differenziata ancora non è chiaro. La percentuale di raccolta differenziata è ben diversa dalla percentuale di recupero».

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