Il processo cosiddetto Spadavecchia-Brattoli torna in aula.
Dopo la sentenza di primo grado, terminata con l’assoluzione per Vincenzo Spadavecchia e la condanna a dieci mesi per Cristofaro Brattoli, sarà la Corte d'appello di Bari a occuparsi dei fatti che animarono la campagna elettorale per le amministrative del 2006.
Il procedimento, istruito dal pubblico ministero Giuseppe Maralfa, terminò l’8 luglio 2008. L’assessore fu assolto dall'accusa di voto di scambio “per l’inadeguatezza della prova della sussistenza del fatto”; mentre l’assassino del sindaco Gianni Carnicella fu ritenuto colpevole “per il delitto tentato di violenza privata” a causa di alcune minacce nei confronti del candidato sindaco Lillino di Gioia.
Sentenza cui si sono appellati la procura di Trani e i legali di Brattoli.
Nella seconda sezione penale si procederà al riesame del verdetto di primo grado, sia dal punto di vista delle argomentazioni che portarono al pronunciamento del giudice monocratico Lorenzo Gadaleta, sia delle prove prodotte dal pm.
Due fatti distinti, quelli che hanno visto coivolti gli imputati, unificati in un unico procedimento dalla procura. Fu lo stesso Maralfa, nella discussione che precedette la sentenza di primo grado, a spiegarne il perché, tracciando un quadro non certo esaltante della vita politica locale. Da una parte, la storia dei 200 buoni benzina. Dall’altra, le parole che l’allora candidato del centrosinistra si sentì riferire al termine di un volantinaggio: «Tu non puoi fare il sindaco! Ricordati di piazza Paradiso, pezzo di merda».
Il procedimento conta anche una costituzione di parte civile, quella di Matteo d’Ingeo in qualità di cittadino ed elettore molfettese ritenutosi danneggiato dalla condotta dei due imputati.
Amministrative 2006, l’appello assolve Brattoli
Sentenza assolutoria confermata per Vincenzo Spadavecchia e riforma del giudizio, con assoluzione, per Cristofaro Brattoli.
È il verdetto del processo di secondo grado Spadavecchia-Brattoli celebratosi ieri nella Corte d’appello di Bari.
Dopo circa tre anni, la giustizia si è nuovamente occupata delle vicende accadute nella campagna elettorale per le amministrative del 2006.
Al termine del primo grado di giudizio, l’attuale assessore allo Sport era stato assolto “per l’inadeguatezza della prova della sussistenza del fatto” dall’accusa istruita dal sostituto procuratore di Trani Giuseppe Maralfa di voto di scambio. Mentre per il killer del sindaco Gianni Carnicella fu emessa una condanna a dieci mesi di reclusione “per il delitto tentato di violenza privata” a causa di alcune minacce nei confronti del candidato sindaco Lillino di Gioia.
Sentenza, quest’ultima, riformata in camera di consiglio dalla corte. Che invece ha confermato quanto stabilito nel 2008 nei confronti del politico dal giudice del tribunale di Trani Lorenzo Gadaleta.
Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro sessanta giorni.