
Martedì 29 novembre è stato convocato il consiglio comunale in aggiornamento della seduta dell’14.11.2022. In quella seduta, oltre al ritiro del punto all’odg che riguardava la transazione milionaria per la controversia tra Comune di Molfetta e Consorzio ASI, c’è stato un episodio molto grave che ha visto protagonista il neo presidente del Consiglio Robert Amato. Da più parti è stato denunciato un suo improprio esercizio del proprio potere. Il presidente ha ordinato agli agenti di Polizia Locale di identificare (monitorare) i cittadini che accedevano a Palazzo Giovene. Qualcosa che non è mai avvenuta nella storia molfettese.
Su questa errata interpretazione del Regolamento del Consiglio Comunale vale la pena spendere qualche riflessione, partendo dalle dichiarazioni pubbliche che lo stesso presidente Amato ha rilasciato alla stampa, rispondendo alle proteste da parte di consiglieri comunali e cittadini.
ll presidente Amato si giustifica argomentando così: …”Premettendo che questa Presidenza non ha contravvenuto a nessun regolamento in quanto il Regolamento Interno del Consiglio Comunale con art. 2 affida al Presidente del Consiglio Comunale i poteri di polizia dovendo impartire gli ordini necessari alla sicurezza e che in base all’art. 15 che disciplina l’ammissione del pubblico“… “Questa Presidenza, riscontrando durante i consigli comunali la mancanza di controllo all’entrata di palazzo Giovene, in particolar modo in tarda ora e la presenza di persone non autorizzate a frequentare gli ambienti e gli spazi riservati ai consiglieri per Regolamento, ha ritenuto doveroso disporre del personale della Polizia Locale, addetto alla sicurezza, con le solite 2 unità, dividendole nel piantonamento della sala consiliare al piano superiore e nel controllo al piano inferiore dell’entrata del Palazzo con il monitoraggio, come avviene in tutti i consigli comunali e i pubblici uffici, delle entrate e uscite dei cittadini che avvengono durante l’assise comunale“.
E poi conclude affermando che: “Ritengo fondamentale, oltre che un mio diritto-dovere, garantire la sicurezza dei cittadini, delle istituzioni e del personale comunale che frequentano Palazzo Giovene durante le assisi comunali e la prevenzione di qualsivoglia fenomeno lesivo della sicurezza altrui avendo contezza di chi sia presente o di chi abbia assistito ai consigli comunali“.
Cominciamo smontando “i poteri di polizia del Consiglio esercitati dal Presidente” perchè l’art. 297, della L.C.P. n. 148 del 4-2-1915, è stato abrogato dalla legge 142/1990 e s.m., praticamente un decreto regio risalente a Vittorio Emanuele III,

Pertanto, non solo i poteri a cui fa riferimento Amato non esistono più ma, anche se ci fossero ancora non sono quelli a cui si riferisce lui interpretando a suo piacimento leggi e regolamenti. Cosa dicono i due articoli dell’attuale Regolamento del Consiglio Comunale, che risale agli anni ’70, su ciò che rimane dei suoi poteri?
“Art. 2 – Attribuzione e poteri del Presidente
II Presidente rappresenta il Consiglio e assicura il buon andamento dei suoi lavori nonché dell’amministrazione interna, facendo osservare il Regolamento. II Presidente concede la facoltà di parlare, dirige e modera la discussione, mantiene l’ordine, giudica della ricevibilità dei testi delle mozioni e delle altre proposte fatte al Consiglio, pone le questioni, stabilisce l’ordine delle votazioni, chiarisce il significato del voto e ne annunzia il risultato. I poteri di polizia del Consiglio sono esercitati dal Presidente che impartisce gli ordini necessari, in relazione all’art. 297 della L.C.P., 4-2-1915, n. 148. Qualora sorga tumulto nel Consiglio, il Presidente si alza: è allora sospesa la discussione. Se il tumulto continua, il Presidente sospende la seduta per un dato tempo, o, secondo l’opportunità, la scioglie.
Art. 15 – Ammissione del pubblico
Nessuna persona estranea al Consiglio o ai servizi relativi può introdursi nella sale ove siedono i Consiglieri. II pubblico può assistere alle sedute pubbliche nell’apposito spazio ad esso riservato. Le persone ammesse nei settori appositamente riservati devono essere correttamente vestite, stare a capo scoperto e in silenzio, astenendosi da ogni segno di approvazione o di disapprovazione. Durante le seduce pubbliche saranno ammessi i rappre-sentanti della stampa, assegnando ad essi un apposito tavolino. I vigili urbani saranno incaricati dell’osservanza dei regolamenti e, in seguito all’ordine del Presidente, faranno uscire immediatamente chiunque abbia turbato l’ordine.”
Farebbero bene i consiglieri comunali, in apertura del consiglio comunale di martedì 29 novembre, a chiedere al presidente Amato l’esibizione, e copia, di un qualsiasi ordine di servizio, firmato dal Presidente, impartito agli agenti di Polizia Locale durante il consiglio comunale del 14.11.2022; e se c’è stato un ordine verbale sarebbe ancora più imbarazzante la storia.
Ho seguito il consiglio comunale per 40anni e non mi è mai stato chiesto un documento d’identità. Ma oltre questa irritualità, il Presidente, e gli articoli di riferimento sono chiarissimi, ha competenza sul perimetro dell’aula consigliare e delle stanze attigue; per intenderci, può chiedere l’intervento degli agenti all’interno dell’aula solo nel caso in cui qualcuno stia turbando l’ordine pubblico. E quindi per un grave motivo. E poi, l’aula consigliare Gianni Carnicella e la stanza attigua all’aula non sono Palazzo Giovene, nel senso che un agente di Polizia Locale presente al piano terra di Palazzo Giovene, non prende ordini dal presidente del consiglio comunale ma, eventualmente dal Sindaco o, in subordine, dal proprio Comandante di Polizia Locale.
Quindi Presidente Amato, nessun “controllo al piano inferiore dell’entrata del Palazzo con il monitoraggio dei cittadini”, nessun suo “diritto-dovere, a garantire la sicurezza dei cittadini, delle istituzioni e del personale comunale che frequentano Palazzo Giovene”, ad ognuno le proprie competenze, e Lei si limiti a governare ciò che accade dentro l’Aula Consigliare e negli spazi riservati ai consiglieri. Martedì chieda scusa ai cittadini e noi la perdoneremo perché capita a tutti di sbagliare, in particolare a chi manca l’esperienza e la gavetta politica.
Matteo d’Ingeo