Il pm ricattato da un falso testimone… scelto dall’avv. Ragno

Il pm ricattato da un falso testimone

fonte: Chiara Spagnolo – la Repubblica del 10 maggio 2019

Ricattato da un falso testimone, che voleva 60mila euro per comprare il suo silenzio, l’ex pm di Trani Antonio Savasta chiese una mazzetta a un indagato, promettendogli aiuto in un’indagine. C’e una giustizia totalmente asservita agli interessi personali nei racconti del magistrato, che il 13 maggio (insieme all’imprenditore Flavio D’Introno e al poliziotto Vincenzo Di Chiaro) sarà protagonista dell’incidente probatorio davanti al gip di Lecce Giovanni Gallo.

II procuratore Leonardo Leone de Castris e la pm Roberta Licci lo hanno interrogato tre volte — il 29 gennaio, il 6 febbraio  e il 19 marzo — e ora vogliono fissare le sue dichiarazioni in modo che non si possa più fare retromarcia. Lo spaccato disegnato nei verbali degli interrogatori, del resto, è inquietante. Fatto di ammissioni di responsabilità, di accuse durissime contro l’ex gip Michele Nardi (arrestato insieme a Savasta e Di Chiaro il 14 gennaio per corruzione in atti giudiziari) ma anche di rivelazioni su altre persone coinvolte nel “sistema Trani“. A partire dall’ex pm Luigi Scimè (anch’egli indagato) e finendo a magistrati in servizio presso la commissione tributaria, i cui nomi sono tuttora coperti da omissis. Su alcuni episodi le indagini sono ancora in corso, altri — come la falsa testimonianza di Gianluigi Patruno — sono dati per certi e contestati come reati. Le dichiarazioni di Savasta sul punto, del resto, sono circostanziate. “Nardi mi disse che c’era un teste importante, che avrebbe potuto dichiarare sulle cartelle esattoriali” racconta il pm, riferendosi a un falso processo contro due messi comunali, messo in piedi per favorire Flavio D’Introno.

Il falso testimone sarebbe stato scelto dall’avvocato Giacomo Ragno e da Martino Maranciaun carabiniere addetto alla sicurezza del procuratore Capristo»), entrambi indagati per corruzione. «Patruno serviva alla causa — ha detto Savasta— per costruire una prova falsa». Ma Patruno voleva anche essere pagato. E a spiegarlo chiaramente sarebbe stato l’avvocato Ragno: «Guarda che vuole soldi per confermare le false dichiarazioni“, è scritto nei verbali. All’inizio pare si trattasse di 20 o 30mila euro. Che sarebbero diventati molti di più nel momento in cui il falso testimone si rese conto che le sue parole avrebbero potuto mettere nei guai sia Savasta che Nardi. “Qua la situazione e drammatica — disse un giorno D’Introno a Savasta — Patruno è intenzionato a parlare, sta inferocito, del resto non ha niente da perdere...” E fu proprio D’Introno a suggerire al pm come fare per trovare i soldi per calmare Patruno: “Ti ricordi Tarantini? Lui ti è grato della vicenda del passato, se tu vai e gli dici che è una situazione di urgenza….”. E Savasta cosi fece: andò da Paolo Tarantini (titolare di un’agenzia di viaggi) e gli chiese dei soldi e quello gli rispose di avere già sborsato 200mila euro, probabilmente finiti nelle tasche di Nardi. Per cercare di tenersi buoni tutti, l’imprenditore avrebbe poi pagato anche Savasta, con 60mila euro consegnati alla sorella, 40mila dei quail utilizzati per mettere a tacere Patruno. Rispetto a tali dichiarazioni, rese dal magistrato ai pm di Lecce, una clamorosa smentita arriva però dalla stessa sorella, Emilia Savasta, che agli inquirenti ha fornito tutt’altra versione dei fatti. “Non so nulla di buste consegnate né del loro contenuto — ha precisato — perchè non avevo contezza delle questioni processuali che riguardavano d’Introno“. Smentito anche il fatto che una parte delle mazzette D’Introno le avrebbe versate a Savasta sotto forma di pagamento della ristrutturazione della palestra di Corato, riconducibile alla sorella e al cognato: “Di quella palestra non conosco l’esistenza, disconoscendone la mia riferibilità”, dice Emilia Savasta, precisando di non risultare tra le persone indagate dalla procura di Lecce. Le sue dichiarazioni, evidentemente, stridono con quelle del fratello. Cosi come quelle di Savasta, per molti versi, stridono con quelle di D’Introno. L’unico a restare in silenzio, per ora, è stato Nardi, in carcere dal 14 gennaio.

Utilizzando il sito o eseguendo lo scroll della pagina accetti l'utilizzo dei cookie della piattaforma. Maggiori Informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo. Altervista Advertising (Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.) Altervista Advertising è un servizio di advertising fornito da Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. Dati Personali raccolti: Cookie e varie tipologie di Dati secondo quanto specificato dalla privacy policy del servizio. Luogo del trattamento: Italia – Privacy Policy: https://www.iubenda.com/privacy-policy/8258859 Altervista Platform (Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.) Altervista Platform è una piattaforma fornita da Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. che consente al Titolare di sviluppare, far funzionare ed ospitare questa Applicazione. Dati Personali raccolti: Cookie e varie tipologie di Dati secondo quanto specificato dalla privacy policy del servizio. Luogo del trattamento: Italia – Privacy Policy: https://www.iubenda.com/privacy-policy/8258716

Chiudi