Dopo la narrazione sull’inesorabile triste destino della nostra città fatta nel suo articolo del settembre 2021 “La mia passeggiata e la mia delusione“, il Prof. Luigi Tedesco torna a proporci una sua istantanea senza veli sulla Città Vecchia.
Il nostro centro storico, un limone da spremere – di Luigi Tedesco
Questa mia, è una riflessione sul destino del nostro centro storico, che continua ad essere stuprato da quelli che hanno deciso di utilizzarlo per fare soldi.
Non una programmazione. Non un’idea complessiva. Non una discussione sul futuro. Non una strategia. Solo sfruttamento improvvisato dove si decidono le cose all’impronta e a seconda del vento che gira.
La città vecchia è diventata una sorta di salvadanaio a cui attingere per realizzare attività commerciali legate solo al food, senza curarsi dei contraccolpi sulla qualità della vita dei suoi abitanti e di essa stessa, soprattutto senza preoccuparsi della doverosa tutela ambientale e culturale, prima ancora che della promozione turistica e commerciale.
Un limone da spremere – Un “mangificio” dove si susseguono attivita’ a volte anche volgari dedite alla somministrazione di alimenti e bevande nello spazio di poche decine di metri. Basta vedere quello che accade nei pressi dei Pub e delle altre “mangiatoie legalizzate”, schiamazzi notturni, musica ad altissimo volume che danno come risultato lo scadimento inesorabile dei luoghi fino a scuoterne l’anima. Nonostante le innumerevoli istanze rivolte ai politici e anche alle autorità giudiziarie, nulla si muove e il Luna Park si accende.
Se chi ci ha preceduto nel tempo avesse fatto lo scempio come quello in atto, dove ognuno prende un pezzo e ne trae profitto, oggi non avremmo la testimonianza del passato, ma un collage di brutture miste a sciattonerie urbanistiche.
Ma da un po’ di tempo, senza alcuna programmazione politica, è cominciata la predazione, tesa ad un unico obiettivo: monetizzare e trarre profitto da ogni buco, da ogni strada e angolino del centro storico. Questo sta succedendo a Molfetta vecchia, senza più possibilità di ravvedimento, questo è successo, senza che una coscienza collettiva avesse uno scatto di orgoglio e protestasse. Molfetta vecchia sta diventando una Disneyland qualunque, che annienta le tracce del passato, imponendo un modus vivendi inaccettabile.
E che dire dello scempio dei B&B che spuntano dall’oggi al domani? Anch’essi stanno snaturando il volto della città vecchia, solo trolley che rullano sulle chianche.
Oggi si contano nel centro storico (fonte booking) ben 17 alloggi di vario genere e molti altri ne saranno pronti tra un po’, basta passeggiare per vedere quanti cantieri sono aperti.
Gli “squali” del profitto non hanno acquistato per viverci, per carità, ma unicamente per trarre profitti e scappare a casa a fine giornata! Nelle loro case lontane dal centro storico, confortevoli, dove c’è silenzio ed è possibile riposare. Sfiderei gli “squali” a vivere in mezzo a noi abitanti, tra musica ad alto volume, chiacchiericcio delle persone, assordanti e mostruosi aspiratori, odori a volte nauseabondi, bottiglie di birra disseminate qua e là.
C’è da rimanere pietrificati, noi siamo gli ospiti e loro i padroni!
Si sporca impietosamente, si posizionano i cassonetti anche a ridosso delle facciate storiche, al cospetto del Duomo, sotto l’Arco di ingresso, si butta immondizia nei cestini, nelle fontane, sulle colonnine dell’energia elettrica.
All’ingresso di Piazza Municipio troneggiano una serie di bidoni della spazzatura di un bar delle vicinanze; in piazza Municipio sostano selvaggiamente bidoni a ridosso della sala dei Templari e della nuova sede della Pro loco; all’ ingresso di via Piazza, sul lato destro fanno bella mostra di sé una serie di bidoni della spazzatura tenuti nascosti alla vista dei tavolini e dei divanetti, ma esposti impietosamente alla vista del passante e del visitatore; alla sinistra dell’arco l’ennesimo sfregio al luogo, un volgarissimo open shop 24 h; al varco che si apre verso il Duomo, oltre alle auto eternamente parcheggiate sul piazzale (dove è vietato sostare per più di mezz’ora, a prescindere se il varco sia aperto o meno) una bella sequela di bidoni relativi ad una nuova “mangiatoia/bar” fanno da cornice ad un monumento nazionale.
E che dire della sosta selvaggia? In teoria mezz’ora è la massima sosta consentita. Entrate nel centro storico a qualunque ora e noterete quante auto sono parcheggiate anche per giorni interi, perché è notorio che la sosta vietata rimane non sanzionata. Già, perchè sulle strisce blu si paga mentre nel centro storico il parcheggio è gratuito e fuori controllo. Nessun ausiliario della sosta o vigile urbano si avventura. E che dire del fatto che a dicembre 2021 è stato acquistato il temporizzatore elettronico per impedire che le auto potessero sostare oltre la mezz’ora? Uno scherzetto che ci è costato decine e decine di migliaia di euro e mai entrato in funzione.
Ed ancora, provate a passeggiare per una qualunque via che non sia quella principale, ci sono rivoli di percolato e deiezioni, che casualmente vengono ripulite dalla pioggia, ma certo non dalla mano dell’uomo. Dobbiamo fare dunque la danza della pioggia per sperare di vedere pulite le strade.
Si dirà che tutto ciò è il progresso, si dirà che i centri storici non possono che avere questa vocazione “mangereccia e volgare”.
Visione miope: quando i connotati del centro storico saranno definitivamente alterati dallo sconquasso urbanistico e dai repentini cambi di destinazione d’uso, tutto si ritorcerà a danno degli stessi imprenditori! I visitatori e i turisti sono di bocca buona e non si inoltreranno in un centro storico senza alcun fascino. Loro cercano la magia delle viuzze, vogliono perdersi nelle stradine, indugiare negli spazi, vogliono ammirare le facciate dei palazzi, vogliono passeggiare senza l’ingombro delle auto parcheggiate e il rumore fastidioso della musica ad alto volume, vogliono trovare luoghi di ristoro tranquilli e accoglienti. La rivalutazione e la valorizzazione non può passare attraverso il pensiero unico delle attività del food and beverage e dei B&B, richiederebbe sforzi di immaginazione, richiederebbe una visione, richiederebbe attività calibrate e in linea con il genius loci, richiederebbe un dialogo costante con gli abitanti che non sono il nemico da eliminare. Gli imprenditori non volgono mai lo sguardo intorno, si interessano solo del proprio orticello, tirano a lucido i loro spazi, si attivano per ottenere più spazio all’aperto sottraendo spazio sottraendo vivibilità a chiunque abiti nei dintorni, sgomitano per ottenere un decibel in più, imbarbariscono molte vie con file di luci e tavolini completamente decontestualizzati. Considerano gli abitanti una zavorra che va silenziata e guai a protestare.
Visione miope e poco lungimirante si diceva. Estromettere gli abitanti escludendoli da qualsivoglia discussione e costringendoli a migrare altrove, snaturerà, nello spazio di un mattino, questi luoghi che non saranno più presidiati, vigilati e curati. Quella magia che aveva indotto e induce gli imprenditori a scegliere il centro storico per iniziare attività commerciali si spegnerà molto presto, nel passaggio verso una sguaiata pacchianeria fatta di rumori, musica assordante, odori sgradevoli, luci invadenti e macchine in doppia fila. E allora certo che anche le attività commerciali salteranno, schiacciate dalla loro stessa tracotanza.
Ci vuole tanto a capire che nel centro storico bisogna vivere e lavorare in punta di piedi se si vuole conservarne la purezza e la preziosità? Questo è il salvadanaio della città! Ci vuole tanto a capire che se imbarbariamo le strade e i luoghi, verrà a mancare ciò che spinge i visitatori a sostare e a trattenersi? Ci vuole tanto a capire che è interesse di tutta la collettività preservare l’ambiente urbano? Ci vuole tanto a capire che solo preservando l’ambiente urbano assicuriamo a tutti un futuro? Già molto tempo è stato perso, ma se cominciamo a essere consapevoli della rivoluzione a senso unico in atto, forse riusciamo ancora a salvare qualcosa, cambiando la rotta della “turisticizzazione” tout court. Dobbiamo esercitare il diritto di vivere in una città, non in un carrozzone-mercato sfruttato che toglie la dignità. I residenti, e non solo quelli, chiedono di vivere e non di sopravvivere nel luogo dove abitano, in uno sforzo doveroso di convivenza con le attività di impresa. Ci sarà qualche politico disposto a raccogliere questa sfida, che vorrà dare risposta a queste domande? Si dice che questo modo di concepire i centri storici-luna park sia espressione di modernità, ma scimmiottare altri centri storici vicini, come Trani o Polignano, dove è evidente lo snaturamento dei luoghi, fa della vorticosa girandola del profitto il fallimento stesso della promozione turistica.
Allora voglio essere antico. Io sono altro. Io sono stanco.