
Nei giorni scorsi mi ha incuriosito la notizia che riguardava l’allenatore di una squadra locale di calcio femminile che era stato oggetto d’insulti da parte di un cittadino bitontino, con bestemmie rivolte anche alla sua famiglia. Pur senza conoscere il motivo della disputa, l’episodio è da condannare, tuttavia non sono rimasto sorpreso più di tanto, dal momento che il mondo del calcio è diventato ormai terreno fertile per simili episodi.
Per capirne di più sono andato a farmi un giro sul profilo facebook dell’allenatore in questione e la mia curiosità si è trasformata subito in meraviglia.
A parte il commento di un dirigente della stessa società di calcio che ha scritto: “Certa gente dovrebbe marcire in carcere,...”, molti altri amici si sono indignati e hanno espresso solidarietà all’amico allenatore per le invettive ricevute dal tifoso-cittadino bitontino di cui non si conosce l’identità (perché dovrebbe marcire in carcere…forse un pregiudicato?).
Ma questi stessi commentatori non hanno mai espresso disagio, o disappunto, sul linguaggio usato dal loro amico allenatore. Negli ultimi mesi sembra che il sig. Diego IESSI, a tempi alterni, sia ossessionato da qualche suo possibile “nemico” o “concorrente” a cui si rivolge virtualmente parafrasandolo, con tutte le possibili declinazioni, dandogli del “trimone”. Nella sua pagina FB c’è una “carrellata” di post sull’argomento. Ne riporto solo alcuni.
Senza scomodare esperti, o difensori di patrimoni linguistici, la parola “trimone” è un termine tipico del barese e di altri dialetti pugliesi, che significa, a seconda dei casi, “stupido, sciocco” o “atto della masturbazione”.
E’ pur vero che Caparezza ha citato la stessa parola nel titolo della canzone “Felici ma Trimoni”, e che l’ex sindaco di Bari Michele Emiliano rispondendo per le rime , in barese, ad uno studente che lo aveva definito “trmon” per non avere chiuso le scuole dopo un nubifragio, ma il termine “tremon” rimane sempre un insulto (che sottende sempre una provocazione). Una nota stonata nel linguaggio di chi è ben educato. E negli ultimi mesi la pagina facebook del sig. Diego Iessi è piena di questi insulti contro ignoti. Ognuno è libero di comunicare come crede ma in questo caso bisogna fermarsi un attimo e riflettere.
Diego Iessi non è un cittadino qualunque, è un allenatore di una squadra femminile di serie A; quindi non solo è un personaggio pubblico ma dovrebbe essere un dispensatore di buoni principi e di modelli comportamentali basati sul rispetto delle regole nello sport e nei rapporti umani e sociali.
Ma il “mister” Iessi, come lo chiamano, non è solo questo. Il sig. Diego Iessi è un dipendente del Comune di Molfetta con importanti responsabilità in tantissimi procedimenti amministrativi proprio in ambito sportivo. Pertanto, anche per questo, la sua immagine è pubblica e Iessi non dovrebbe usare questo linguaggio perché potrebbe essere inteso, specialmente dai più giovani, come una normale e corretta comunicazione.
Né possiamo giustificare tutto perchè certi termini sono entrati nel nostro linguaggio corrente quasi a diventare un intercalare della nostra lingua. No, questo proprio no, questo tipo di comunicazione lasciamola a chi deve ancora imparare l’alfabeto del vivere civile.
Pertanto, proprio perchè il mondo è anche fatto da “trimoni a vento” (di persone loquaci che dicono molte sciocchezze), invito il sig. Diego Iessi a cancellare dal suo profilo FB questi quadretti di cattiva comunicazione che potrebbero, come già accaduto, provocare reazioni scomposte e di basso profilo. Questo post è stato inviato, con una nota di accompagnamento, al Sindaco e al Segretario Comunale di Molfetta affinché ci sia più attenzione sul Codice di comportamento dei dipendenti pubblici anche sull’utilizzo personale dei social network per tutelare l’immagine della Pubblica Amministrazione.
di Matteo d’Ingeo




