All’indomani della forte deflagrazione avvenuta domenica sera in vico II Madonna degli Angeli ci ritroviamo, per l’ennesima volta, a leggere dichiarazioni riciclate rilasciate da sottoposti del Sindaco Senatore. Il candidato e segretario del PdL, Pasquale Mancini, probabilmente sosteneva le stesse cose quando era assessore nella giunta d’emergenza del dopo Carnicella, ed anche allora tutto era sotto controllo e si chiedeva solo il potenziamento delle forze dell’ordine; mentre le forze di polizia Municipale venivano decimate con le richieste di valenti vigili urbani, appena freschi di concorso, che improvvisamente chiedevano di essere trasferiti in altri uffici. Oppure, mentre il comandante della P.M. dell’epoca, De Pinto, denunciava di avere pochi uomini per il controllo della città e della sicurezza dei cittadini, si distaccavano vigili urbani presso il Comitato Feste Patronali per raccogliere fondi insieme ai questuanti.
Pasquale Mancini continua a fare propaganda, come altri adepti del Sindaco, per esempio, sulla questione della video-sorveglianza.
E’ chiaro che l’amministrazione non ha più nulla da dire, se ritorna a parlare di cose che aveva già promesso l’anno scorso, quando erano esplose le prime bombe in città.
Ci dicano che fine hanno fatto le numerose videocamere sparse in città andate fuori uso, da subito, e mai ripristinate.
Avremmo evitato tanti episodi criminosi se la video-sorveglianza avesse funzionato. Gli autori degli ultimi incendi di auto in Piazza Margherita di Savoia, o sarebbero stati individuati o, per lo meno, le stesse telecamere avrebbero costituito un elemento di disturbo atto a prevenire l’atto criminoso.
La città ha sicuramente bisogno di avere fiducia nelle forze dell’ordine che dovrebbero in questo momento, come accadeva negli anni ’90, coordinarsi ed operare in sinergia in un territorio abbandonato a se stesso dall’amministrazione che ci governa.
Se è vero che la prima azione di contrasto alle attività criminose e illegali presenti sul territorio è la prevenzione, si smantellino subito tutte le postazioni di operatori ortofrutticoli sparsi in città, revocando subito autorizzazioni rilasciate in contrasto al codice della strada e individuando le eventuali responsabilità di chi le ha rilasciate.
La città si è espansa notevolmente e questi operatori, se volessero lavorare nella legalità, potrebbero essere spostati in periferia e risistemati in aree attrezzate idonee a garantire il decoro e l’igiene, nel pieno rispetto delle leggi e regolamenti.
Questa attività preventiva serve ad evitare che eventuali azioni criminose, come gli incendi già avvenuti, possano creare pericolo per i cittadini che abitano nei pressi delle bancarelle di questi operatori.
L’azione di supporto alle forze dell’ordine deve partire dal palazzo di città con azioni concrete e non con proclami e propaganda.
Anche le dichiarazioni di solidarietà nei confronti del Presidente dell’ASM per la presunta campagna diffamatoria nei suoi confronti non bastano.
E' stato lo stesso Francesco Nappi, nel consiglio comunale del 27 marzo, a dichiarare in aula che in città si sono verificati alcuni "fatti che si ritengono lesivi dell'immagine dell'azienda e di chi la rappresenta". In particolare, Nappi, ha fatto riferimento alla "comparsa di frasi ingiuriose del presidente dell'ASM, tramite manifesti abusivi scritti a mano ed affissi, fatto che si è ripetuto per due volte nell'ultimo mese" ma che Nappi ritiene abbia radici antiche da ricercare anche nell'impiego di alcuni lavoratori "ex indultati" presso l'ASM.
Se è vero che i manifesti denunciavano presunte “infiltrazioni malavitose” nell’azienda, non basta esprimere solidarietà, ma è compito dell’amministrazione comunale, anche con una commissione d’inchiesta interna, verificare se, all’interno dell’azienda ASM, avvengano particolari episodi di vessazioni, intimidazioni, minacce o altri episodi che possano creare turbativa alla normale attività aziendale.
Basta con questo atteggiamento tendente a minimizzare questi gravi episodi.
L’amministrazione e il suo Sindaco diano segnali forti alla città in tema di sicurezza e prevenzioni di attività criminose.
Caro Matteo,
non si comprende bene, se i manifesti “a scomparsa”, denunciavano le infiltrazioni mafiose, oppure provenivano dagli stessi infiltrati e/o infiltrandi…
Il concetto espresso nell’ultima parte dell’articolo è un po’ contraddittorio chi denuncia chi e per che cosa, tra quelli dei “manifesti a scomparsa” e il presidente, poiché sembra, leggendo il tuo articoli che si accusino delle stesse cose, reciprocamente (e chissà…).
Io ritengo che i manifesti non centrino nulla con le c.d. “infiltrazioni”, basta rileggersi gli articoli su live, scritti illo tempore, corredati dalla documentazione fotografica degli stessi, per rendersi conto che, dal modo come erano scritti, palesavano un malcontento interno, per il tipo di gestione delpersonale interno di “lungo corso” (insomma, erano di protesta sul tipo di menage presidenziale).
Gli infiltrati, hanno altri metodi, meno plateali e più di sotanza…
Capisc a mè. Aspetto una Tua.
Segue…
Attenzione a non ingenerare confusione, perché proprio questa è la principale alleata della criminalità organizzata.
Quella è gente che non ammette disdette di compromessi, dopo la campagna elettorale, è questo il vero problema, in città lo sanno tutti che con certe famiglie… i patti elettorali, non si possono fare… e se si fanno è facile che si possa essere vittime della loro insistenza… (chiamiamola così).
Tutto qua, sic et simpliciter, evitiamo di prestare il fianco a soggetti interessati solo a sollevare polveroni ed interessati a non far emergere questa cosa semplicissima che d’altronde tutti a Molfetta conoscono perfettamente (basterebbe chiedere agli ex indultati di cui tu parli per chi hanno votato e sciogliere immediatamente l’arcano).
C’erano due sottosezioni, due comitati elettorali molto particolari, su corso fornari alle ultime elezioni, uno nella parte alta e l’altro nella parte bassa, facenti parte della stessa compagine politica.
Due comitati, molto particolari e molto ben frequentati, uno subì il “Blak Out”, mentre l’altro, rimase operativo…, aimé…, ma era molto “ben frequentato”.
Falko
Marko Ramius – da Ottobre Rosso –
Su questo tema è stato detto e scritto tutto ed il contrario di tutto.
Provo allora ad esprimere un concetto molto semplece:
a Molfetta, c’é la malavita organizzata, non v’é dubbio e chi dice il contrario o è professionalmente un incapace, oppure, peggio, è in malafede; ci sono alcune famiglie che si contendono il controllo del territorio, i quartieri, le attività criminali di ogni genere ad iniziare dalla bancarella selvaggia.
Quando questi equilibri criminali, queste consorterie mafiose, queste spartizioni concertate tra le varie famiglie, delle attività illegali altamente lucrative (spaccio, contrabbando, racket, usura, ecc.)saltano, iniziano inevitabilmente le esplosioni, gli incendi e, tutta una serie di atti che toccano il loro apice, poi, nelle uccisioni (e speriamo non si arrivi mai a toccare quest’apice, ma di questo passo…, ho i miei dubbi).
E’ semplicemente questo, quello che sta avvenendo a Molfetta. A questo punto il quesito conseguente è altrettanto semplice: chi ha veramente interesse a ristabilire l’ordine pubblico e la legalità a Molfetta?
La questione morale in politica come nell’ASM è ben lontana da essere un questione prioritaria.
E’ vecchia la storia di una ASM dove si entra solo, ovvero prevalentemente per raccomandazione. E’ vecchia la storia che le promozioni nell’ASM si hanno o perchè sei/sei stato sindacalista o perchè hai sostenuto questo o quel candidato.
E’ vecchia la storia che un certo personaggio, dipendente ASM che aveva fatto campagna elettorale per un certo ex presidente per due tornate elettorali, fin dalla prima andava già dicendo che gli avevano promesso il posto da vigilatore (cosa puntualmente avvenuta).
E anche altrettanto vecchia la storia (ma da tutti ignorata) che su certi personaggi ci sono già avvisi di garanzia a iosa, che all’ASM ci sono mezzi, attrezzature, materiali e la stessa ex discarica Coda della Volpe sotto sequestro per irregolarità non certo da poco.
E voi sperate che si affrontino certe tematiche?
Sogni d’oro!!!
Qualcuno potrebbe eccepire che l’andazzo nell’ASM non centra nulla con la questione delinquenziale-mafiosa ormai di grande attualita a Molfetta. Bene voglio allora riportarre la definizione del reato di associazione mafiosa: “L’associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessione di autorizzazioni appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per se o per altri ovvero al fine di impedire o ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a se o ad altri in occasione di consultazioni elettorali”
Allora il voto di scambio è o non è reato di associazione mafiosa? Pare che tutti l’abbiano dimenticato ovvvero che questi comportamenti ormai non rappresentino più una violazione di legge con buna pace dei soliti raccomandati.
L’annuncio c’é già stato, in occasione dell’inaugurazione dei “cassonetti a scomparsa” e, come consuetudine, qualche giorno prima della consultazione elettorale: 18 lavoratori saranno stabilizzati. Nulla da eccepire a riguardo, 18 famiglie tratte in salvo dalla crisi economica, ma perché farlo giusto qualche giorno prima della consultazione elettorale? Per chi stanno votando queste 18 famiglie? E questo per quanto riguarda il voto…., giusto per ricollegarmi al tema posto dall’ultimo intervento, il quale, tra l’altro, in stretta connessione, al voto…, pone anche quello del condizionamento mafioso. E allora, a questo punto e, conclusivamente, occorrerebbe chiedere chi sono questi 18 lavoratori e come stanno messi sul casellario… Alla fine, traete voi le conclusioni. Ah dimenticavo, il vigilatore di cui sopra, quello delle due campagne elettorali fatte per l’ex presidente, è per caso lo stesso che notoriamente vende salsiccie arostite alla fiera, circondato dalla sua numerosa corte dei miracoli, una corte che massicciamente vota secondo le indicazioni elettorali impartite dal capo clan, noto ai più come “cicciobello”!