Il movimento politico di Matteo d’Ingeo torna sui beni confiscati alla malavita ma non ancora assegnati a favore della collettività
di La Redazione (www.molfettalive.it/…)
Il Liberatorio Politico torna sui beni confiscati alla malavita cosiddetti "dormienti", vale a dire non ancora assegnati secondo la legge a favore della collettività e lo fa alla luce di un emendamento presentato alla legge finanziaria in Senato che prevederebbe la vendita di tali beni a privati.
Una possibilità contro la quale si è espressa l’associazione antimafia di don Luigi Ciotti "Libera", di cui il coordinatore del Liberatorio Matteo d’Ingeo annuncia la prossima costituzione nella nostra città.
"Vogliamo che lo Stato sequestri e confischi tutti i beni di provenienza illecita, da quelli dei mafiosi a quelli dei corrotti. Vogliamo che i beni confiscati siano rapidamente conferiti, attraverso lo Stato e i Comuni, alla collettività per creare lavoro, scuole, servizi, sicurezza e lotta al disagio".
«Con queste parole – scrive il Liberatorio – si apriva la petizione popolare che “Libera” (Associazione antimafia di don Luigi Ciotti) ha presentato nel 1995. L’intenzione era di chiedere la riforma di una legge ormai vecchia (legge n.646/1982) che regolava in maniera insoddisfacente proprio la confisca dei beni. A favore della petizione, si raccolsero un milione di firme, e rappresentò un momento importante di sensibilizzazione e riflessione sull’importanza del recupero e riutilizzo dei patrimoni accumulati illecitamente.
Da quella petizione nacque la legge 109/’96 per il "riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati ai mafiosi".
I beni confiscati – spiega la nota – possono comprendere aziende; beni mobili (denaro, mezzi di trasporto, apparecchiature informatiche etc.); beni immobili (case, terreni, fondi). Per le aziende lo Stato ne dispone l’affitto, la vendita o la liquidazione e il ricavato si riversa nel Fondo Prefettizio; i beni mobili vengono trasformati in denaro contante e riversati nel Fondo Prefettizio; e i beni immobili vengono assegnati ai comuni o mantenuti al patrimonio dello Stato.
I beni immobili possono essere conservati al patrimonio dello Stato per specifiche finalità istituzionali (giustizia, ordine pubblico, protezione civile) oppure possono essere anche trasferiti al patrimonio del Comune nel quale si trovano, per finalità sia istituzionali che sociali. Il Comune, acquisito il bene, ha un anno di tempo per decidere se amministrarlo direttamente oppure assegnarlo in concessione, a titolo gratuito, a: comunità, enti, organizzazioni di volontariato, cooperative sociali, comunità terapeutiche e centri di recupero per tossicodipendenti.
Se il bene è stato confiscato per reato di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, viene senz’altro trasferito al patrimonio del Comune e assegnato preferibilmente ad associazioni, comunità o enti per il recupero di tossicodipendenti.
La legge 109 /’96 è ormai operativa da tempo in tutto il territorio nazionale ed anche in Puglia, ma molti di questi beni, consegnati dal 2001-’02, sono ancora, come si suole dire, “dormienti”, cioè, sequestrati alla malavita organizzata, messi dallo Stato nelle mani dei Comuni, da anni, ma non ancora destinati, dalle varie amministrazioni comunali, ad attività sociali finalizzate.
A Molfetta sembra che siano “dormienti” non solo i beni confiscati ma – continua la nota – anche il Sindaco, l’Assessore e il Dirigente al Patrimonio sono da anni assopiti ed hanno dimenticato di fare i bandi per l’assegnazione dei beni confiscati destinati ad utilità sociali».
Cinque sono i beni confiscati alla criminalità organizzata presenti nella nostra città tra terreni agricoli, appartamenti e locali generici, consegnati dall’Agenzia del Demanio al Comune già nel 2001.
E’ cronaca parlamentare recente l’emendamento alla legge finanziaria presentato al Senato in cui è prevista la vendita all’asta degli immobili confiscati, trascorsi 90 giorni dalla loro mancata assegnazione.
Il Liberatorio attacca il Governo Berlusconi paventando la possibilità che la criminalità attraverso prestanome possa tornare in possesso di quanto sequestrato. Possibilità contro la quale si è schierata e mobilitata l’associazione Libera di don Luigi Ciotti attraverso una petizione nazionale che chiede a governo e Parlamento di ritirare l’emendamento contestato.
E un presidio di Libera nascerà a giorni anche a Molfetta che, afferma d’Ingeo «avrà come primo obiettivo di lavoro la richiesta di riutilizzo, a scopi sociali, dei beni confiscati alla criminalità organizzata molfettese utilizzando il bando regionale “Libera il bene”.
Infatti la Regione Puglia attraverso l’Assessorato alla Trasparenza e Cittadinanza Attiva promuove il riuso dei beni confiscati alla criminalità organizzata per scopi sociali, economici e di tutela ambientale. Saranno erogati ai Comuni, che ne faranno richiesta, contributi fino a 750.000 euro per la ristrutturazione o adeguamento dei beni confiscati, la loro rifunzionalizzazione attraverso l’acquisto di forniture (attrezzature, arredi, macchinari, veicoli, ecc.) e la gestione del primo anno di attività.
Il sindaco Azzollini intervenga direttamente in parlamento affinché l’emendamento presentato al Senato venga cancellato perché vanificherebbe l’impegno antimafia di 15 anni e tradirebbe chi, a cominciare da Pio La Torre, ha pagato con la propria vita l’impegno per sottrarre ai clan le ricchezze accumulate illegalmente.
Nella speranza che questo ultimo desiderio sia accolto dal Sindaco chiedo – conclude d’Ingeo – che il primo bene confiscato assegnato per scopi sociali sia intitolato al sindaco Gianni Carnicella caduto sotto il fuoco di quel mondo criminale a cui vogliamo sottrarre simbolicamente i beni accumulati anche sulla pelle di tanti giovani che negli anni ’90 sono morti per overdose nelle nostre strada e dimenticati da tutti».