IL GRILLO PARLANTE – Intervista a Matteo d’Ingeo – 1 giugno 2018

Intervista del Direttore Sergio Magarelli apparsa sul mensile cittadino “L’altraMolfetta il 1° Giugno 2018 con la seguente nota di presentazione:
No, non è un nuovo appellativo. E nemmeno un titolo ad effetto per questa intervista. Tantomeno un subdolo omaggio al padre fondatore dei pentastellati. Qui si tratta di inquadrare il profilo di Matteo d’Ingeo sotto reali spoglie. Quasi sempre inascoltato, politicamente “emarginato”, impropriamente inquadrato come recidivo “rompiscatole”, è invece la voce critica della nostra coscienza comunitaria. Di collodiana memoria. Da moltissimi anni affronta con coraggio e determinazione il suo impegno civile e politico, analizzando con caparbietà ed efficacia tutte le problematiche della città. E anche questa volta ha qualcosa da dirci, con schiettezza, come sempre.
 
Quali situazioni o riflessioni ti hanno portato a non candidarti nelle scorse amministrative del 2017?

Le scadenze elettorali sono sempre state un incidente di percorso per chi pratica quotidianamente la cittadinanza attiva. Nell’ultima tornata amministrativa, dopo aver verificato che non ci fossero le condizioni di collaborare con altre aggregazioni politiche, abbiamo deciso di rimanerne fuori. Purtroppo negli ultimi anni abbiamo dato fiducia alle persone sbagliate che hanno solo strumentalizzato, e usato, il nostro lavoro sul territorio. Non serviva un altro candidato sindaco solo per far opposizione in consiglio comunale. L’opposizione si può fare anche, e soprattutto, fuori dal Consiglio e noi la facciamo da 12 anni senza esclusione di colpi. Siamo il movimento civico “attivo” più longevo della storia politica molfettese e a differenza di tanti movimenti e liste civiche che nascono un mese prima delle elezioni amministrative e muoiono subito dopo, noi godiamo di ottima salute e speriamo in tempi migliori per progetti politici alternativi.

A quasi un anno dall’attività amministrativa della Giunta Minervini, che opinione hai del lavoro fin qui svolto?

Nessuna opinione perché il giudizio su questa Amministrazione, oggi, non può essere diverso da quello espresso nel momento del suo insediamento. Un cartello informe di anonime liste civiche che già non avevano neanche una sede fisica prima, e durante la campagna elettorale, per poi scomparire del tutto dopo due mesi. Solo una lista ha aperto una sede ma è sempre chiusa, serve solo a marcare il territorio con la propria insegna. Una Giunta senza una precisa identità politica che spesso affida la propria promozione all’Assessore al marketing che su Facebook rilancia annunci di improbabili azioni amministrative mescolandole alla propaganda delle sue polizze assicurative. Senza parlare del grave incidente di percorso dell’assessora Germano

Che cosa ne pensi di quella vicenda?

In campagna elettorale avevamo già segnalato alcune discutibili presenze in alcune liste civiche e la signora Germano era una di queste, già come semplice candidata al Consiglio comunale. Quando è diventata Assessora, i dubbi sono aumentati e quando è stata sequestrata l’azienda del marito il cerchio s’è chiuso. Ancora oggi ci chiediamo come il sindaco Tommaso Minervini abbia potuto nominare in Giunta Comunale una sconosciuta per il popolo molfettese, senza alcun titolo o competenza amministrativa, residente nel territorio di Bitonto e moglie di un signore ritenuto dal Tribunale di Bari “per le sue condotte, socialmente pericoloso”. Un fatto molto grave che dovrebbe far riflettere su possibili “infiltrazioni” nella giunta Minervini.

Puoi evidenziare altre criticità riscontrate in questo anno?

Non basterebbe il vostro giornale a contenerle… comunque ce ne sono tante e una tra le tante riguarda la storia infinita del porto. La Giunta Minervini il 14.5.2018 con la delibera n.136 ha approvato il nuovo progetto per il completamento e messa in sicurezza del nuovo porto di Molfetta. Dopo 14 anni, come il “gioco dell’oca”, lo stesso Tommaso Minervini trova negli armadi comunali i suoi scheletri e torna indietro al punto di partenza.

Perché?

Perché forse non tutti sanno che Tommaso Minervini, prima ancora di Antonio Azzollini, è, in un certo senso, il primo responsabile politico di tutto ciò che ha fatto scattare l’indagine sulla costruzione del nuovo porto commerciale. Era lui sindaco quando nella stessa mattinata del 1° luglio 2004, la sua Giunta, a pochi minuti di distanza, deliberò prima l’Approvazione del documento preliminare della progettazione del completamento della diga foranea e banchinamento del nuovo porto (Delibera n. 295) e subito dopo l’Approvazione del progetto d’indagini e bonifica da ordigni bellici. Importo complessivo € 341.000,00 (Delibera n. 296). L’iter del procedimento della costruzione del nuovo porto e la bonifica bellica continuarono ad andare avanti di pari passo, nonostante la ditta Lucatelli, incaricata dalla Giunta Minervini di bonificare le zone portuali interessate alla costruzione del nuovo porto, dall’ottobre 2005 fino a Gennaio 2006 aveva interrotto il lavoro appaltato.

Per quale motivo?

Il motivo era molto grave; in una zona localizzata all’entrata dell’attuale porto di Molfetta, denominata “zona rossa” avente superficie di 117.500 mq circa, fu riscontrata una notevole concentrazione subacquea di ordigni bellici di vario genere scaricati in mare nel dopoguerra. Pertanto il cronoprogramma era completamente saltato. Quindi le responsabilità dell’allora sindaco Tommaso Minervini, del R.U.P. Balducci e di tanti che sapevano, sono quelle di non aver fatto nulla fino al marzo 2006 (a fine mandato) per bloccare o interrompere l’iter per la costruzione del nuovo porto che, nel frattempo, andava avanti spedito.

E cosa avvenne, invece, con l’elezione a sindaco di Antonio Azzollini?

Anche lui fece finta di non sapere nulla della presenza degli ordigni. Ed oggi, come dicevo, siamo tornati indietro di 14 anni con un nuovo progetto per il completamento del nuovo porto e una bonifica da completare, perché tutte le certificazioni di bonifica sono scadute e bisogna ricominciare da zero. Oltre la gravità di tutta questa storia, con sperpero di denaro pubblico e un disastro ambientale annunciato, la criticità sta nel fatto che il Comune di Molfetta si è costituito parte civile nel processo in corso ma l’avvocato Marciano, nominato per rappresentarlo non si è più presentato nel dibattimento e non ha mai partecipato al controesame dei primi testi del Pubblico Ministero.

Ci sarebbe un motivo?

Evidentemente il sindaco Minervini non ha interesse a perseguire i responsabili di questo disastro, tant’è che si è creato un corto circuito in questa vicenda. Mentre il vecchio R.U.P. del progetto del porto l’Ing. Vincenzo Balducci, che è uno degli imputati nel processo, il sindaco Minervini lo nomina dirigente del Comune di Molfetta. A voi le conclusioni.

La Polizia Municipale ha un nuovo Comandante: Giovanni Di Capua. Che impressione ti ha fatto?
La nomina del nuovo comandante della Polizia Municipale doveva rappresentare la novità di questa amministrazione e la svolta di un settore che da anni ha perso la propria credibilità. La nomina del Ten. Col. Giovanni Di Capua, dal suo insediamento ad oggi, non ha prodotto alcun cambiamento in città, nonostante abbia in carico dieci nuovi agenti di Polizia Municipale. Un incarico a tempo parziale (solo tre giorni a settimana) per la durata di un anno, decorrente dal 01/02/2018 e sino al 31/01/2019, che costerà alla comunità la somma di € 55.000,00 l’anno. Questo ha comportato il demansionamento dell’ex facente funzione di comandante dott. Mauro Giuseppe Gadaleta facendolo rimanere in ufficio, e il suo stipendio forse era la metà di quello di Di Capua. Si potrebbe anche accettare tutto questo se la città avesse cambiato immagine, con più decoro, meno abusivismo commerciale, pulizia e rispetto dei beni comuni. Invece nulla di tutto questo, almeno in questi quattro mesi. Allora a che serve avere un comandante esterno se l’immagine e la presenza della Polizia Municipale in città non cambia?

Forse perché non basta soltanto una nuova una guida…

Evidentemente certe situazioni di inciviltà incancrenite avrebbero bisogno di una guida politica più autorevole, con precisi indirizzi di cambiamento. Spesso ho toccato con mano l’inaffidabilità di parecchi agenti di Polizia Municipale che non fanno bene il loro mestiere. Non abbiamo bisogno di tanti marescialli dietro le scrivanie, ma di autorevoli Agenti di Polizia Municipale che facciano con dignità il loro lavoro per strada.

Ci sono aspetti positivi di questa maggioranza? E quali?

Gli aspetti positivi mi sfuggono… però potrei suggerire qualche idea per far diventare positiva l’azione amministrativa del sindaco Minervini.

Ossia?

Dovrebbe solo fermare qualche imprenditore del mattone che ha le tasche piene di soldi di cui non si conosce la provenienza, liberare le spiagge dalle occupazioni abusive, liberare le campagne e la città dall’abbandono selvaggio dei rifiuti, liberare le strade e i marciapiedi da chi occupa abusivamente il suolo pubblico. Abbattere il torrino abusivo accanto alle cupole del Duomo, liberare la Muraglia dalle occupazioni abusive, bonificare dagli ordigni bellici Torre Gavetone e ripulire la città restituendole maggiore decoro. Eliminare i contributi alle parrocchie, confraternite e comitati patronali, promuovere la cultura dal basso valorizzando le centinaia di potenzialità artistiche che la città ha sempre avuto. Arricchire il sito web comunale con pagine tematiche di buone pratiche di cittadinanza attiva, pubblcare il nuovo progetto del porto e tutti i documenti che la precedente amministrazione ha dimenticato di pubblicare.

Allora è più di qualche idea, sembra un programma elettorale…

Qualcosa da cambiare sicuramente. Almeno per i prossimi due anni, poi suggerirò il resto.

Tema legalità: Molfetta vista da Matteo d’Ingeo.

Non credo che la legalità, come valore, sia solo una prerogativa del sottoscritto e della città di Molfetta. Viviamo in un mondo dove sono saltate le regole e dobbiamo ricostruire la civile con- vivenza. Con i miei alunni per far passare i temi della legalità utilizzo le argomentazioni del “fair play” sportivo basato su tre principi o delle tre “R”: il rispetto di se stessi, degli altri e delle regole. Senza di questi tre principi non potrebbe esistere alcun gioco sportivo. Se trasferissimo questo sistema al nostro vivere quotidiano nelle città, il gioco è fatto. Il rispetto di se stessi si esprime nell’impegno e nella cura del proprio lavoro e nell’autodisciplina; il rispetto degli altri si manifesta nel controllo delle nostre azioni in modo da non mettere a rischio la sicurezza e il benessere degli altri; il rispetto delle regole si realizza quando ogni cittadino comprende che la regola è necessaria. Se questo impianto educativo salta e una comunità comincia ad essere tollerante verso i piccoli abusi, le piccole illegalità e le piccole arroganze, finirà successivamente per accettare comportamenti ben più gravi e allarmanti.

Quindi suggerisci la “tolleranza zero”?

La “tolleranza zero” non deve suonare come una sorta di soluzione autoritaria e repressiva, ma deve intendersi come strumento preventivo a qualsiasi forma di prevaricazione e di illegalità diffusa. L’Amministrazione Comunale deve assumersi la responsabilità della gestione della città e il Sindaco deve intervenire anche utilizzando la “tolleranza zero” per prevenire e contrastare le situazioni urbane di degrado che favoriscono l’insorgere di fenomeni criminosi.

Per esempio?

Nelle situazioni in cui si verificano comportamenti quali il danneggiamento del patrimonio pubblico e privato, o che ne impediscono la fruibilità e determinano lo scadimento della qualità urbana; nelle situazioni che costituiscono intralcio alla pubblica viabilità o che alterano il decoro urbano, in particolare quelle di illecita occupazione di suolo pubblico. 

Forse questa sarebbe la città “legale” ideale, e per realizzarla ci vorrebbero uomini coraggiosi e politici intransigenti. Ma dubito che la nostra classe dirigente attuale rientri in questi parametri.

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