"Il fondo del'Adriatico sia definitivamente liberato dagli ordigni e ritorni ad essere un 'mare di pace'"

 

COORDINAMENTO NAZIONALE BONIFICA ARMI CHIMICHE

Legambiente, insieme al Coordinamento Nazionale Bonifica Armi Chimiche, scrive al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano:

"Il fondo del'Adriatico sia definitivamente liberato dagli ordigni e ritorni ad essere un 'mare di pace'"

Goletta Verde, la campagna estiva itinerante di Legambiente, con il suo arrivo odierno a Molfetta scriverà formalmente al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affinché vengano presi immediati provvedimenti per risolvere la spinosissima e pericolosa vicenda degli ordigni bellici disseminati sui fondali dell'area portuale e in genere a pochissima distanza dalla riva delle coste pugliesi. La campagna ambientalista porta avanti con impegno e dedizione, la propria opera di monitoraggio ed informazione rivolta a tutti quegli argomenti che rappresentano un pericolo per l'integrità degli ecosistemi marini, ed è proprio per questa ragione che l'edizione 2011 di Goletta Verde promuove tra le altre cose anche le attività del Coordinamento nazionale bonifica armi chimiche.

"La presenza di numerosi ordigni sui fondali del Basso Adriatico ha già provocato centinaia di incidenti di rilevante entità a danno dei pescatori. Inoltre, diversi studi condotti dall'ISPRA hanno anche dimostrato la negativa incidenza che le bombe hanno sull'ecosistema marino – dichiara Antonello Mastantuoni, presidente di Legambiente Molfetta -. Gli ordigni finora rinvenuti accidentalmente risalgono alla seconda guerra mondiale e tuttavia è accertato che anche durante i più recenti conflitti nell'area balcanica, nelle acque antistanti le coste pugliesi siano state localizzate"aree di sgancio" utilizzate per il rilascio di bombe inesplose. A tal riguardo, proprio 10 anni fa, Legambiente scrisse all'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi per sollecitare un intervento che ripristinasse la sicurezza per i pescatori e per l'ecosistema marino. Ad oggi, le nostre richieste sono rimaste inascoltate, pertanto, ribadiamo la nostra richiesta affinché il Presidente Napolitano si faccia garante di un piano d'azione rapido ed efficiente che risolva finalmente questa annosa questione."

Il Coordinamento Nazionale Bonifica Armi Chimiche, a cui aderisce anche Legambiente, è nato su iniziativa di associazioni e comitati operanti nelle zone più colpite in Italia come il Lago di Vico, Molfetta, Colleferro, Ischia, Pesaro e Cattolica. Dopo il dibattito organizzato da Goletta Verde a Ischia, Legambiente ha organizzato una nuova iniziativa pubblica a Molfetta con gli interventi di Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, Massimiliano Piscitelli di Legambiente Molfetta, Paolo De Gennaro di Legambiente Trani e Matteo d'Ingeo del Coordinamento nazionale bonifica armi chimiche.

"Il Coordinamento ha già chiesto ai Ministeri interessati, anche attraverso diverse interrogazioni parlamentari, una dettagliata relazione in Parlamento sui lavori di bonifica e l'istituzione urgente di una commissione parlamentare al fine di predisporre, realizzare o completare le bonifiche di tutti i siti inquinati – afferma Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente e portavoce di Goletta Verde -. Per dare seguito alle richieste dei vari comitati e delle associazioni è stata chiesta anche un'approfondita campagna di individuazione di ulteriori aree di smaltimento non ancora precisamente localizzate, ma di cui si ha notizia certa negli archivi militari, e, infine, un monitoraggio sanitario e ambientale sui cittadini e sui luoghi interessati. Con Goletta Verde chiediamo pertanto che siano accertate le cause che hanno escluso le coste pugliesi dalle operazioni di bonifica pure completate a nord del promontorio del Gargano, che sia predisposto un piano d'azione rapido e efficiente perché la bonifica si estenda alle acque antistanti il litorale pugliese, che siano elaborate regole comuni e più rigide e che sia applicato il principio di "chi inquina paga" affinché le autorità militari si facciano carico dei danni sociali ed ambientali."

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