" …È da molto tempo che, in diverse occasioni, abbiamo sollevato e discusso il problema della credibilità e del prestigio della rappresentanza politica e amministrativa nelle zone maggiormente colpite da una presenza massiccia, in varie forme, di delinquenza organizzata. Crediamo che tale problema interessi oramai non solo una parte del Paese ma, sia pure in modi diversi, e con un diverso livello dì gravità, quasi tutte le regioni italiane: esso è parte integrante della più generale questione della crisi del nostro sistema politico e delle istituzioni democratiche, una crisi che è riconosciuta come tale da tutte le forze politiche anche se le risposte e i rimedi che si indicano e suggeriscono sono ancora assai diversi e in alcuni casi divaricati.
Nel Mezzogiorno, la situazione appare senza dubbio più grave e preoccupante, anche perché c’è qui una tradizione del modo di fare politica e amministrazione che è assai antica, che è stata denunciata più volte da illustri studiosi "meridionalisti" e che si basa sul clientelismo, sul trasformismo, sulla ricerca spregiudicata e con tutti i mezzi del consenso elettorale. È nelle regioni meridionali molto più che altrove che i diritti dei cittadini, sanciti dalle leggi e dalla Costituzione, sono diventati oggetto di favori, di concessioni, di raccomandazioni, di promesse e a volte di ricatti da parte dei potenti
La proposta che formuliamo è quella di un codice di autoregolamentazione dei partiti in materia dì designazione dei candidati, attraverso il quale i partiti si impegnerebbero ad escludere, dalle liste dei candidati per il Senato della Repubblica, per la Camera dei deputati, per i consigli regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali:
coloro nei cui confronti, alla data di pubblicazione della convocazione dei comizi elettorali, sia stato emesso decreto che dispone il giudizio,
o che siano presentati o citati a comparire in udienza per il giudizio,
o che si trovino in stato di latitanza o di esecuzione di pene detentive o sottoposti a misure cautelari personali,
o che siano stati condannati con sentenza di primo o secondo grado o definitiva in ordine a una serie, ben specificata e delimitata, di delitti.
Non si tratta certo di un fatto risolutivo per tagliare i nodi molteplici che oggi intercorrono fra mafia, politica e amministrazione. Ma non abbiamo dubbio che l’adozione di un codice di autoregolamentazione fra i partiti per le candidature potrebbe costituire un deterrente contro l’aggravarsi degli attuali fenomeni di degenerazione e di crisi e potrebbe essere adoperato, dalle forze sane di tutti i partiti, per ridare valore generale e alti contenuti etici alla politica…""
Queste parole purtroppo non costituiscono uno dei dodici punti programmatici con cui Prodi vuole rilanciare il governo di centro sinistra, ma sono uno stralcio della relazione con cui l’On Gerardo Chiaromonte, nel lontano 20 marzo 1991, come Presidente della Commissione Antimafia, presentava alle camere il progetto per un codice di autoregolamentazione nei partiti in materia di designazione dei candidati alle elezioni politiche e amministrative, mai reso esecutivo.
Da allora non è cambiato nulla ed oggi il "codice Chiaromonte" dovrebbe essere il primo punto nell’agenda politica del governo . Ma allora come oggi sembra non interessare più a nessuno l’etica politica.
E a Molfetta? sembra che l’unico modo di fare politica sia rimasto il voto di scambio, i ricatti e l’illegalità diffusa.
Se esiste ancora una parte sana in questa città, che vuole ribellarsi al degrado morale, noi vogliamo incontrarla Sabato 3 marzo alle 18.30 presso la fabbrica di S.Domenico, interverranno Alfonso Balducci e Matteo d’Ingeo.
Molfetta 28.02.2007
BARI SERA
Quotidiano della sera
del 03-03-2007
La proposta del leader del Liberatorio politico per scuotere partiti e opinione pubblica
D’Ingeo: “Un codice etico per le scelte politiche”
MOLFETTA – Torna a farsi sentire Matteo D’Ingeo. Urticante come sempre, il leader di Liberatorio Politico riprende la sua battaglia personale e politica contro gli “abusivismi” e per l’etica politica. Una battaglia iniziata già nei mesi scorsi con alcuni incontri pubblici sul tema dell’occupazione del suolo pubblico da parte dei commercianti ambulanti e che questa sera, alle 18.30, verrà ripresa in una conferenza pubblica presso la sala “Finocchiaro” della Fabbrica di San Domenico. Ma come è nel suo costume D’Ingeo non si sottrarrà dal fare considerazioni contro la classe politica in generale, di destra e di sinistra, e sul “problema della credibilità e del prestigio della rappresentanza politica e amministrativa nelle zone maggiormente colpite da una presenza massiccia, in varie forme, di delinquenza organizzata”, come dice lui stesso che questa sera sarà accompagnato da Alfonso Balducci.
Allacciandosi ai recenti fatti di cronaca che hanno visto coinvolti personaggi della politica locale, D’Ingeo non mancherà di affrontare un altro caso a lui molto caro, come “l’assai antica tradizione di fare politica e amministrazione basandosi sul clientelismo, sul trasformismo, sulla ricerca spregiudicata e con tutti i mezzi del consenso elettorale”. “Nelle regioni meridionali molto più che altrove”, sostiene l’ex candidato sindaco, “i diritti dei cittadini sono diventati oggetto di favori, di concessioni, di raccomandazioni, di promesse e a volte di ricatti da parte dei potenti”.
Ed ecco la soluzione che verrà illustrata questa sera: “La proposta che formuliamo è quella di un codice di autoregolamentazione dei partiti in materia di designazione dei candidati. I partiti, cioè, si impegnerebbero ad escludere dalle liste dei candidati per il Senato, per la Camera, per i consigli regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali tutti coloro che dalla data di pubblicazione della convocazione dei comizi elettorali si siano presentati o siano stati citati a comparire in udienza per il giudizio o che si trovino in stato di latitanza o di esecuzione di pene detentive o sottoposti a misure cautelari personali o, ancora, che siano stati condannati con sentenza di primo o secondo grado o definitiva in ordine a una serie, ben specificata e delimitata, di delitti”. “Come mai oggi”, è la domanda che D’Ingeo porrà questa sera al suo pubblico, “sembra non interessare più a nessuno l’etica politica?”.